Museo Ebraico
Bologna
via Valdonica, 1/5
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Donne ebree in Italia
dal 8/3/2006 al 22/3/2006

Segnalato da

Museo Ebraico




 
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8/3/2006

Donne ebree in Italia

Museo Ebraico, Bologna

Immagini di vita che vanno dalla fine dell'800 alla prima meta' del 900, una rara testimonianza di fotografie d'epoca presenti nell'Archivio della Fondazione cdec di Milano. Ebree in Italia diverse per estrazione e per cultura che rappresentano la donna sia come depositaria e trasmettitrice del patrimonio identitario, sia come elemento dialettico tra le culture.


comunicato stampa

Immagini di vita tra Ottocento e Novecento.

Il Museo Ebraico di Bologna inaugurera' nei suoi spazi espositivi giovedi' 9 marzo 2006 la mostra Donne ebree in Italia. Immagini di vita tra Ottocento e Novecento, organizzata in collaborazione con la Fondazione Centro di Documentazione Ebraismo Contemporaneo (cdec) di Milano e curata da Marina Falco, Paola Mortara, Matilde Terracina, con la collaborazione tecnica fotografica di Alberto Jona Falco.

La mostra presenta una scelta di fotografie, che vanno dalla fine dell’Ottocento alla prima meta' del Novecento e rappresentano una rara testimonianza di fotografie d’epoca presenti nell’Archivio di documentazione fotografica della Fondazione cdec di Milano, di donne ebree in Italia diverse per estrazione e per cultura, ma tutte appartenenti ad una radice ebraica comune. Viene rappresentata la donna ebrea sia come depositaria e trasmettitrice del patrimonio identitario ebraico, sia come elemento dialettico tra appartenenza alla cultura di una minoranza e assimilazione alla cultura della maggioranza.

Ne risulta un quadro dalle molte sfumature che, senza la pretesa di essere completo, costituisce un contributo alla conoscenza del variegato e ricco mondo ebraico femminile italiano.

L’esposizione si articola lungo due filoni principali: ambito privato, con immagini di vita familiare, riguardanti riti religiosi, riunioni di famiglia e momenti di svago; ambito pubblico, in cui trovano spazio fotografie di donne attive nel campo della cultura e dell’educazione, dell’impegno sociale e della militanza politica, dell’associazionismo (ebraico e non) e dell’emancipazionismo femminile, delle professioni e del mondo del lavoro in generale. Una sezione specifica e' dedicata alle donne vittime della persecuzione nazista e fascista.

La donna ebrea e la vita privata

La casa, per antica tradizione, costituisce il fulcro della famiglia ebraica. Anche dopo la conclusione del processo di Emancipazione e la chiusura dei ghetti, vi si trascorre la maggior parte del tempo. E’ il luogo dove si conservano le tradizioni, ci si occupa della cucina, ci si dedica all’educazione dei figli, vi avvengono gli incontri sociali e i momenti di svago, vi si svolge spesso l’attivita' lavorativa della famiglia. La donna in questo contesto costituisce un valore fondamentale che deriva da una cultura matriarcale, risalente alle grandi figure bibliche femminili.

La donna ebrea nel Novecento continua ad esercitare, talvolta con coscienza, talvolta solo per consuetudine, la conservazione e la trasmissione dell’identita' ebraica. Questo ruolo, pur assediato dal processo di secolarizzazione generale che investe anche la societa' ebraica, viene mantenuto nel tempo, trasfigurandosi spesso in forme puramente simboliche. Mantenere l’uso di certe ricette di cucina, annoverare libri ebraici nelle biblioteche famigliari, conservare la presenza di simboli e oggetti di rito nelle case, e' pur sempre un segno labile ma riconoscibile, del permanere di una identita' ebraica.

La donna ebrea e la vita pubblica

La vita femminile ebraica fino a meta' Ottocento, negli anni dell’Emancipazione, si svolge tra le mura domestiche, spesso a loro volta chiuse tra le mura del ghetto. Come il padre e il marito, pero', la donna ebrea aspira a vivere finalmente a pieno titolo nella societa' che la circonda. Minoranza nella minoranza, conosce il problema dell’emarginazione e si inebria di un sogno di fratellanza universale che la porta talvolta verso l’assimilazione. Emerge una nuova figura di benefattrice, di donna impegnata nell’attivita' sociale e nella difesa dei diritti, di sostenitrice del suffragio universale, di militante politica. Conduce le sue battaglie con gli strumenti che le sono noti: il ricamo come mezzo per insegnare un mestiere alle giovani piu' misere, il lavoro per affrancarsi dallo sfruttamento e tutelare le lavoratrici, l’educazione come strumento di miglioramento e di crescita. Linfa vitale per la crescita femminile e' stato il contributo delle ebree straniere che hanno saputo inserirsi nel nostro paese senza perdere la propria peculiarita' culturale. Ma in questa galleria di immagini, di volti in cui ognuno puo' riconoscere se stesso, la propria madre o la propria nonna, emerge il contributo delle tante donne che semplicemente con la loro esistenza e il loro agire hanno permesso la sopravvivenza dell’ebraismo.

La mostra vuole far risaltare, in particolare, la figura e il valore di alcune donne: Marianna Mortara, madre di Edgardo, il bambino bolognese che nel 1858 fu prelevato nottetempo dalle guardie pontificie e trasferito a Roma nella casa dei Catecumeni per la conversione al Cristianesimo; Laura Orvieto, scrittrice, studiosa, autrice; Paola Lombroso, figlia maggiore dello scienziato Cesare Lombroso, che si occupo' di psicologia infantile; Berta Bernstein, ispiratrice e fondatrice dell’ADEI; Sisa Carmi Belimbau, ispettrice degli asili israelitici di Livorno; Nina Rignano Sullam (Milano 1871 -Varese 1945) fondatrici dell’Unione Femminile Nazionale; Rita Montagnana, impegnata nel movimento operaio, poi moglie di Togliatti, fondatrice dell’Unione Donne Italiane.

Inaugurazione: Giovedi' 9 Marzo 2006, 17.30.

Museo Ebraico
Via Valdonia 1/5 - Bologna

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