Le sue opere sono poesia nell'originario senso di 'poiesis' come creazione di forme. Dice l'artista: "Si tratta di un lavoro essenzialmente pittorico, con qualche incursione nella video-arte. In esso faccio uso di sagome di materiali plastici morbidi, che hanno il valore di icone evocatrici(...)".
Personale
Le opere di Damiano Fasso sono poesia. Poesia nell'originario senso di ''poiesis'' come creazione di forme, composizione sulla superficie dei medium. Una spazialita' ''cortese'' pervade i suoi lavori: aleggiare di fiaba, magia, elementi di prodigiosa e disarmante armonia.
La presenza della tela e il suo incestuoso collage con il peluche confessano una pratica artigiana tradita da una techno - gestazione computerizzata; l'ologrammatica patina in smalto, evocazione dello sfondo sacrale e prezioso della tradizione, contamina di inganno l'involucro per contraddire la sensibilita' tattile delle sagome morbide dai contorni recisi e perseverare la dualita' luminoso/opaco impressa dall'incidere della luce.
Come haiku di tempo sospeso o frames di memoria, come sinopie di miti tracciate tra criptici graffiti, esse si rivelano rappresentazioni narrative che svelano il rito visivo compiuto dall'artista nel momento in cui, sciamano e scriba, compone l'alchimia per trasmutare la materia in arte. (Stefania Portinari, 2000)
Il mio percorso artistico ha origine come una ricerca sul tema dell’ identita'; all’inizio della mia carriera mi interessava il fatto che il produrre arte sia in qualche modo una necessita' di lasciare una testimonianza del se', del nostro passaggio. Lavoravo quindi inizialmente sul tema di un’identita' nella memoria e nel tempo, estendendo invece il mio interesse in seguito anche all’identita' storica e sociale dei gruppi di individui, intendendola come riflessione sugli eventi e sulle persone.
Si tratta di un lavoro essenzialmente pittorico, con qualche incursione nella video-arte. In esso faccio uso di sagome di materiali plastici morbidi, che hanno il valore di icone evocatrici di situazioni, cristallizzate come sono fuori da un contesto preciso, ma che sono anche ambiguamente sospese tra una giocosita' ironica e un sottofondo amaro, dietro una facciata apparentemente neopop e rassicurante.
Accosto queste sagome di volta in volta buffe o malinconiche, allegre o misteriose con delle scritte, che tendono a sottolineare il tema dell’identita', ponendo degli interrogativi, o essendo difficilmente decifrabili, il che ne aumenta il potere provocatorio ed evocativo. In questo modo, l’immagine evocata nella mente dello spettatore si riveste di un senso di atemporalita' silenziosa, quasi un tentativo di sottrarre degli istanti all’incedere del tempo e dell’oblio: l’identita' delle cose e' destinata dunque a rimanere ambigua, e il mio lavoro gioca proprio su questa ambiguita', che attrae e respinge allo stesso tempo.
Drinking
p.zza Universita' 7 - Treviso