Fusion Art Gallery
Torino
piazza Peyron, 9 G
335 6398351 FAX
WEB
L’immagine reincantata
dal 16/3/2006 al 17/4/2006
Martedi', giovedi' e venerdi' 16.30 - 19.30 o su appuntamento

Segnalato da

Edoardo Di Mauro




 
calendario eventi  :: 




16/3/2006

L’immagine reincantata

Fusion Art Gallery, Torino

In mostra opere di: Gaetano Buttaro, Gianluca Chiodi, Dario Colombo, Stefania Di Marco, Paolo di Montegnacco, Cristiano De Gaetano, Roberta Fanti, Silvia Fubini, Theo Gallino, Francesca Maranetto Gay, Tea Giobbio, Flavio Giordano etc.


comunicato stampa

Mostra collettiva

a cura di Edoardo Di Mauro

Artisti: Gaetano Buttaro, Gianluca Chiodi, Dario Colombo, Stefania Di Marco, Paolo di Montegnacco, Cristiano De Gaetano, Roberta Fanti, Silvia Fubini, Theo Gallino, Francesca Maranetto Gay, Tea Giobbio, Flavio Giordano, Patrizia Nuvolari, Elisa Pavan, Gianluca Rosso, Giancarlo Scagnolari, Roberto Zizzo.

Questa rassegna si pone nella scia ideale di due precedenti. Nella prima “La contemporaneita' evocata : nuova pittura in Italia" ordinata la scorsa primavera sempre alla Fusion Art Gallery mi sono soffermato sullo specifico pittorico. Questo scrivevo nella presentazione : “la pittura sta attualmente vivendo una fase che, da un punto di vista linguistico, puo' considerarsi mediana tra lo stile prevalente nella seconda meta' degli anni ’80 e quello del decennio successivo. Essendo, sin dall’antichita' remota, lo strumento mimetico per eccellenza, la pittura riesce a metabolizzare, con procedimento metamorfico, tutto quanto proviene dall’esterno, e sta riuscendo nell’impresa anche relativamente a strumenti come la fotografia, l’immagine digitale e, piu' in generale, tutto l’inesauribile armamentario di simulacri della contemporaneita'. Quindi il termine “evocazione" in questo caso e' interpretabile in una duplice accezione. Da un lato il ritorno di un’attenzione curiosa e partecipe nei confronti degli stereotipi mediali, come avvenne negli anni’80, ma mantenendo molte caratteristiche di quell’atteggiamento di freddo ed algido distacco mentale tipico, almeno secondo la mia lettura, degli anni ’90. La contemporaneita' appare nuovamente come narrazione iconografica prevalente, ma sfumata in un atteggiamento evocativo di suggestioni che furono un tempo intense e nel “qui ed ora" si ripropongono come sfocate dalla consapevolezza e dal disincanto."

La seconda intitolata “Punto e a capo : nuova contemporaneita' italiana", da poco conclusasi, appositamente studiata per il Centro d’Arte Contemporanea del Castello di Rivara, e' stata una eclettica visione d’insieme della situazione in atto nella nuova arte italiana che ha permesso ad alcuni giovani talenti di farsi meglio conoscere ed apprezzare. Con “L’immagine reincantata" il mio obiettivo si sposta a cogliere l’evoluzione di una linea stilistica legata all’uso delle tecnologie quindi fotografia, video ed immagine digitale con l’invito esteso, come e' abituale nelle ultime mie rassegne, ad autori attivi gia' da alcuni anni ma anche a giovani talvolta semi esordienti. E' stata proprio l’osservazione delle prove della piu' recente generazione artistica italiana, esaminata nella sua specificita' poetica ed isolata dal contesto di un sistema dell’arte in cui il tasso di alienazione continua ad essere piuttosto elevato, a convincermi della presenza di sempre piu' consistenti indizi riguardanti una insorgente mutazione estetica e comportamentale. Ho elaborato il termine “nuova contemporaneita'" per indicare uno stato d’animo diffuso che sembra volere andare oltre le secche in cui si era ormai incagliato il post moderno. Come sostenuto da uno dei migliori estetologi italiani, Mario Perniola, l’arte vuole proporre nuovamente un senso al suo esistere, a cui egli da' l’appellativo di “resto" od “ombra", andando oltre l’opposta tautologia nella quale si era incanalata a partire dagli anni ’50 dapprima con la teoria situazionista e con quella successiva del Concettuale incarnato dalla riflessione teorica di Joseph Kosuth, entrambe convergenti nel rifiutare una visione formalistica dell’arte perche' inficiante il soggettivismo dell’artista, la sua produzione mentale e teorica come unica portatrice di senso e di verita' in opposizione al feticcio dell’opera prodotto a solo uso e consumo della “societa' dello spettacolo".

