Teatro Furio Camillo
Roma
via Camilla, 44
06 97616026 FAX
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Serafino Amato
dal 13/2/2006 al 18/2/2006
WEB
Segnalato da

Studio Pic Wave



approfondimenti

Serafino Amato



 
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13/2/2006

Serafino Amato

Teatro Furio Camillo, Roma

Una serie di fotografie dell'artista vengono esposte in occasione della presentazione dell’ultimo spettacolo di Fabrizio Crisafulli: "Senti". E’ infatti attorno alla ricerca teatrale di Crisafulli che le immagini in mostra sono nate. Non come documentazione degli spettacoli ma quale ricerca autonoma e parallela.


comunicato stampa

Mostra fotografica

Una serie di fotografie di Serafino Amato vengono esposte al Teatro Furio Camillo in occasione della presentazione nello stesso teatro dell’ultimo spettacolo di Fabrizio Crisafulli, Senti. E’ infatti attorno alla ricerca teatrale di Crisafulli che le immagini in mostra sono nate. Non come documentazione degli spettacoli, ne' per un utilizzo in scena; ma - come chiariscono meglio i testi qui di seguito - quale ricerca autonoma e parallela. Che, con modalita' del tutto originale nel rapporto fotografia-teatro, ha costituito una sorta di condivisione e di fiancheggiamento del processo di creazione scenica di Crisafulli e degli altri autori coinvolti nei progetti, come Daria Deflorian. Una modalita' per comprendere le questioni in essa affrontate.

Gli impulsi che guidano i nostri desideri cambiano nel tempo. Le spinte che diamo alle nostre scelte sono soggette al desiderio. Inseguire nella notte, appena rischiarata dalla luna, su un vulcano in quel momento in eruzione, delle giovani ragazze, sostenuto e sospinto da un amico, e' di sicuro atto morboso.
La nostra camera oscura, intendo, quello che accade nel nostro petto, agisce in negativo, si rivela come in sogno, come e' rivelata la luce che scava la pellicola fino alla trasparenza.
Ora, se il buio e' custode di pesantezze che non ci e' dato rivelare, correrci in mezzo richiede leggerezza, e quella del corpo ormai e' perduta.

Ho passato parecchio tempo a guardare le cose molto da vicino o a fissarle a lungo e non e' che mi si sia rivelato un granche'. Ma ora, forse, che sono davvero presbite, proprio come Eguchi, ora che vedo meno, continuando a fissare a lungo e da vicino, chissa' che qualcosa non mi si chiarisca.
Serafino Amato, gennaio 2006

Con Serafino abbiamo cercato (e trovato, credo) un modo produttivo di rapportare la fotografia al teatro. Di rendere la fotografia partecipe del processo di costruzione dello spettacolo. E il teatro della creazione fotografica. Era gia' avvenuto con quelli che chiamavamo i “braccamenti" notturni sulle “sciare" dell’Etna delle ragazze del Pudore bene in vista. Le ragazze fuggivano al buio - in una situazione di pericolo per l’oscurita' e il terreno lavico accidentato - cercando di non farsi “acchiappare" dal flash del fotografo-inseguitore. Durante la corsa Serafino non guardava in macchina. La teneva sopra la testa, puntata in avanti: piu' arma che occhio. Io lo sorreggevo dalla cintura, da dietro, per non farlo cadere, guardando a terra, e tenendo a mia volta in alto il flash. Le ragazze cercavano di sfuggire ai lampi di luce con continue deviazioni.
Quella specie di performance ad uso interno della compagnia fu un modo - nel periodo di preparazione dello spettacolo - di comprendere meglio il rapporto che la luce instaurava in scena con le attrici. Che della luce dovevano seguire indicazioni, spostamenti, marcature nello spazio. Che avevano spesso la luce negli occhi. Che erano soggette ai proiettori. I quali indicavano loro, in maniera estremamente precisa, posizioni, tempi, movimenti. Ma allo stesso tempo suggerivano spiragli, cunicoli, rivincite del corpo, vie di fuga, gioco, ribaltamento.

Serafino ha inoltre realizzato, nel periodo di lavoro sulla Bachmann, grandi immagini ispirate a parole-chiave indicategli da Daria (Daria Deflorian, attrice, coautrice e drammaturga dello spettacolo, n.d.r.), che entrarono a far parte dell’immaginario dello spettacolo. Ha poi seguito alcuni momenti di vita quotidiana della compagnia che in occasione delle sedute fotografiche divenivano un piccolo “teatro" privato, carico di idee anche per il nostro lavoro.
Per Le addormentate (spettacolo ispirato a La casa delle belle addormentate di Yasunari Kawabata, n.d.r.), abbiamo realizzato ancora una “performance" interna alla compagnia.
Ci interessava in quel caso comprendere meglio il rapporto tra una persona nuda e sveglia (come il vecchio Eguchi) ed una ragazza nuda e addormentata (come le “addormentate" del racconto). A questo si e' aggiunto - di differente rispetto a Kawabata - un ulteriore punto di osservazione (che potrebbe corrispondere al lettore): quello dell’intera compagnia che durante la seduta attorniava il “set" fotografico, seguendone in silenzio le vicende.

Serafino, nudo, con la macchina fotografica, esplorava da vicino il corpo nudo di Francesca (Francesca Limana: una delle attrici dello spettacolo, n.d.r.), a terra sul lettino.
Dopo una prima fase un po’ innaturale, di imbarazzo, di ambientamento del gruppo e di Serafino stesso, i suoi movimenti hanno cominciato a risentire degli impulsi silenziosi di quel corpo. I suoi spostamenti in avanti, indietro, attorno ad esso, sembravano seguire quei sentimenti di tenerezza, meraviglia, aggressivita', curiosita', vicinanza, violenza, distanza, che - come nel romanzo di Kawabata - di volta in volta il corpo nudo, inerme e disponibile, puo' suscitare. Serafino era attratto e respinto, intimorito e galvanizzato. Come nel romanzo, c’erano sentimenti apparentemente opposti, ma in realta' assolutamente parte della stessa cosa.

Fabrizio Crisafulli, 2003
(estratto da: Taccuini, in Aa.Vv., Lingua stellare. Il teatro di Fabrizio Crisafulli, 1991-2002, a cura di Simonetta Lux, Lithos, Roma, 2003, pp. 160-161).

Teatro Furio Camillo
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