Con l'installazione realizzata per lo Spazio Aperto della Galleria d'Arte Moderna di Bologna, Ottonella Mocellin prosegue una ricerca che, nella sua fase più recente, ha trovato soprattutto nel video lo strumento più idoneo al racconto. La narrazione biografica avviene nell'alternarsi tra veglia e sogno e, su questo scenario, entra nel gioco delle parti di una relazione tra madre e figlia.
Con l'installazione realizzata per lo Spazio Aperto della Galleria d'Arte Moderna di Bologna,
Ottonella Mocellin prosegue una ricerca che, nella sua fase più recente, ha trovato
soprattutto nel video lo strumento più idoneo al racconto. La narrazione biografica avviene
nell'alternarsi tra veglia e sogno e, su questo scenario, entra nel gioco delle parti di una
relazione tra madre e figlia.
La ricerca di Ottonella Mocellin riguarda l'identità . Video e fotografia, performance e scrittura
sono i mezzi con i quali l'artista dispiega la dimensione del singolare e del comune a
proposito dell'esistenza. Ironia e drammaticità coesistono, entrano come riso e pianto nelle
immagini e tra le parole. L'identità che emerge è molteplice ma non generica o
indifferenziata. Intrecciata all'autobiografia o alle strategie del figurarsi e del "come se",
risulta precisamente come condizione di bilico.
Con indosso un paio di scarpe di vernice rossa l'artista sale sul cornicione di un alto edifico.
Perimetra il rischio di cadere e l'incertezza di un itinerario sul vuoto per tutto il tempo che le
occorre a raccontare, sussurrando, una storia. L'installazione video, del 1999, ha per titolo
le parole di una canzone: Let me be your eyes and enter your darkeness so you won't be
afraid. Il guardare verso il basso si rovescia in uno dei lavori più recenti dell'artista. È infatti
dal basso, tra i fili d'erba di un prato, che si può guardare verso il cielo. In Un disordine
misicale, strano e profumato è la materia di cui sono fatti i sogni -video presentato in
occasione dell'ultima edizione di Fuori Uso nella sezione curata da Emanuela De Cecco- tre
donne mangiano ciliegie e guardano gli aeroplani che decollano o atterrano. La voce
dell'artista fuori campo è un flusso di pensieri e di ricordi che si deposita sui colori saturi
delle immagini e sulla pienezza dei gesti.
Le brevi storie di Ottonella Mocellin, sempre più prossime al linguaggio cinematografico,
preservano la libertà dell'invenzione artistica attraverso una strategia della visione che
provoca costantemente la bidimensionalità della proiezione. Installazioni a doppio schermo,
a terra, gradazioni del tono della voce che dal fuori campo modifica la percezione della
durata e dell'unità spazio temporale, apparentano questi video alla materia dell'attivitÃ
immaginativa e onirica.
Sede: GAM - Spazio Aperto
Orario: 10 - 18; chiuso il lunedì
Ingresso: L. 8000; ridotto L. 4000