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Francesco Somaini
dal 15/12/2005 al 15/1/2006

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Francesco Somaini



 
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15/12/2005

Francesco Somaini

Senzatitolo associazione culturale, Roma

In mostra 'Assoluto (L'assoluto e' una corrente)' un'opera in conglomerato ferrico del 1957. "... questa specie di grossa membrana, ha significato analogo a certe facciate che vivono perche' sottintendono, se proprio non dichiarano, un altro movimento che vi sta dietro, che parte da una base, si lancia verso l'alto, indica spazi complessi, ed e' di un rigore misuratissimo, cosi' da non tremare mai" Umbro Apollonio


comunicato stampa

Assoluto

Senzatitolo ricorda lo scultore Francesco Somaini recentemente scomparso, esponendo Assoluto (L´assoluto e' una corrente) un´opera in conglomerato ferrico del 1957.

Nel 1960 Umbro Apollonio descriveva cosi' questa opera in una monografia dedicata all´artista comasco: ''l´assoluto e' una corrente, questa specie di grossa membrana, ha significato analogo a certe facciate che vivono perche' sottintendono, se proprio non dichiarano, un altro movimento che vi sta dietro, che parte da una base, si lancia verso l´alto, indica spazi complessi, ed e' di un rigore misuratissimo, cosi' da non tremare mai''.
Nell´analisi stilistica era gia' quindi presente una prospettiva ulteriore rispetto all´immediato referente vegetale, un germoglio d´ulivo, da cui era scaturito lo studio per la scultura. E' un segno che, pur nella apparente discontinuita', leghera' in maniera decisa la prima produzione di Somaini, i Crani di cavallo della fine degli anni Quaranta, alla ispirazione di matrice cubista e informale del successivo decennio e che passando per i progetti di antropomorfizzazione del paesaggio urbano arrivera' fino a quello che e' stato definito ''il rutilante dinamismo persino eccessivo del suo barocchismo conclusivo'' (E. Crispolti, 1973).

Aldila' di questa pur necessaria constatazione cio' che attira e' la presenza di un senso irrisolto che chiede di essere avvertito ma si sottrae dietro l´apparato di una composizione rigorosa e solenne. Il meccanismo elusivo si fa tangibile nell´immaginare scorci di forme vegetali che slittano progressivamente verso curve animali, in una metamorfosi presto negata dalla asprezza e dalla porosita' del materiale ibrido - una mescolanza di cemento e limatura di ferro - non gia' trovata ma ''brevettata'', desiderata e lavorata dall´artista.
In tale contaminazione di senso, il richiamo all´intelligenza stilistica, alla coerenza teorica o al rigore formale non soddisfano colui che guarda e lasciano l´autore in silenzio, come se, afferrato un pensiero, venissero meno le parole per esprimerlo e condividerlo.

Sembrerebbe a questo punto evidente che il potere fascinatorio di un lavoro, al di la' delle dispute e dei preconcetti, e' tanto piu' forte quanto piu' e' chiara la capacita' di presentare un senso profondo che sfugga alla comprensione e anzi ci spinga, come in un cul de sac, nella situazione descritta da Wittgenstein nelle sue Ricerche filosofiche.

Immagina un quadro raffigurante un paesaggio immaginario, e in esso una casa e immagina che qualcuno chieda: ''A chi appartiene quella casa?'' La risposta potrebbe essere, d´altronde: ''Al contadino che e' seduto li' davanti''. Ma allora egli non puo', per esempio entrare nella sua casa.

Massimo Arioli

Francesco Somaini e' nato a Lomazzo (Como) nel 1926. Laureatosi in giurisprudenza ha seguito i corsi di Giacomo Manzu' all´Accademia di Brera. Ha raggiunto una propria autonomia di linguaggio verso la meta' degli anni Cinquanta con opere realizzate in conglomerato ferrico che preludono alla grande stagione informale. E' del 1956 la sua partecipazione alla XXVIII Biennale di Venezia e due anni dopo alla V Biennale di San Paolo del Brasile dove gli viene assegnato il primo premio internazionale per la scultura. Conclusasi la stagione dell´informale, Somaini ha accentuato la riflessione sul ruolo della scultura quale mezzo di riqualificazione del tessuto architettonico urbano e alla meta' degli anni Settanta ha iniziato lo sviluppo di matrici circolari che mediante rotolamento lasciavano sul suolo tracce/bassorilievi quali disvelamento delle immagini in negativo contenute nelle matrici stesse. Le opere scaturite da questa ricerca vengono presentate alla Biennale di Venezia del 1978 (Prima traccia e la scultura matrice: Antropoammonite) e nell´antologica al Wilhelm Lehmbruck Museum di Duisburg l´anno successivo. Negli anni Ottanta e Novanta, la dialettica positivo/negativo insita nella dinamica delle matrici/tracce lo portera' all´esecuzione di opere di grandi dimensioni come la Porta d´Europa a Como, 1995. Negli ultimi anni e fino alla morte nel novembre scorso, Somaini ha privilegiato il disegno e l´attivita' pittorica.

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