I manoscritti illeggibili. Algardi trasforma la scrittura in semplice segno grafico e in un gesto rituale e ripetitivo. Una sorta di esercizio meditativo in cui l’azione di azzeramento, di depurazione dal rumore delle forme, dai colori, dai significati diventa pura esperienza soggettiva del pensare e rappresentazione di un paesaggio spirituale. A cura di Ubeir Peeters.
I manoscritti illeggibili
a cura di Ubeir Peeters
Alessandro Algardi di origine milanese ha cominciato la propria ricerca
alla fine degli Sessanta e gli inizi degli anni Settanta all’interno
delle ricerche sulla scrittura e sulla grafia e traendo ispirazione
dalle poetiche degli anni Sessanta di Piero Manzoni e Fontana. Da allora
ha esposto in numerose collettive e personali in Italia e all’estero tra
cui tra cui ricordiamo “Libri e parole" allestita nel 1982 alla
Biblioteca Nazionale Madrid, “The artist and the Book in the Twentieth
Century Italy" al Museum of Modern Art di New York nel 1992 e
l’ultimissima “Arte e' pensiero" a Palazzo Te' a Mantova nel
gennaio-febbraio di quest’anno.
Come Manzoni e Fontana Algardi lavora su tele monocrome. Il bianco o il
nero sono i suoi colori preferiti su cui incide piu' volte sulla stessa
riga diversi strati di scritture fino a rendere illeggibile il
significato.
Come nei suoi maestri il suo lavoro comincia con l’azzeramento
dell’estetica della pittura. Ma a differenza loro l’introduzione del
segno della grafia diventa elemento estetico, grafia non decifrabile e
polisemica. Ambigua.
“Queste stesure di bianco, svolte entro un ridottissimo margine di
godibilita' percettiva, - scrive il critico Flaminio Gualdoni nel 1983 -
si muovono in un ambito di precisa fisicita', istituendo un campo di
scorrimento fluido tra la materialita' dello scrivere (le quantita' della
traccia) e quella del supporto (la tela, la carta, eccetera), in cui la
mobilita' di letture istituita dalle variazioni di incidenza luminosa
svolge un ruolo attivo, nettamente propositivo".
In questo modo Algardi trasforma la scrittura in semplice segno grafico
e in un gesto rituale e ripetitivo. Una sorta di esercizio meditativo in
cui l’azione di azzeramento di depurazione dal rumore delle forme, dai
colori, dai significati diventa pura esperienza soggettiva del pensare
e rappresentazione di un paesaggio spirituale.
“L’arte di Alessandro Algardi e' viva. - spiega il curatore della mostra
Ubeir Peeters - E’ facile scriverne poiche', nelle sue opere
calligrafiche su tela, l’eleganza dei suoi quadri illeggibili e' dominata
dall’espressione nascosta delle sue idee. Nella sua scrittura
pietrificata e' possibile trovare un’eco e una sedimentazione di secoli
di culture scritte".
Catalogo: Alessandro Algardi edito da Christian Maretti Editore
Ufficio stampa e servizi per l'arte e la cultura
Stefania Mazzotti - via Galvani, 16 - Faenza
Cel 339.1228409 - fax 0546.622372 - stmazzotti@racine.ra.it
Inaugurazione: Domenica 5 marzo 2006 alle 18,30
G.A.M
via Maestri del Lavoro, 1 - Faenza (RA)
Orario: Dal lunedi' al venerdi' dalle 09.00 alle 18.00. Sabato e domenica
dalle 15.30 alle 19.00