La seconda opzione e' viceversa una interpretazione strumentalmente riduttiva della cosiddetta “teoria istituzionale" che considera l’arte categoria principalmente storica e l’opera come oggetto la cui qualita' e' esclusivamente determinata dal successo che riscuote presso i soggetti istituzionali : musei ed operatori del mercato, riviste specializzate, critici piu' o meno solidali e compiacenti con le regole imposte. Sono d’accordo sul fatto che l’arte non puo' essere spiegata a prescindere da ben determinati fattori storici e sociali ma e' anche evidente come l’esasperazione di questi presupposti porta ad un disciogliersi del messaggio all’interno dei meccanismi della comunicazione. Il risultato in termini estetici e' il cosiddetto “sensazionalismo", procedimento in cui l’arte intende provocare disgusto e turbamento allontanandosi volutamente dal pubblico ma accrescendo la sua “audience" e costringendo i protagonisti a spararla sempre piu' grossa : esempio indicativo e citato perche' noto ai piu' Maurizio Cattelan, personalita' per cui valgono ormai i parametri di giudizio adoperati per valutare popstar e divi del cinema e non certo i classici criteri di valutazione artistica. Tali fenomeni sono stati introdotti dal nichilismo e dalla “morte di Dio" teorizzata da Nietzsche sul finire del secolo scorso : l’avvento della tecnica svuota progressivamente la civilta' occidentale delle antiche certezze ed anche l’arte conosce lo stesso destino il cui esito finale si ha dopo la seconda meta' degli anni ’70 quando viene meno la spinta propulsiva e vitalistica delle avanguardie storiche strettamente correlate al concetto del Superuomo.

La citazione esasperata e spesso sterile delle esperienze del passato, il cinismo dichiarato con senso di supponenza e' per molti aspetti espressione di questo rimpianto. Tuttavia in questi anni d’esordio del nuovo millennio si intravede la possibilita' di una “terza via" al di la' di improbabili volonta' di restaurazione di una classicita' statica o di un totale annullamento dell’arte nel reale e nella comunicazione : un atteggiamento che, pur partecipando alle vicende del quotidiano, interviene su di esse per gettarvi verita', resistendo al conformismo ed alla massificazione dell’opera per restituire all’arte grandezza progettuale e dignita' estetica. Tornando allo specifico della rassegna un indizio certo di questo mutato atteggiamento e' dato dalla capacita' attuale di usare le tecnologie nella loro specificita' di linguaggio. Il tutto parte dal ruolo assunto dalla fotografia che, nell’ultimo trentennio, si e' riversata massiccia nel panorama eclettico della contemporaneita' privilegiando la funzione piuttosto che l’oggetto e diventando gradualmente una delle dimensioni narrative maggioritarie, trascinando con se' il video, suo successore e derivato tecnologico. L’atteggiamento si e' manifestato nella duplice accezione di una partecipazione “fredda", tendente a privilegiare una classificazione impersonale ed asettica dell’esistente e della banalita' quotidiana, ed un’ altra dimensione “calda" e psicologica, in cui gli artisti hanno adoperato il mezzo come estensione del proprio io, per calarsi nel reale con atteggiamento di affettuosa partecipazione. Ma questo non e' affatto in contraddizione con un uso “artistico" del mezzo, anzi semmai ne rafforza la vocazione di strumento atto a cogliere il reale nell’accezione di un abbraccio interire, di un congiungimento con l’io dell’artista. Il “reincanto" di cui parla nel titolo della mostra stigmatizza una nuova fase epocale in cui siamo ormai entrati : dopo la plurisecolare prevalenza del razionalismo introdotto dal Rinascimento e confermato dall’Illuminismo, dominato dal “logos", le tecnologie immateriali ci hanno introdotti nella civilta' dell’immagine, in cui si assiste ad una ripresa di valori magici e rituali che collegano la nostra epoca ad un passato premoderno con la ricomparsa di antichi archetipi ed una nuova dimensione comunitaria in cui l’individuo vive attraverso lo sguardo e le leggi degli altri. Dall’epoca del disincanto si passa a quella del reincanto, anche se e' evidente che stiamo vivendo una fase di ingresso e di assestamento caratterizzato da innumerevoli contraddizioni. Tutto questo non puo' non riflettersi nella dimensione artistica: gli autori dell’ “Immagine reincantata" fanno proprie le indicazioni estetiche da me enunciate in questa breve introduzione.

La fotografia, l’immagine digitale, il video non vengono adoperati, come quasi sempre avveniva in Italia nel decennio appena trascorso, in un’ottica di appiattimento sul reale ma per condurre l’interiorita' del singolo autore a stabilire un rapporto empatico con l’esterno, in una dimensione spesso rarefatta ma non per questo meno efficace, dominata dalla volonta' di narrare, di evidenziare l’aspetto simbolico di quanto e' al tempo stesso dentro e fuori di noi, privilegiando una poetica del frammento come elemento atto a gettar luce sulla complessita' del reale. Edoardo Di Mauro

Allestimento: Walter Vallini

Direzione artistica: Edoardo Di Mauro, Walter Vallini

Inaugurazione: venerdi' 17 marzo 2006 dalle 19 alle 23

Fusion Art Gallery
piazza Peyron 9 g - Torino
Orario: Martedi', giovedi' e venerdi' 16.30 - 19.30 o su appuntamento

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