Victor Brauner
Jean Dubuffet
Hans Hartung
Andy Warhol
Claude Monet
Christian Boltanski
Yves Klein
Lorand Hegyi
Capolavori del Novecento dal Musee d’Art Moderne di Saint-Etienne. Trenta opere. La mostra consente una sorta di racconto dell’arte del secolo appena concluso, da Monet ai protagonisti contemporanei, attraverso opere particolarmente significative di grandi dimensioni, scelte da Lorand Hegyi.
Capolavori del Novecento dal Musee d’Art Moderne di Saint-Etienne.
A cura di Lorand Hegyi.
Trenta capolavori di quello che, per l’arte contemporanea, e' il secondo grande
museo di Francia, sono esposti dal 2 aprile al 16 luglio presso la Fondazione
Magnani-Rocca. E’ una occasione davvero impedibile per godere del confronto
ravvicinato tra i capolavori del Novecento raccolti durante una vita dal Fondatore
Luigi Magnani e quelli proposti dal Muse'e d’Art Moderne di Saint-Etienne,
istituzione essa stessa centro di moderno collezionismo, che, grazie a continue
importanti acquisizioni, comprende circa 15.000 opere.
La mostra consente una sorta di racconto dell’arte del secolo appena concluso, da
Monet ai protagonisti contemporanei, attraverso opere particolarmente significative,
molte di notevoli dimensioni, scelte dal direttore del Musee di Saint-Etienne
Lorand Hegyi.
Cronologicamente prende avvio appunto con un’opera di Claude Monet, Nymphe'as del
1907, facente parte dell’ultima serie dell’artista che, terminata da tempo la
stagione impressionista, apre il nuovo secolo all’astrazione decorativa; il
percorso continua, lungo la storia artistica di tutto il Novecento, fino ad arrivare
alle opere di artisti viventi che esprimono tendenze, umori, problematiche e
sensibilita' dei nostri giorni come Bernard Frize, Christian Boltanski, Bernard
Lavier.
Monet rappresenta veramente l’incipit ideale della mostra, soprattutto perche' uno
degli ultimi dipinti acquistati da Magnani e' Falaises a' Pourville, soleil levant
del 1897, che fa parte di una serie di cinque dipinti che il grande pittore
impressionista esegui' proprio nel periodo precedente a quello finale delle Ninfee e
che costituisce quindi il punto d’incontro fra le due collezioni. Nu aux jambes
croise'es del 1905, un raffinatissimo disegno su tela del 1905, testimonia la
presenza di alcune opere di Pablo Picasso a Saint-Etienne.
Il Cubismo e' rappresentato da una natura morta di Louis Marcoussis del 1925 che
appartiene alla seconda fase del movimento con gli oggetti caratteristici del
repertorio tipico cubista che, ridotti alla loro struttura semplificata e
caratterizzati da una frontalita' nata dalla sovrapposizione dei piani e dal
trattamento aplat del colore, richiamano la pratica del collage alla quale
Marcoussis si era dedicato fin dal 1914.
Si prosegue poi con un’opera di grande impatto visivo, Trois femmes sur fond rouge
di Fernand Le'ger, capolavoro assoluto del 1927, in piena sintonia col "retour a'
l'ordre", dove le tre figure monumentali si stagliano frontalmente su uno sfondo
rosso, occupando tutto lo spazio in maniera prepotentemente plastica e sintetica,
preannunciando cosi' l’evoluzione di Le'ger verso un nuovo classicismo.
Molto interessante anche il lavoro di un’allieva di Le'ger, Marcelle Cahn che
nell’opera Avion-forme aviatique del 1930 sviluppa le sue ricerche spaziali in
termini rigorosamente geometrici con un gioco di linee oblique e di forme circolari
che lasciano supporre una notevole profondita' accentuata da un abile
contrapposizione di piani colorati.
La scelta prevede poi E'quilibre di Jean He'lion, un dipinto del 1933, dove l’uso
di forme circolari e oblique viene a turbare l’ortodossia concettuale del
Neo-plasticismo, accentuando anche la sovrapposizione di forme colorate che sullo
sfondo nero creano un’illusione di profondita'.
Portrait di Marchel Duchamp di Jaques Villon l’artista, fratello di Duchamp, che
aveva definito se stesso “cubista-impressionista", ci mostra una tradizione
pittorica tipicamente francese che non si e' mai esaurita; mentre con Le fiance' di
Francis Picabia giungiamo a una stilizzazione, vicina al disegno industriale che
incarna il “simbolismo meccanico" di questo artista, lontanissimo dal provare,
come invece i Futuristi, entusiasmo per quel progresso che stava trasformando tanto
velocemente l’aspetto delle cose e delle citta'.
Nelle opere di Kurt Schwitters la rappresentazione degli oggetti lascia il posto
alla presenza di materiale che proclama la propria autonomia come nel significativo
assemblaggio in mostra datato 1939-1944, dove i rifiuti urbani sono sostituiti da
materiali naturali.
L’automatismo grafico surrealista e' ben rappresentato da Andre' Masson con Les
Pre'tendants del 1932, mentre una componente diversa del Surrealismo ci viene
evidenziata da Mains et gants di Yves Tanguy, dove viene evidenziato il
funzionamento reale del pensiero in uno spazio inquietante dalla profondita'
infinita.
A rappresentare il cospicuo numero di opere di Victor Brauner presenti a
Saint-Etienne, quattro capolavori surrealisti di questo artista che mescola alle
consuete tematiche oniriche elementi esoterici, animisti e archetipici e li coniuga,
ambientandoli nei suoi tipici paesaggi silvestri notturni, in modo inquietante e
suggestivo.
Del secondo dopoguerra, a testimoniarne tutto il dramma e il profondo spaesamento
degli artisti, un capolavoro di Jean Dubuffet e la pittura gestuale di Hans Hartung
e Pierre Soulages, dove la drammaticita' rembrandtiana dei neri crea intriganti
rapporti luministici.
La Pop Art americana e' rappresentata dai due giganti Andy Warhol e Roy
Lichtenstein; di quest’ultimo Entablature del 1975 ci offre una autoriflessione
semantica che analizza, ingrandendole, le parti ornamentali dei suoi dipinti, mentre
del primo abbiamo uno dei suoi geniali autoritratti degli anni Sessanta, veri
emblemi della evidente ambiguita' dell’essere.
Non poteva mancare Yves Klein con Monochrome I.K.B., del 1957, magica estensione
cromatica dove l’inconfondibile blu oltremare dell’artista corrisponde a una
spirituale ricerca dell’assoluto.
Con Bernard Rancillac la tela si ripopola di immagini accattivanti, molto vicine
all’affiche, quasi a creare nell’esposizione una sosta “apparentemente
piacevole" prima della nuova reimmersione concettuale con Benjamin Vautier,
Fabrice Hybert e coi poetici pannelli di Bernard Frize del 1990.
Ufficio Stampa: Studio Esseci - Padova info@studioesseci.net
Inaugurazione: Domenica 2 Aprile 2006
Fondazione Magnani-Rocca
via Fondazione Magnani-Rocca 4 - Mamiano di Traversetolo
Orari: orario continuato 10-18; Lunedi' chiuso.