La riflessione pittorica dell'artista si concentra nel rendere esplicito il valore evocativo delle immagini. Pur essendo di fronte, stilisticamente, ad una riconoscibilita' immediata dei soggetti.
Lenta-mente ludica-mente
Quinta mostra della rassegna Arti-col-azioni: appunti possibili
a cura di Angela Serafino
Su che cosa si concentra la riflessione pittorica di Enza Mastria?
Direi in particolare nel rendere esplicito il valore evocativo delle immagini. Pur essendo di fronte, stilisticamente, ad una riconoscibilita' immediata dei soggetti. Magritte con il suo Ceci n’est pas une pipe, del ’29 ci esortava a diffidare riconoscibilita' referenziale.
Egli in quel modo poneva le basi della messa in questione delle referenziali corrispondenze tra l’oggetto, la sua immagine e la sua definizione verbale. Il gioco messo in atto dall’arte e' quello quindi (uno tra i possibili, non il solo) di ri-tradurre figure, oggetti, luoghi dalla loro verosimiglianza verso la sospensione del senso, attuando in tal modo una ricomposizione evocativa, lungo un filo temporale sul quale si costruiscono e decostruiscono memorie.
Nelle immagini della Mastria, le evocazioni si originano dai riferimenti ai giorni e ai giochi dell’infanzia, circolano man mano sempre meno localizzabili e identificabili come meramente biografiche. Nello scorrere di questa ghirlanda si dipanano immagini che perdono la loro denotazione, continuando a lasciare un alone oscillante tra l’oggetto di riferimento e l’inafferrabile altro nome o aggettivo dell’esperienza. Come l’autrice stessa sostiene: “Le immagini, come i profumi e i suoni, non si estinguono facilmente, sedimentano in noi, diventando comunque qualcosa che ci appartiene, che a volte non riusciamo a pronunciare...".
Lenta-mente ludica-mente, con cio' che suggeriscono gli avverbi stessi andrebbero forse guardate le opere, cosi' per continuare a far scorrere nella mente quel flusso di evocazioni, di temi, di non-senso che dall’arte filtrano e si accostano a ciascuno che guarda. E' un gioco che va giocato senza inganno e senza vittoria. Questa mostra con dolcezza (la dolcezza e' una qualita' che le immagini suggeriscono) ci sussurra all’orecchio di non aver fretta. Coerentemente a cio', l’autrice ci propone anche delle opere non terminate (non nel senso michelangiolesco).
E' un gioco, anche questo, tra l’artista e il pubblico che per la durata della mostra, resta aperto, fluttuante, trasparente, ammiccante. Lo sguardo del pubblico puo' essere altro tempo, altro colore, altra forma che si aggiunge, cosi' da continuare insieme a non decidere il senso compiuto dell’immagine. Le bimbe nelle loro varie sfumature colte, sono testimoni di quei passaggi graduali, insieme ai palloncini in particolare, che portano dalla completezza formale ad una trasparenza nella quale si dondola il ricordo dell’infanzia fino a lasciare aperte le porte. Senza paura.
In omaggio alla possibilita' che movenze incompiute s’incontrino, per la serata inaugurale di sabato 4 marzo nel Dopoteatro potremo ascoltare un’improvvisazione al pianoforte di Livio Minafra, ed in altre serate la contaminazione tra i linguaggi pittorico e musicale continuera' grazie ad altri concerti.
Cantieri Teatrali Koreja
Via Dorso 70 - Lecce