Galleria Transvisionismo
Castell'Arquato (PC)
via Sforza Caolzio, 78
0523 806061
WEB
Emanuele Rubini
dal 28/1/2006 al 24/3/2006
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Segnalato da

Emanuele Rubini




 
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28/1/2006

Emanuele Rubini

Galleria Transvisionismo, Castell'Arquato (PC)

''(...) La materia - il marmo di Carrara, la pietra di Trani, il Rosa Verona ed altri - si presta a diventare presenza viva e reale, protagonista essa stessa non solo di un’avventura plastica ma soprattutto di vicende legate alla stessa storia dell’uomo, in una spazialita' dinamica e polivalente (...)'' Lello Spinelli


comunicato stampa

Tecniche a confronto

Nel Novecento italiano tre i periodi, con ascendenze culturali diverse, delle arti plastiche con posizioni piu' o meno predominanti di alcuni artisti (Modigliani e Boccioni negli anni 1910 - 15), Arturo Martini nel periodo tra le due guerre (1914 - 45), Manzu' e Marini dal 1930 in poi la cui influenza culturale fu notevole anche per i giovani maturatisi nel secondo dopoguerra ai quali si contrapporranno quelli aderenti al cosiddetto “astrattismo" nelle sue poliedriche e diverse angolazioni (Spazialismo, strutturalismo, espressionismo, surrealismo, ecc.) con maggiori possibilita' di chiarezza formale e di intensita' di espressione pur nello sconcertante manifestarsi di alcuni proseliti, specie quelli non impegnati nella figura umana (Lardera, Mirko, Viani e tanti altri) consapevoli della possibilita', per la scultura, di uscire da obsoleti mezzi neo umanistici, neo romantici, archeologici e del tardo naturalismo rinascimentale che, nel 1945, avrebbero portato lo stesso grande sperimentatore di stili, Arturo Martini, due anni prima della sua morte, a dichiarare ormai finita la possibilita' di fare scultura.

In realta' la scultura moderna non ha una lunga storia in quanto la moderna concezione dello spazio e della forma (Moore, Fontana e altri) si e' sviluppata specialmente nella pittura (si pensi a Degas, Renoir e ancora a Matisse e a Picasso) che cercavano di realizzare plasticamente le “nuove strutture" di forme e di immagini.
Continuava cosi' la storia a camminare sulle gambe degli uomini e la scultura, legata per antica tradizione al pensiero stesso della storia, fu essa ad indagare quale poteva e doveva essere il valore della esperienza storica nella coscienza moderna e, con essa, il senso della esistenza umana nel mondo.

Storia come poesia, come mito, come sollecitazione interiore, come misura stessa del tempo e dello spazio ideali in cui si svolge, si situa e si compie la vita, in una sorte di nuovo umanesimo che e' la verita' stessa cui tende la ricerca d’oggi con il suo potere di espressione da contrapporre ad un inesistente ideale di bellezza e con il rifiuto del contingente per aspirare all’assoluto.

Sin dalle prime opere di Emanuele Rubini si avvertono le sceneggiature sapienti, il gioco sottile e insinuante dei volumi che conducono a esiti rarefatti nel morbido fluire dei ritmi, una ripresa mediterranea non immemore della grande lezione di Henry Moore (i toni scanditi e solenni).

Un andar libero delle forme nello spazio lo porteranno, alcuni anni dopo, ad un procedimento di scavo del masso per disegnare uno spazio interno ed esterno secondo principi formali che tendono a sottolineare la sua stessa tensione alla sintesi e le pulsioni dialettiche della scultura che Rubini intende come “forma" che definisce la dimensione aurea dello spazio in cui l’opera andra' a collocarsi.

La materia (il marmo di Carrara, la pietra di Trani, il Rosa Verona ed altri) si presta cosi' a diventare presenza viva e reale, protagonista essa stessa non solo di un’avventura plastica ma soprattutto di vicende legate alla stessa storia dell’uomo, in una spazialita' che sia quanto piu' vicina possibile a quella dell’uomo d’oggi che e' dinamica e polivalente, lontana da ogni esecuzione che alla labilita' sperimentale voglia ispirarsi.

