Interfuit. Due lavori realizzati a distanza ma strettamente collegati tra di loro in una sorta di dialogo di sguardi tra l'artista e la madre recentemente scomparsa. Il video e il lavoro fotografico in mostra sono infatti la testimonianza, del reciproco guardarsi nel corso del tempo, cio' che resta.
Interfuit
a cura di Emanuela de Cecco
Moira Ricci, lavora prevalentemente utilizzando
il video e la fotografia. Al centro dei suoi
interessi il mondo degli affetti familiari, la casa di
famiglia teatro naturale di queste relazioni.
Con uno sguardo coraggiosamente disponibile a
mettere in gioco la propria emotivita', l'artista ha
realizzato diversi lavori a partire dai materiali
visivi girati in ambito familiare, lasciandone intatta
la bellezza spontanea ma riorganizzandoli per
aggiungervi ulteriori livelli di lettura.
Primo fra tutti l'effetto specchio che i suoi lavori
riescono a generare in chi guarda, la capacita' di
trasformare il racconto di se' in terreno fertile per
avviare una riflessione sul nostro mondo, gli affetti
e i luoghi che, nel bene e nel male, formano
l'identita' di ognuno.
Due lavori realizzati a distanza ma strettamente collegati tra di loro in una sorta di dialogo di sguardi tra l'artista e la madre recentemente scomparsa. Il video e il lavoro fotografico in mostra sono infatti la testimonianza, del reciproco guardarsi nel corso del tempo, cio' che resta.
Nel primo caso Moira Raccoglie le fotografie scattate dalla madre dove lei e' protagonista, nel secondo caso raccoglie le immagini della madre.
Nel video (Loc. Collecchio, 2001), l'artista ricostruisce gli ambienti della casa di famiglia, componendo quattro quadri animati ognuno dei quali in relazione ad uno spazio specifico (cucina, bagno, camera da letto, salotto). Ogni volta compare la sua immagine ad eta' diverse e ogni volta in sottofondo, si ascolta una voce di una bambina che dice qualcosa ripetendolo piu' volte.
20.12.53-10.08.04 (2005/2006) e' un lavoro in progress che qui viene esposto per la prima volta, dove il materiale di partenza e' costituito dalla raccolta di immagini fotografiche dove la protagonista in questo caso e' la madre dell'artista. Moira Ricci interviene in queste immagini letteralmente entrandovi dentro, scegliendo di farne parte in prima persona, con un gesto denso, che e' certamente un atto di amore verso la madre, una forma di elaborazione della perdita, che trae pero' ulteriore forza nella rimessa in questione radicale delle relazioni tra chi guarda e l'oggetto dello sguardo.
Con un procedimento curato nei minimi dettagli, l'artista si “intromette nell'immagine", e lo fa prima di tutto fotografandosi con gli abiti adeguati alla situazione descritta da ogni fotografia, e ovviamente all'epoca. In un secondo passaggio, monta questa immagine di se', la propria presenza anche quando per ovvie ragioni anagrafiche non avrebbe potuto essere cosi' - all'interno della fotografia, dove appunto ogni volta compare la madre nei contesti piu' diversi.
Dalla precisione nella scelta dell'abbigliamento, della pettinatura, delle luci, a prima vista non si percepisce la presenza di una figura aggiunta, ma scorrendo la serie, si mette progressivamente a fuoco la presenza ricorrente di una figura discreta che - in ogni situazione - ha lo sguardo rivolto alla sua mamma.
Opening mercoledi' 15 marzo 2006 h.18.30
Artopia
Via Lazzaro Papi 2 - Milano
Orari di apertura: dal martedi' al venerdi' dalle ore 15.30 alle 19.30