Alessandro De March
Legnano (MI)
Via Ticino 12
0331 543340 FAX 0331 740245

Human Spaces
dal 13/2/2001 al 14/3/2001
0331 543340 FAX 0331 740245

Segnalato da

De March & Solbiati arte contemporanea




 
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13/2/2001

Human Spaces

Alessandro De March, Legnano (MI)

Nuova fotografia tedesca, mostra in due parti in collaborazione con kunst adapter (Wiesbaden, Germania). Parte I: Stefan Kaminski (Colonia/Berlino), Anna Lehmann-Brauns (Berlino), Judith Samen (Düsseldorf), Eric Tschernow (Berlino).


comunicato stampa

Nuova fotografia tedesca, mostra in due parti in collaborazione con kunst adapter (Wiesbaden, Germania).

Parte I

Le coordinate del nostro orientamento umano hanno cominciato già da tempo a vacillare. Arte, filosofia, ricerca e sviluppo tecnologico non possono più essere considerati fondamenti immutabili di una società statica. Sono molto di più la dinamica e l'individualità, l'artificialità insieme a realtà individuali e capaci di critica ad occupare la soglia della nostra percettività. La nostra realtà non è più sorretta da idee universali e granitiche. Il XX secolo sembra aver già detto tutto di tutto, in modi euforici, terrificanti, utopici.

Per lungo tempo la fotografia è stata il medium della realtà, un documento del nostro tempo, del mondo e della storia. La rappresentazione attraverso il mezzo fotografico ha percorso un lungo cammino di emancipazione nel campo dell'arte. Ancora negli anni '80 vi sono state vaste discussioni sull'argomento.Ma anche questo ormai è storia. Ciò che rimane è l'aura di un mezzo di comunicazione di massa con la potenza della riproducibilità del mondo.

Ciò che rimane è l'Aura della fotografia come medium del ricordo, non unicamente quello personale - come procedimento artistico che registra ed esprime la nostra particolare divergenza dal mondo circostante. Rimane sempre la differenza tra realtà e finzione, il mondo nella sua completezza e la dispersione delle percezioni. Rimane la differenza tra la raffigurazione del tempo e dello spazio e le immagini straniate degli spazi umani, i ritratti e le messe in scena del nostro mondo mediatico. Perchè:"Persino la luce sta superando sè stessa". (Michaela Simon)

Human Spaces mette in mostra posizioni diverse dell'arte attuale. Il minimo comune denominatore di tutti i lavori è il mezzo usato: la fotografia. Ma ciò non basta a fare una mostra. Per quanto diverse siano le posizioni da cui partono i vari artisti, caratterizzante dal punto di vista estetico è l'espressione metaforica. Immagini, colori e soprattutto gli spazi vengono individuati, allestiti e ricomposti fino a formare una nuova immagine del mondo fin nel più minimo dettaglio.

Gli uomini e i loro spazi, un possibile accesso e l'identificazione con gli spazi stessi o anche la molteplice frattura dell'immagine, sono questi i punti di contatto fra i diversi lavori. Negli ultimi anni il paesaggio, gli spazi naturali e artificiali e il ritratto sono stati soggetti frequenti nelle opere degli artisti. Si è anche parlato di un "rinascimento" del paesaggio, con e senza la presenza umana. E' solo un indizio per l'attuale significato della reinvenzione e ridefinizione dello spazio vitale in cui ci muoviamo. Non è un caso che l'uomo, lo spazio e l'abitazione nel senso più ampio del termine siano diventati il tema basilare del nostro tempo.

Stefan Kaminski, artista che vive tra Berlino e Colonia, presenta una serie di ritratti di grande formato dal titolo "Linie 6" in cui i personaggi vengono ripresi su uno sfondo piatto, dai tratti simbolici e formali. Uomo e spazio sono messi in scena come stereotipi in un rapporto apparentemente ben definito tra primo piano e sfondo. Kaminski ritrae in maniera precisa sensibile e irreale individui qualsiasi, opachi, scegliendo con parsimonia i mezzi della rappresentazione. I protagonisti guardano da lontano nel nulla, nella profondità dell'obiettivo fotografico, essi sembrano cercare con sguardo trasfigurato e utopico il proprio posto. E' uno sguardo romantico che oscilla, attraverso la fredda strutturazione dell'immagine fotografica, tra il vuoto e uno spazio ideale ricolmo. Come Kaminski stesso accenna:"Si tratta qui del mito della propria persona, dell'attore sulla scena della propria interiorità". Nei nuovi lavori Kaminski continua a tessere la trama della sua immagine umana. Egli compone e fotografa grandi altari, spazzatura estetica della nostra società con sguardo preciso, soggettivo, definito fino all'ultimo dettaglio.

