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Allegra Cosso



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Inge Morath



 
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15/2/2001

Inge Morath

Fnac, Milano

Retrospettiva. Guardare, essere guardati. Attraverso le sue fotografie Inge sa entrare in sintonia con i suoi interlocutori ovunque si trovino nella scala sociale, ovunque abitino sul pianeta Terra. Inge dalla stupefacente capacità di parlare tutte le lingue rendendo lo scambio ancora più semplice. Ma Inge non trascura l'ambientazione, nella misura in cui questa valorizzi o renda esplicito o completi quello che lei desidera rivelare della psicologia di un personaggio. Inge Morath è membro dell'agenzia Magnum Photos.


comunicato stampa

Retrospettiva. Guardare, essere guardati.

E' chiaro che per me sarebbe stato molto più facile parlare di Inge Morath grande reporter, piuttosto che evocare il suo talento di ritrattista.

Ma qui devo parlare dei ritratti di Inge, di un altro modo di affrontare la realtà, di un altro incontro, dove colui che guarda e colui che è guardato si affrontano, e della volontà perfettamente dichiarata di "significare" un individuo, al di là delle convenzioni del genere, al di là delle reticenze o della buona volontà della persona scelta.

Se il faccia a faccia è il modo più comune di fare un ritratto, non è tuttavia l'unico. Indubbiamente i lavori più riusciti di Inge sono dovuti alla sobrietà della posa, alla scelta dell'inquadratura e della luce, ma ancor di più alla connivenza, all'accettazione da parte del fotografato dello sguardo dell'intruso posato su di lui.
L'assenza di inquietudine si legge nello sguardo dei suoi pazienti mai impazienti ma attenti al balletto che conduce questa creatura dalla curiosità immensa.

Mrs Nash non sarebbe mai stata così perfetta e così naturale nel suo ruolo di gran dama dell'alta società, se non fosse stata sedotta dal fascino di Inge. Inge che sa entrare in sintonia con i suoi interlocutori ovunque si trovino nella scala sociale, ovunque abitino sul pianeta Terra. Inge dalla stupefacente capacità di parlare tutte le lingue rendendo lo scambio ancora più semplice.

Ma Inge non trascura l'ambientazione, nella misura in cui questa valorizzi o renda esplicito o completi quello che lei desidera rivelare della psicologia di un personaggio. Così come sa giocare coi contrasti quando rivela che il piccolo signore borghesemente imbacuccato che cammina in una via di New York è l'autore delirante di Petrouchka. E come sa giocare con l'insolito e approfittare di ciò che il caso le offre, un orecchio scolpito da Louise Bourgeois, un mazzo di tulipani e una tendina di pizzo per Ylia Ehrenbourg, o la curva nera di un piano per Horowitz.

Succede anche che colui che è guardato si "significhi" lui stesso. Raramente. Ma Inge sfrutta magnificamente un'eccezione firmata Steinberg.

Si dice e si scrive che un fotografo ritrattista non fa altro che il proprio ritratto.

Sfogliando le immagini che fanno parte di questo album, direi piuttosto che si vede colui che guarda attraverso coloro che sono guardati, e che si può, senza conoscerla, dire l'essenziale su Inge come lei stessa ha tentato di fare con i suoi soggetti nel corso di tutti questi anni. La dignità, l'attenzione rivolta verso il mondo e verso gli uomini e le donne, la sensibilità verso ciò che nasconde la parola creazione (in questo libro sono quasi tutti artisti), la delicatezza nel suo modo d'integrare un luogo fino a divenirne parte costituente, fino a che lo scontro tra colui che è guardato e colui che guarda si trasforma in uno scambio.

In effetti, si può dire che quello che continua a mostrare è se stessa : un personaggio eccezionale.

Robert Delpire
Brano tratto dal libro " Inge Morath, Portraits " edito da Fotohof Müller Verlag.


Inge Morath è membro dell'agenzia Magnum Photos.
Nata a Graz nel 1923, austriaca naturalizzata americana, Inge Morath ha fatto i suoi studi in Germania e in Francia laureandosi in lingue romanze all'Università di Berlino nel 1944.
Dapprima traduttrice per la "United States Information Service" in Austria dal 1946 al 1949, poi scrittrice, diventa l'assistente di Henri Cartier-Bresson dopo esser entrata a far parte dell'agenzia Magnum nel 1953, invitata da Robert Capa. Ne diviene membro nel 1954. I suoi lunghi viaggi e l'interesse manifesto nei confronti dell'arte trovano espressione nei saggi fotografici pubblicati da numerose riviste, quali Life, Paris Match, Holiday Magazine, Saturday Evening Post, Vogue, Picture Post, Illustrated Magazine, ecc., e da un numero considerevole di libri. Un viaggio in Medio Oriente intrapreso per l'" Holiday Magazine " dà vita al libro " From Persia to Iran ". Le sue numerose pubblicazioni in Spagna portano all'edizione del libro " Fiesta in Pamplona ". Con le sue foto illustra anche altri libri come" Venice observed " con Mary Mac Carthy, " Bring for the children " con Yul Brynner e " Le masque " con Saul Steinberg.
Realizza i ritratti dei più grandi nomi della scena artistica e politica contemporanea e pubblica numerosi reportage sulle riprese cinematografiche. Sposata con Arthur Miller, ne documenta le regie, tra cui la celebre "Morte di un commesso viaggiatore " ( Death of a salesman ) a Beijing.
Nel 1962, si trasferisce a New York e nel Connecticut. Nel 1965, compie il primo viaggio in U.R.S.S. Naturalizzata americana nel 1966, soggiorna per la prima volta in Cina nel 1978, paese in cui ritorna regolarmente. Nel 1984 riceve la Laurea Honoris Causa in Belle Arti all'Università del Connecticut e nel 1992 le viene consegnato il Gran Premio d'Austria per la Fotografia nel 1992.

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