Sono esposte di 130 opere degli anni '30 e '40 del secolo scorso. La mostra presenta per la prima volta i dipinti in modo filologico e storico e si articola in tre distinte sezioni che valorizzano criticamente non solo l’operato dell'artista ma anche quello di una generazione notevolmente prolifica, quella dei Chiaristi, la cui influenza e' stata significativa nel panorama artistico italiano della prima meta' del 900. A cura di Francesco Butturini.
Il chiarismo tra Mantova e Milano.
A cura di Francesco Butturini.
Dal 12 marzo al 28 maggio 2006, Palazzo Te ospita la mostra SEMEGHINI E IL
CHIARISMO TRA MILANO E MANTOVA che, attraverso un’accurata scelta di 130
opere, documenta la ricerca del pittore mantovano nel confronto con gli
interpreti del Chiarismo.
Il percorso espositivo, attraversando gli anni ’30 e ’40 del secolo scorso,
accosta a 50 dipinti di Semeghini - alcuni dei quali “inediti", altri
ritrovati dopo anni di indagini e ricerche - numerosi quadri di chiaristi
lombardi: Birolli, Broggini, Sassu, De Amicis, De Rocchi, Del Bon,
Facciotto, Lilloni, Lucchini, Malerba, Marini, Mutti, Nodari, Padova,
Perina, Pittigliani, Spilimbergo, Vernizzi, i quali, per la personale
concezione poetica e motivazione estetica, oltre che per l’espressione
cromatica, si distinguono dalle coeve tendenze di nostalgia
postimpressionista.
La mostra - curata da Francesco Butturini con il contributo scientifico di
un comitato composto da Eristeo Banali, Ugo Bazzotti, Gabriella Belli, Renzo
Margonari, Elena Pontiggia, Lionello Puppi e Filippo Trevisani - presenta
per la prima volta le opere in modo filologico e storico e si articola in
tre distinte sezioni che valorizzano criticamente non solo l’operato di
Semeghini ma anche quello di una generazione notevolmente prolifica, quella
dei Chiaristi, la cui influenza e' stata significativa nel panorama artistico
italiano della prima meta' del Novecento.
Firmate da Pio Semeghini tra il 1930 e 1942 - ad esclusione di alcuni oli su
tavola degli anni ‘20 - le oltre 50 opere della prima sezione raccontano la
ricerca assolutamente interiore e silenziosa, che ha guidato l’artista nel
progressivo processo di avvicinamento e affermazione della realta': il
linguaggio della pittura viene usato da Semeghini come “segno" poetico che,
nella semplificazione della struttura volumetrica e rarefazione del colore,
trova espressione nella serie di pupe e nei ritratti, nelle nature morte e
nei paesaggi di terra e di mare.
Di particolare fascino Piazzetta a Burano del 1930, Natura morta con zucca
marina del 1933 e Ritratto della nipote Emanuela Capri del 1959, sua ultima
opera.
Con i dipinti di Birolli, Del Bon, De Rocchi, Lilloni e Padova si apre la
seconda sezione “Il Chiarismo a Milano" affidata a Elena Pontiggia. Una
significativa raccolta di oltre 40 opere d’arte del “gruppo" chiarista di
Milano mostra come il legame tra questi artisti e Semeghini - che giunge a
Monza nel 1930 con un’esperienza decennale in ambito di mostre e di
confronti con i principali interpreti della scena italiana - possa essere
riletto e nuovamente interpretato in termini di suggestione e non
necessariamente di derivazione.
Infatti, se nei quadri chiaristi come nell’opera di Semeghini la volumetria
delle forme e l’architettura della composizione vengono resi lievi e
momentanei dai toni chiari, gli accenni al primitivismo della poetica dei
primi si contrappongono alla composizione classica del disegno semeghiniano.
Accanto al “gruppo" milanese - nonostante la ritrosia degli stessi artisti
verso qualsiasi definizione volta ad etichettare le ragioni della loro
vicinanza - e' documentata l’esistenza di un movimento chiarista piu' ampio,
in larga parte definito dalla partecipazione della “maniera chiara"
mantovana.
Il secondo periodo chiarista - illustrato nella terza e ultima sezione
espositiva “Il Chiarismo a Mantova" curata da Renzo Margonari - deve la sua
definizione all’incontro tra il milanese Del Bon e il mantovano Oreste
Marini, attorno al quale trova un momento di continuita' il sodalizio
milanese - andato disgregandosi a partire dal 1936 - e si creano nuove
adesioni artistiche. Accanto ad altre opere di Birolli, Lilloni e Del Bon,
saranno presentati, tra gli altri, i dipinti dello stesso Marini e di
Nodari, di Facciotto e Malerba.