Hanno rimandi quasi scultorei le fotografie di grande formato della berlinese Anna Lehmann-Brauns, le sue immagini che ritraggono spazi si basano su modellini nelle dimensioni delle stanzette per le bambole. L'artista costruisce questi mondi in miniatura con cartone, legno, mobili giocattolo, lamine, colori. La serie "bitterblue" del 1999 propone degli interni vuoti, privi di presenza umana che non vogliono però rappresentare imitazioni di spazi reali. Il risultato non deve essere un'immagine del mondo concreto quanto "il quadro della nostalgia di qualcosa di irrecuperabile". Se Thomas Demand nei suoi lavori fotografici percorre una via pianificata, lineare e pulitissima per estrarre il suo modello della realtà, Lehmann-Brauns mette invece in gioco le tracce e i segni personali. Non è la rappresentazione di una fredda trascendenza ad interessare l'artista berlinese quanto l'individuazione di immagini nuove e fragili, di illuminazioni che penetrano una lunga storia, la nostra lunga storia. Succede qualcosa in questi spazi, è successo qualcosa.

Tracce personali si ritrovano anche nelle fotografie di Judith Samen. Già solo il fatto che l'artista si autoritrae spesso in ruoli sempre diversi. Ma mettere l'accento solo sull'autorappresentazione e sul coinvolgimento personale dell'artista sarebbe un'interpretazione riduttiva della poetica di questo lavoro. Se gli spazi architettonici di Anna Lehmann-Brauns sono relativamente concreti e relativamente attraenti, Judith Samen rompe con lo spazio identificativo e preesistente, lo fa nello stile di Giorgine, di Leonardo da Vinci o delle nature morte fiamminghe del XVII secolo. Lo spettatore rimane spettatore, diventa quasi voyeur guardando gli sfondi piatti e allegorici dei presunti ritratti e gli attori chiamati ad un'apparizione limitata. Samen inventa scenografie. Ricerca le locazioni per i suoi lavori fotografici attraverso disegni in cui lo spazio viene creato e pianificato e in cui ogni oggetto che vi entra a far parte, sia esso del pane o una verza, un porro o delle patate o delle salsicce, viene sviluppato come forma allegorica. Uomo e oggetto, spazio e tempo, sembra che tutto si sia immobilizzato nelle fotografie di Samens, spazi, ritratti, esseri umani liberati dal mondo diventano pure metafore e rimangono nello stesso tempo estremamente concreti.

Paesaggio - Figura: immagini fotografiche della natura e dell'uomo che ricerca la natura per trovare sé stesso. Questa è l'idea classico-romantica delle immagini naturali del nostro animo. Il berlinese Eric Tschernow è un ricercatore. Sia nei suoi esperimenti formali astratti: le composizioni di colori delle sue "Lichtung" (radure), sia nei grandi pannelli fotografici dei "Selbstportrait" e "Portrait". L'artista indaga continuamente il tempo fotografico. Tschernow costruisce modelli, diventa egli stesso modello e organizza le fotografie in sequenze ritmiche. Anche quando viene rappresentato uno spazio interno e l'artista appare in pose diverse il risultato è ciò che Timm … ben descrive come segue: " …Un pretesto. L'artista non vuole raccontare qualcosa del suo aspetto o della sua sensibilità, piuttosto la particolarità e l'imponderabilità della fotografia." Paesaggio - figura: i luoghi sconosciuti, non identificabili topograficamente, rimandano ad un mondo ricostruito. Si tratta di un modello di realtà, un modello del nostro essere che noi vediamo ma pur sempre un modello fotografico.

Nikolai Tschernow


Parte I: 14 Febbraio - 14 Marzo 2001
Inaugurazione: 14 febbraio ore 18
Stefan Kaminski (Colonia/Berlino) - Anna Lehmann-Brauns (Berlino) - Judith Samen (Düsseldorf) - Eric Tschernow (Berlino)

Parte II: 16 Marzo - 14 Aprile 2001
Inaugurazione: 16 Marzo ore 18
Christine Erhard (Düsseldorf) - Torsten Lauschmann (Francoforte/Glasgow) - Dagmar Vinzenz (Berlino) - Helen Wernitz (Francoforte)


De March-Solbiati, via Ticino 12 Legnano (Milano)

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Antonio Rovaldi
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