Andrea Morra
Piacenza
via Sopramuro, 48
0523 388175

Georges Lilanga
dal 17/12/2005 al 29/1/2006

Segnalato da

Andrea Morra




 
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17/12/2005

Georges Lilanga

Andrea Morra, Piacenza

Astrazione, fumetto, animismo, vita quotidiana, lotta per la sopravvivenza, simbolismo atavico convivono e si intrecciano indissolubilmente nelle sue opere. La mostra propone numerosi lavori di pittura e scultura e sara' presentata dal critico d’arte Mario Bertoni che traccera' un breve excursus storico-biografico sulla vita dell'artista sottolineando le caratteristiche essenziali e i linguaggi che si manifestano nelle sue opere.


comunicato stampa

La galleria d’arte Andrea Morra e' lieta di invitarVi, domenica 18 dicembre 2005 alle ore 17.30, alla inaugurazione della mostra d’arte contemporanea dedicata al celebre artista Africano Georges Lilanga (Tanzania 1934). La mostra, che si compone di numerose opere di pittura e scultura presentate in anteprima al pubblico internazionale, sara' presentata dal critico d’arte contemporanea Mario Bertoni, il quale traccera' un breve excursus storico-biografico sulla vita dell’artista sottolineando le caratteristiche essenziali e i linguaggi che si manifestano nelle opere del maestro. L’evento artistico, corredato da un catalogo cartaceo con testi critici e foto, sara' l’occasione per presentare al pubblico la nuova sede espositiva situata in Via Sopramuro 48 nel centro storico di Piacenza.

TESTO CRITICO: “Quanto c’e' di contemporaneo e quanto di tribale nella nuova arte del continente africano?". La domanda di Marcella Audino in rapporto all’opera di Georges Lilanga non puo' essere piu' pertinente e impertinente ad un tempo, soprattutto perche' non puo' darsi arte contemporanea e, piu' in generale, non puo' darsi contemporaneita', almeno dal modernismo in poi, senza una forte dose di componente “tribale". Cio' risulta di una evidenza impressionante se si analizzano le vicende artistiche dell’ultimo secolo, segnate e squassate da un costante, indissolubile intreccio di fughe in avanti e tendenze regressive, di sfide tecnologiche e scientifiche e tuffi nell’incubo e nelle ancestralita' piu' profonde e aberranti. Non e' un caso che dalle avanguardie storiche in poi molte esperienze relative alle arti visive propongano simili intrecci, commistioni, scambi. L’arte di Georges Lilanga non fa eccezione. Cosa significa “contemporaneo" e che cosa “tribale" nel suo lavoro? Se per contemporaneo s’intende non qualcosa di attinente all’attualita', ma la compresenza di molti aspetti appartenenti a tempi e a epoche differenti che si danno simultaneamente, non si tardera' a notare che in questo caso astrazione, fumetto, animismo, vita quotidiana, lotta per la sopravvivenza, simbolismo atavico convivono e si intrecciano indissolubilmente. Procediamo con ordine. Il processo di formalizzazione linguistica presente nelle sue opere (tanto in pittura che in scultura) contiene un tasso elevato di astrazione e stilizzazione. Il colore steso per campiture uniformi, le forme restituite nei loro tratti essenziali, le scene prive di prospettiva sono la cifra di un intervento “visivo" che nel suo stesso proporsi crea una rete di relazioni estremamente vasta con l’universo visivo conosciuto (passato e presente). Quante le visioni “cosmiche" brulicanti di figure che compongono una trama fittissima di forme, ancora oggi, a distanza di secoli, ritenute affascinanti, ancora oggi, come e forse piu' di ieri, capaci di stupire lo spettatore indipendentemente dal grado di conoscenza che questi ha delle storie e dei miti narrati, delle credenze e delle tradizioni che hanno prodotto quelle opere?! Gli esempi non mancano, e sono tratti dalle culture piu' disparate: indiana, indocinese, romana, romanica, gotica, barocca... Ebbene, il fascino che promana da tali opere deriva dalla fantastica variazione sul tema (come una sinfonia) la quale strutturalmente “piega" forme e contenuti per una saturazione visiva, mentale e psichica che travalica anche l’immaginazione. Lilanga appartiene alla stirpe di questi artisti, spesso anonimi, che hanno eretto epopee e cosmologie. Il fatto che egli, nell’era della globalizzazione, riesca a suscitare simili rimandi e a colpire un vastissimo pubblico con le sue invenzioni e' indice di una capacita' straordinaria di tradurre il mondo, il suo mondo, in figura archetipa dell’immaginario. Forme sinuose, elastiche, insinuanti tra gli spazi: e' un moto perpetuo che vuole valere non per le sensazioni che stimola, ma per quello che “accade" sulla scena pittorica o scultorea.
E’ una danza infinita, la danza di un mondo che ballando, saltando, dimenandosi, contorcendosi, traduce tutto, ma proprio tutto in movimento ritmico: il rito, la quotidianita', la tragedia, l’allegria, la fame, la lotta per la sopravvivenza, le tradizioni e i simboli atavici. Se i colori sono perennemente squillanti non e' perche' esprimano felicita', bensi' perche' colgono la pienezza dell’essere in tutte le sue manifestazioni. Tribale l’arte di Lilanga? Non di piu' ne' di meno di “The Lord of the Rings" o delle opere di Matthew Barney.
Mario Bretoni

Andrea Morra
Via Sopramuro, 48 Piacenza

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