Astrazione, fumetto, animismo, vita quotidiana, lotta per la sopravvivenza, simbolismo atavico convivono e si intrecciano indissolubilmente nelle sue opere. La mostra propone numerosi lavori di pittura e scultura e sara' presentata dal critico d’arte Mario Bertoni che traccera' un breve excursus storico-biografico sulla vita dell'artista sottolineando le caratteristiche essenziali e i linguaggi che si manifestano nelle sue opere.
La galleria d’arte Andrea Morra e' lieta di invitarVi, domenica 18 dicembre 2005 alle
ore 17.30, alla inaugurazione della mostra d’arte contemporanea dedicata al celebre
artista Africano Georges Lilanga (Tanzania 1934). La mostra, che si compone di
numerose opere di pittura e scultura presentate in anteprima al pubblico
internazionale, sara' presentata dal critico d’arte contemporanea Mario Bertoni, il
quale traccera' un breve excursus storico-biografico sulla vita dell’artista
sottolineando le caratteristiche essenziali e i linguaggi che si manifestano nelle
opere del maestro. L’evento artistico, corredato da un catalogo cartaceo con testi
critici e foto, sara' l’occasione per presentare al pubblico la nuova sede espositiva
situata in Via Sopramuro 48 nel centro storico di Piacenza.
TESTO CRITICO: “Quanto c’e' di contemporaneo e quanto di tribale nella nuova arte del
continente africano?". La domanda di Marcella Audino in rapporto all’opera di
Georges Lilanga non puo' essere piu' pertinente e impertinente ad un tempo,
soprattutto perche' non puo' darsi arte contemporanea e, piu' in generale, non puo'
darsi contemporaneita', almeno dal modernismo in poi, senza una forte dose di
componente “tribale". Cio' risulta di una evidenza impressionante se si analizzano le
vicende artistiche dell’ultimo secolo, segnate e squassate da un costante,
indissolubile intreccio di fughe in avanti e tendenze regressive, di sfide
tecnologiche e scientifiche e tuffi nell’incubo e nelle ancestralita' piu' profonde e
aberranti. Non e' un caso che dalle avanguardie storiche in poi molte esperienze
relative alle arti visive propongano simili intrecci, commistioni, scambi. L’arte di
Georges Lilanga non fa eccezione. Cosa significa “contemporaneo" e che cosa
“tribale" nel suo lavoro? Se per contemporaneo s’intende non qualcosa di attinente
all’attualita', ma la compresenza di molti aspetti appartenenti a tempi e a epoche
differenti che si danno simultaneamente, non si tardera' a notare che in questo caso
astrazione, fumetto, animismo, vita quotidiana, lotta per la sopravvivenza,
simbolismo atavico convivono e si intrecciano indissolubilmente. Procediamo con
ordine. Il processo di formalizzazione linguistica presente nelle sue opere (tanto
in pittura che in scultura) contiene un tasso elevato di astrazione e stilizzazione.
Il colore steso per campiture uniformi, le forme restituite nei loro tratti
essenziali, le scene prive di prospettiva sono la cifra di un intervento “visivo"
che nel suo stesso proporsi crea una rete di relazioni estremamente vasta con
l’universo visivo conosciuto (passato e presente). Quante le visioni “cosmiche"
brulicanti di figure che compongono una trama fittissima di forme, ancora oggi, a
distanza di secoli, ritenute affascinanti, ancora oggi, come e forse piu' di ieri,
capaci di stupire lo spettatore indipendentemente dal grado di conoscenza che questi
ha delle storie e dei miti narrati, delle credenze e delle tradizioni che hanno
prodotto quelle opere?! Gli esempi non mancano, e sono tratti dalle culture piu'
disparate: indiana, indocinese, romana, romanica, gotica, barocca... Ebbene, il
fascino che promana da tali opere deriva dalla fantastica variazione sul tema (come
una sinfonia) la quale strutturalmente “piega" forme e contenuti per una saturazione
visiva, mentale e psichica che travalica anche l’immaginazione. Lilanga appartiene
alla stirpe di questi artisti, spesso anonimi, che hanno eretto epopee e cosmologie.
Il fatto che egli, nell’era della globalizzazione, riesca a suscitare simili rimandi
e a colpire un vastissimo pubblico con le sue invenzioni e' indice di una capacita'
straordinaria di tradurre il mondo, il suo mondo, in figura archetipa
dell’immaginario. Forme sinuose, elastiche, insinuanti tra gli spazi: e' un moto
perpetuo che vuole valere non per le sensazioni che stimola, ma per quello che
“accade" sulla scena pittorica o scultorea.
E’ una danza infinita, la danza di un mondo che ballando, saltando, dimenandosi,
contorcendosi, traduce tutto, ma proprio tutto in movimento ritmico: il rito, la
quotidianita', la tragedia, l’allegria, la fame, la lotta per la sopravvivenza, le tradizioni e i
simboli atavici. Se i colori sono perennemente squillanti non e' perche' esprimano
felicita', bensi' perche' colgono la pienezza dell’essere in tutte le sue manifestazioni. Tribale l’arte di Lilanga?
Non di piu' ne' di meno di “The Lord of the Rings" o delle opere di Matthew Barney.
Mario Bretoni
Andrea Morra
Via Sopramuro, 48 Piacenza