Il catalogo della mostra, pubblicato da Silvana Editoriale, si avvale dei
contributi di Eristeo Banali, Francesco Butturini, Renzo Margonari, Elena
Pontiggia, Lionello Puppi e Renzo Zorzi.
Organizzata dal Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te, con
il contributo della Fondazione Pio Semeghini Onlus e della Fondazione Banca
Agricola Mantovana, la mostra sara' inaugurata sabato 11 marzo,
quarantaduesimo anniversario della morte di Semeghini, alle ore 11.
Pio Semeghini nasce a Bondanello di Quistello (Mantova) il 31 gennaio 1878.
Terminati gli studi primari, frequenta l’Accademia di Belle Arti senza
conseguire il diploma.
Nel 1899 parte per il primo dei numerosi soggiorni a Parigi durante i quali
frequenta la colonia degli artisti italiani: Modigliani, Soffici, Severini,
de Pisis.
A partire da 1902 ritorna regolarmente in Italia, a Modena; in seguito a
Venezia, frequentando Burano, nella laguna, dove, nel 1911, inizia a
formarsi un gruppo di artisti vicini per scelte ideali ed artistiche: Rossi,
Moggioli, Bianco, Epstein, Scopinich; probabilmente Martini e gli altri
giovani artisti delle esposizioni di Ca’ Pesaro.
Finita la guerra, Semeghini realizza la prima mostra di pittura alla “XI
Esposizione d’Arte" in Palazzo Pesaro a Venezia ottenendo un importante
successo di critica.
Dopo la prima Personale nel 1922, partecipa nel 1926 alla “Biennale
Internazionale d’Arte" di Venezia dove espone con Rossi, Springolo e de
Pisis. Alla kermesse veneziana tornera' numerose volte, con una sala
personale (1950 e, postuma, 1964).
Negli stessi anni partecipa alle collettive all’estero organizzate dal
Ministero della Pubblica Istruzione.
Dal 1930 al 1939 insegna presso la Scuola d’Arte nella Villa Reale di Monza.
Nel 1931 sposa Gianna Zavatta. Nello stesso anno, insieme con Carpi,
Ceracchini, de Pisis, Morandi e Socrate, vince il quarto premio alla “Prima
Quadriennale d’Arte" di Roma (sara' presente anche alle edizioni del 1935,
1939). Negli anni seguenti il successo di Semeghini viene confermato da importanti
premiazioni (“Premio Bergamo" 1939), inviti e apprezzamenti in ambito
nazionale ed internazionale.Nel 1939, abbandonato l’insegnamento, si sposta da Monza a Milano dove
rimane fino al 1942, anno in cui si trasferisce a Verona.
Dopo aver preso parte - insieme con Pallucchini (segretario generale)
Longhi, Morandi, Marini, Carra', Ragghianti, Casorati, Venturi, Barbantini
alla commissione di accettazione della Biennale Venezia, nel 1949 Semeghini
vince la seconda edizione del “Premio Ines Fila delle Tre Arti".
I primi anni ’50 sono segnati da sempre piu' importanti partecipazioni a
manifestazioni ed esposizioni in Italia e all’estero fino al 1956, anno che
consacra il lavoro e la pazienza di un artista giunto ormai alla soglia
degli ottant’anni, quando Licisco Magagnato, direttore dei Musei Civici di
Verona, con la collaborazione di Carlo Ludovico Raggianti e Giuseppe
Marchiori, realizza la prima ed unica mostra antologica vivente il pittore:
prima al palazzo della Gran Guardia in Verona, quindi all’Opera Bevilacqua
La Masa di Venezia e, in fine, al Palazzo della Permanente di Milano. Tutta
la stampa nazionale, specializzata e non, si interessa dell’avvenimento e
Semeghini ricevera' inviti per esporre nelle piu' prestigiose gallerie
nazionali e internazionali: le sue opere saranno presenti in Australia, al
Museo de Bellas Artes di Caracas, al Museo di Sion in Francia, a Monaco di
Baviera e a Varsavia, e all’importante mostra itinerante negli Stati Uniti d
’America “Dodici anni di pittura italiana 1945 - 1957".
Nel 1960 un banale incidente domestico procura a Semeghini una lussazione
all’omero destro che gli impedira' di dipingere per sempre.
Semeghini muore l’11 marzo del 1964 ma la sua esistenza prosegue idealmente
nella mostra alla “XXXII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia" con una
Personale, voluta da Piero Zampetti e da Licisco Magagnato.
Inaugurazione: Domenica 12 Marzo 2006
Museo Civico di Palazzo Te
Viale Te, 19 - Mantova
Orari: lunedi' 13 - 18, martedi' - domenica: 9 - 18