Francesco Albotto
Canaletto
Bernardo Bellotto
Michele Marieschi
Francesco Guardi
Carlo Grubacs
Amedeo Lia
Andrea Marmori
'Venezia. Capolavori dal XIV al XVIII secolo'. La collezione per la prima volta offerta al pubblico nella sua interezza, composta da arredi, dipinti, miniature, oggetti e sculture. La sezione veneziana della collezione si offre al visitatore come un mosaico sensitivo e appassionato. Oltre ad un centinaio di opere, alcuni straordinari inediti che si assommano ad altre gia' note.
Venezia. Capolavori dal XIV al XVIII secolo nella Collezione Lia
A cura di Amedeo Lia e Andrea Marmori.
La Spezia. Per la prima volta offerta al pubblico nella sua interezza, composta di
arredi, dipinti, miniature, oggetti e sculture, la sezione veneziana della
Collezione Lia si offre al visitatore come un mosaico sensitivo e appassionato.
L'occasione, davvero importante, e' offerta dalla mostra "VENEZIA. Capolavori dal XIV
al XVIII secolo nella Collezione Lia" che riunisce, dall'18 marzo al primo ottobre
nella sede del Museo Lia, oltre un centinaio di opere, in parte presenti nello
stesso Museo e in parte provenienti dalla Collezione privata di Amedeo Lia.
Fra esse alcuni straordinari inediti che si assommano ad opere gia' ben note per
restituire il viaggio personale di chi questi oggetti ha scelto, voluto e
maneggiato. Quella proposta nella Mostra (curata da Andrea Marmori, che del Museo
Lia e' direttore) e' una Venezia intima e privata, il cui percorso cronologico va dal
tardo Duecento per traversare tutto il Settecento e giungere poco oltre.
I primi testi figurativi presentati, fra cui un fragile e raro vetro dorato e
graffito della fine del XIII secolo, costituiscono l'avvio dell'esposizione, e
riflettono la raffinata capacita' espressiva di artisti di cultura composita. Il
fiorentino Giusto de' Menabuoi conduce nella gia' colta Padova la perfetta
espressione linguistica toscana, qui coniugata ed aggiornata: il trittico, dalle
dimensioni confidenziali, e' un piccolo capolavoro dove la sostenuta cifra espressiva
riecheggia in forma ridotta gli affreschi del Battistero di Padova.
Restano sospesi fra eta' gotica e pienezza espressiva gia' tutta rinascimentale le
eccezionali pagine miniate da Cristoforo Cortese e ancora il grande antifonario
prodotto da un Maestro che si forma nell'ambito di Belbello da Pavia, Maestro detto
convenzionalmente dell'Antifonario M di san Giorgio Maggiore in virtu' della sua
impresa principale, sontuoso testo dove l'estesa esuberanza decorativa esalta e
dilata le ampie iniziali istoriate.
A Padova il decennio trascorso da Donatello alla meta' del Quattrocento aveva
lasciato un'orma indelebile, dando l'avvio a generazioni di artisti che produrranno
sculture in bronzo di sensitiva naturalezza. I calchi di piccoli animali dal vero, i
raffinati oggetti d'uso composti da figure mitologiche e ancora la minuta
riproduzione di monumenti classici concretizzano il miraggio del collezionista
rinascimentale, che raggiunge la sognata possibilita' di stringer fra le mani
l'antichita' imperitura. Il mondo antico sembra risvegliato dalla capacita'
linguistica ed espressiva dei grandi artisti padovani che inventano una classicita'
ora aggiornata alle esigenze dei colti committenti.
La luce corrusca del Rinascimento lagunare e' presente attraverso i suoi
protagonisti: la grande famiglia muranese dei Vivarini, rappresentati
nell'esposizione dal seducente San Girolamo di Alvise, posto a battersi il petto in
un deserto umido di laguna, e da due importanti tavole sacre di Antonio, e poi i
Bellini, Gentile e Giovanni, del quale e' presentata un'eccezionale Nativita', gia'
parte di un paliotto, realizzata quasi certamente all'interno della bottega paterna,
e pertanto databile agli esordi della sua fulgida carriera.
