Galleria ArteContemporanea
Catania
via Firenze, 184

Corpi presenti
dal 15/2/2001 al 16/3/2001
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Artecontemporanea




 
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15/2/2001

Corpi presenti

Galleria ArteContemporanea, Catania

Rassegna d'Arte Catania 1999/2000/2001. 'Duetti', maratona d'arte contemporanea (11 critici / 22 artisti / 11 spazi espositivi); a cura di Antonio Arèvalo e Rosa Anna Musumeci. Corpi presenti, di Giuliana Lo Porto e Marco Zagaria. A cura di Massimo Bignardi.


comunicato stampa

Mostra di Giuliana Lo Porto e Marco Zagaria.
A cura di Massimo Bignardi.

La soglia del Ventunesimo secolo è definitivamente varcata; alle nostre spalle pian piano lasciamo l'accomodante "crisi", questione (o accarezzata come tale) che ogni fin de siecle ha prospettato alla cultura ed in generale ai comportamenti sociali. Non ci sono scuse, nè rimproveri da accreditare. L'orizzonte è esteso per accogliere nuove prospettive di ricerca, tali da consentirci un tempo "storico", annotava Furet, capace di offrire la possibilità di elaborare ulteriori sensori che andranno a rilevare la tossica "alienazione degli individui rispetto all'economia" e tutto ciò senza, però, obbligare nessuno - in particolare gli storici e i critici - a "recitare la parte di profeti".

Questo non significa aver azzerato i conti, nè tantomeno autorizza a pensare che non ci siano eredità sulle quali "riflettere" o, meglio ancora, rispetto alle quali porsi in senso dialettico. Voglio dire che abbiamo lasciato - come un corpo presente - alle nostre spalle il Novecento, senza, però, e diversamente non poteva essere, trattenere la nostalgia di quella sua aria sulfurea, disposta a surrogare sollecitazioni immaginative che mettevano in fibrillazione il cuore. Ciò vale in modo specifico per il campo delle arti e più precisamente per l'esteso emisfero della creatività, che nell'ultimo decennio ha registrato velate atmosfere ancora intrise di quei fluidi esistenziali, ereditati (da lontano) dalla cultura romantica.

Marco Zagaria lavora sull'immagine, interprete, questa, del bisogno (necessità) di andare oltre il "realismo naturale" al quale guardano ancora molte delle esperienze inscritte nell'ambito delle ricerche in area del digitale, in particolare quelle ove maggiormente si accentua l' "imperio" della fotografia. Infatti, il valore formale di essa è affidato ad un piano narrativo tenacemente legato alle pulsioni della pittura, ai suoi dettati espressivi, alle sue valenze immaginifiche che spostano lo sguardo dalla "configurazione" alla "formulazione".

In pratica Zagaria insiste sulla magica pratica di rendere presente l'immateriale corpo delle figurazioni mentali. Il giovane artista napoletano opera sulla dualità, vale a dire sulla coscienza e sull'inconscio: azzardando un esempio sembra che il suo lavoro insista sulla metafora picassiana del Minotauro, ove la parte nascosta è già svelata, è presente senza, però, offrire un suo delineato profilo, lasciando, cioè, margini ulteriori. Il buio non è più, quindi, la materia che costruisce le forme dell'inconscio, il luogo dal quale lasciar liberamente affiorare il magma dell'Io. L'istinto è la curiosità (intesa come naufragio) di muovere nello spazio offerto, dal digitale, all'immaginario. Le sue figure - avverte l'artista - sono "realtà concreta" o, meglio, corpi di una presenza interiore.

In una postazione diversamente orientata opera Giuliana LoPorto. Le scelte che hanno caratterizzato le sue ricerche precedenti, penso sia ai lavori esposti nella mostra al Museo di Caltagirone sia, in particolare, ad una serie di installazioni proposte con il titolo di "Nero raccolto", erano caratterizzate da un interesse al valore dell'oggetto come traccia di un dettato narrativo, dai forti accenti emotivi, con suggestioni evocative.

Il tema era, a segnalarlo è la stessa artista, la "coscienza della morte", posto quale assunto "che più fortemente qualifica la nostra specie". Anche se rivoli vitali di tale lavoro persistono nelle opere recenti, l'attenzione oggi è rivolta, sempre con maggiore frequenza, al tema dell'oggetto (inteso, nell'accezione heideggeriana di cosa) malato, in pratica ad un oggetto che ha perso il valore funzionale. Usando un termine improprio possiamo definirlo "disabilitato".

Su queste coordinate costruisce degli spazi arredati, propri di ambienti della contemporaneità mondana: sono luoghi ove dover essere "presenti", significa che solo il corpo è presente. Sono luoghi di ritualità laiche che l'artista osserva dal di dentro, collocando l'azione corrosiva di oggetti, in questo caso un servizio da tè, che hanno perso la funzionalità, in nuovo ruolo che fa loro assumere la valenza di trofei comportamentali di una liturgia mondana. Facendo leva sull'impraticabilità funzionale di tazze, cucchiaini, teiera, zuccheriera, divenuti ora oggetti improntati da una vaga aria surrealista, l'artista ricostruisce, rinnova lo spazio, vale a dire lo offre come evento imprevisto.
(Massimo Bignardi)

Inaugurazione - venerdì 16 Febbraio - ore 19.30

Galleria Artecontemporanea - via Firenze 184 - Catania - Tel: 0957 253101

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