L’artista continua cosi', nella ricerca di una pulizia formale assoluta che lascia emergere una irreprimibile sensualita' della materia, pur levigatissima e gli stessi elementi di una figurativita' residua vengono a fondersi con rigorose strutturazioni spaziali per la costante preoccupazione dell’artista di “levare" ogni resistenza opprimente dal masso a vantaggio di una maggiore tensione vitale che riesca a liberare l’energia interna contenuta in un continuo rimettere in gioco ricerca e processo operativo per soddisfare i continui e sempre nuovi interrogativi formali propri dell’autentica tensione poetica.

Il suo diventa cosi' atto di amore che aderisce e cede alla stessa cadenza di una lingua mediterranea, meridionale, all’entusiasmo della creazione piu' che ad una qualsiasi indagine semantica degli strumenti linguistici o a metodologie sperimentali.

La luce continua cosi' ad accarezzare queste forme, bloccandole in una unita' di gesto, di spazio - tempo, di tensione fatti di entusiasmi che alternano a note acute pause melodiche.

Nascono, cosi', le opere “Eva", “Fiamma", “Cleopatra" degli anni 2002 - 2003 mentre la svolta decisiva, approdo a situazioni che guardino a contenuti astratti e poetici della forma per porre l’interiorita', avviene nel 2004 con l’esecuzione delle opere “Gemma", “Bora", “Venere", “Il tuffo" e “Ghibli" nelle quali si avverte la necessita' dell’artista bitontino di liberare la sua creazione scultorea dalla chiusa staticita' per farvi penetrare lo spazio.
Caratteristiche di queste opere sono date dai volumi plastici totalmente sciolti in archi e linee sinuose, leggibili da visuali diverse che dilatano gli spazi conglobando l’essenza interiore allusivamente misteriosa e la monumentalita' dell’opera stessa e' dissolta dal puro movimento.

In queste opere l’artista bitontino rispecchia l’evoluzione generale subita in questi ultimi decenni dalla scultura, non solo europea, cercando di distruggere quel concetto di monumentalita' che nel passato aveva costituito il suo prestigio.

Opera aperta da ogni lato (“Gemma") piu' delle precedenti, che estende la cosiddetta tridimensionalita' scultorea in pluridimensionalita' si' che la luce e l’aria penetrano nelle ampie aperture dando vita a nuovi miti che rendono vivi quelli antichi, in quanto l’artista presta sempre attenzione ad una forma che garantendo un’esecuzione immediata, alla vacuita' di contenuti della scultura rigidamente astratta, lascia prediligere sempre un’aderenza piena e sincera alla emblematicita' dell’uomo moderno teso verso una universalita' di tutte le forme di vita.

Come nelle precedenti opere anche in “Dietro il Chador", ispirata al titolo di un libro di racconti, cancellati ogni tratto del volto e della mimica, la figura umana diviene un semplice elemento formale nella cui costruzione fisiognomica le linee si intrecciano in ogni punto di intersezione suscitando una impressione di spazi illimitati, con superfici rifinite con cura, con una tessitura esemplare, in un susseguirsi e intrecciarsi di una visione sempre in bilico tra realta'/irrealta'.

Lello Spinelli

Nella mostra collettiva sara' presentata ''Gemma'' scultura in Bronzetto di Trani che al concorso Internazionale D'Arte di Porto Sant'Elpidio ha ricevuto sotto l'alrt Patronato della Presidenza Della Repubblica il Premio del Senato.
Presentera' la dott.ssa Vittoria Colpi (perito d'arte)

Inaugurazione: 259 gennaio ore 17.30

Galleria Transvisionismo
via Sforza Caolzio, 78 - Castell'Arquato (PC) Emilia Romagna Italia

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Daniela Rosignoli
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