E ancora le fiabe mitologiche di Sebastiano del Piombo, i volti dell'anima ritratti
da Tiziano e Veronese, la passione del Figlio di Dio raccontata ora con vigore
dall'ombroso Cariani, sofferenza sussurrata a labbra serrate e guardata con occhio
pietoso, e poi affrontata invece con ritmo di danza sincopata da Tintoretto, testi
tutti che immettono il visitatore alla grande fioritura rinascimentale, quando
Venezia si afferma quale epicentro culturale dal quale si dipartono esperienze
artistiche senza pari. A Brescia e a Bergamo, possedimenti veneziani in terraferma,
la narrazione pittorica si mescola agli umori lombardi, ed affiora una concretezza
espressiva del tutto peculiare: si veda l'assorta Dama di Moroni, senza un pensiero
nel cuore, la pupilla nitida e immobile e la fronte deserta, sospesa tutta in ferma
attesa di un domani uguale all'oggi, quasi cifra araldica posta a celebrar se
stessa, stagliata sul fondo monocromo.
E poi il fastoso dipinto veneziano in cui vengono celebrate le nozze tra Bacco ed
Arianna, ricondotto ad Ermanno Stroifi dopo una lunga attribuzione a Bernardo
Strozzi: l'umano Bacco ha le mani arrossate di chi lavora la terra, e della terra
reca i frutti, bruno di vita condotta all'aria aperta, vivace nella crudezza della
sua carne, e si rivolge ad Arianna, spogliata in una nudita' affaticata e sensitiva,
lo sguardo incapace di sostenere altri sguardi. Summa perfetta, in cui Caravaggio e
Rubens paiono essersi accordati in quel voluttuoso gesto michelangiolesco di mani
che esitano a sfiorarsi.
Il Settecento, capitolo irrinunciabile, e' del tutto dedicato a Venezia, fragile
capitale del nuovo secolo, dove la pittura di paesaggio e' in grado di dilatare lo
sguardo nelle vaste vedute di Albotto, Canaletto, Bellotto, Marieschi, Guardi.
Sensibili ritrattisti del bacino di san Marco, della piazza, dei canali, dei
monumenti, i paesaggisti narrano con timbri differenti il fasto della laguna,
dall'acribia lucida e malinconica di Bellotto ai tremuli capricci di Guardi. Le
dodici istantanee di Grubacs completano in maniera solida e sostenuta la volonta'
narrativa dei vedutisti che travalicano il XVIII secolo, con ancora negli occhi e
nello sguardo la felice stagione del vedutismo settecentesco, sia pur a scarto
ridotto.
Ed ecco che dall'esterno la mostra conduce agli spazi domestici, suggeriti dai rari
mobili e dalla raffinata suppellettile: il Gentiluomo ritratto di Pietro Longhi e la
Dama di Rosalba Carriera sono i protagonisti leggeri e vaporosi di questa sezione,
impareggiabili rappresentati degli ultimi bagliori della grande stagione veneziana,
quando il fasto e i tempi di una vita senza tempo sembrano sostare solo un attimo in
stupita attesa del mondo che cambia.
Mostra promossa da Amedeo Lia e dal Comune della Spezia, ideata da Amedeo Lia e
diretta da Andrea Marmori. Catalogo edito da Silvana, a cura di Amedeo Lia e
Andrea Marmori con schede di Charles Avery, Cristina De Benedictis, Anna De
Floriani, Andrea G. De Marchi, Pierluigi Leone De Castris, Andrea Marmori, Anna
Maria Massinelli, Elisabetta Nardinocchi, Claudio Paolini, Marzia Ratti, Dario
Succi, Filippo Todini, Federico Zeri.
Immagine: Bartolomeo Montagna, "Sacra Famiglia"
Inaugurazione: 18 Marzo
Museo Lia
via Prione, 234 - La Spezia
Orario: 10 - 18, lunedi' chiuso.