Perugi artecontemporanea
Padova
via Giordano Bruno, 24/B
049 8809507 FAX 049 8809507
WEB
Sculpture
dal 9/2/2001 al 10/3/2001
049 663996 FAX 049 663996

Segnalato da

Guido Bartorelli




 
calendario eventi  :: 




9/2/2001

Sculpture

Perugi artecontemporanea, Padova

Mostra a cura di Guido Bartorelli con opere di Norbert Bayer, Stefano Calligaro, Chris Gilmour, Mark Monaghan, Alex Pinna, Sissi.


comunicato stampa

Perché una mostra sulla scultura?
La prima ragione è presto detta: sculture o, meglio, "sculture" con le virgolette - si tratta, come dirò, di un'arte plastica molto lontana da quella tradizionale - sono parecchi tra i lavori più freschi e sorprendenti prodotti negli ultimi mesi. Quasi un anno fa, sempre per la galleria Perugi, presentavo Hackers, un'esposizione di soli disegni, ove rilevavo una prima tentazione verso la manualità, scovata in artisti apparentemente insospettabili1. Oggi, quei segni di una mano quasi incerta se uscire davvero allo scoperto, hanno lasciato il posto a realizzazioni di tutt'altra evidenza e sicurezza, capaci di una salda presa spaziale.
Ma registrare che qualcosa c'è e che la sua presenza costituisce una novità, non basta a sostenerne il valore. Come giudicare queste opere dal punto di vista critico? La risposta è la seconda ragione di Sculpture. E, questa volta, non me la posso cavare in due righe.

Una premessa: il concettuale
Fin dalla sua manifestazione negli anni Sessanta, la conceptual art non ha mai smesso di influire sulle vicende creative. Come un polo magnetico, a volte esercita un'attrazione diretta e decisa, altre volte si fa sentire in maniera più flebile. Altre volte ancora agisce come forza repulsiva, come bersaglio polemico. In ogni caso, non la si può ignorare. Ma cos'è il concettuale? La definizione migliore l'ha data uno dei suoi cultori più autorevoli, Sol LeWitt, secondo il quale concettuale è l'arte in cui "l'idea o concetto è l'aspetto più importante del lavoro". A questa affermazione ne vanno aggiunte altre tre, tutte strettamente collegate: "l'aspetto delle opere d'arte non è troppo importante", "questo tipo di arte è libero dalla dipendenza dall'abilità dell'artista, come artigiano" e "le idee possono anche essere espresse con numeri, fotografie o parole o in qualsiasi modo scelto dall'artista"2.
E così il concettuale distrugge un'opinione di tramando secolare, che voleva l'arte innanzitutto bella - le cosiddette "belle arti"; quindi prodotta dalla maestria dell'artista e, infine, con tecniche ben precise - quadro a olio, scultura di marmo, fusione in bronzo.

Ma l'arte è bella
Se devo scegliere tra bello e brutto, io preferisco bello. Mi può andare bene anche brutto, se è il brutto che si vede nei film horror. Allora sì, anche il brutto mi piace. Ma se c'è qualcosa che non ferma un istante la mia attenzione, come se nemmeno esistesse, è ciò che non cura il proprio aspetto, che è così come viene, e buona lì.
Il piacere della forma non è fine a se stesso. È il motore di comunicazione più efficace, l'origine emozionale del pensiero. Un concetto se ne resta lì, se non c'è una buona immagine che lo mostra. Chi usa un computer lo sa bene: le interfacce contano quanto i programmi. Così l'arte concettuale è rimasta sola con se stessa, roba per addetti ai lavori. Gli altri - e sono loro quelli che contano - hanno preferito la tv.
Adesso, però, alcuni tra quelli cresciuti con la tv accesa - e ascoltando lo stereo e leggendo fumetti e giocando coi videogiochi… - si sono messi a fare gli artisti. Loro no, loro non possono proprio rinunciare all'impatto visivo. Ce l'hanno nel sangue.
Bye-bye concettuale.

Giochi di mano
Ma questo non è avvenuto di colpo. Ci sono voluti alcuni passaggi intermedi. Il primo è stato l'entrata nel concettuale del ready made pop - prodotti del supermercato e icone mass-mediali. Un micidiale cavallo di Troia, perché la merce porta con sé, dentro l'opera, l'appeal visivo che ha sviluppato per adescare l'acquirente o il telespettatore. È la fase che chiamo del "concettuale pittoresco", ossia colorato, attraente, comunicativo. Si pensi, per intenderci, ai lavori di Antonio Riello, Alessandra Galbiati, del primo Alex Pinna. Per nominare artisti presentati alla Perugi.
Ma perché restare vincolati alla citazione del già fatto, perché non fabbricarselo in proprio, il pittoresco? Molti hanno intuito quanto poteva valere la propria mano per la riconquista delle gioie dell'arte. Una manualità dapprima apparsa in modi timidi e autoriflessivi, come se l'artista stesse continuamente a chiedersi: "ma cosa sto facendo?" - e questo è lo stadio documentato da Hackers. Poi essa ha maturato una disinvoltura sempre maggiore. Quella dei lavori di Sculpture.

Sculpture
Ancora non abbiamo detto riguardo l'ultimo punto del concettuale, quello sulla libertà tecnica. Bene, è ok.

Bisogna ammetterlo: il quadro sta stretto. È sentito come troppo esile, fiacco, meditativo. Per carità, non sempre è così e basta pensare alla pittura felice di Fausto Gilberti e Pat O'Connor. Comunque è vero, dal concettuale abbiamo appreso che tutto può diventare mezzo d'espressione, anche la corda, il cartone da imballaggi, i mattoncini a incastro simil-lego. Ecco i nuovi materiali. Materiali che occupano spazio, che richiedono uno sviluppo tridimensionale. È allora spontaneo che molta arte assuma la fisicità della scultura.
Ma perché insistere sul termine "scultura", e non parlare invece di "installazione", così come avviene per molte pratiche in mixed media del concettuale? Per quanto abbiamo detto sopra, ossia perché gran parte della motivazione dei lavori di Norbert Bayer, Stefano Calligaro, Chris Gilmour, Mark Monaghan, Alex Pinna e Sissi sta nella loro costruzione artigianale, curata dall'artista in prima persona.
Guido Bartorelli

Inaugurazione: sabato 10 febbraio 2001 dalle ore 18.30 in poi

Perugi artecontemporanea, via Altinate 66, Padova

Immagine: Chris Gilmour

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