Cantieri Teatrali Koreja
Lecce
via Guido Dorso, 70
0832 242000 FAX 0832 242000
WEB
Raffaele Puce
dal 31/3/2006 al 29/4/2006

Segnalato da

Angela Serafino



approfondimenti

Raffaele Puce



 
calendario eventi  :: 




31/3/2006

Raffaele Puce

Cantieri Teatrali Koreja, Lecce

Omaggio ai paratori. Gli scatti dell'artista sono un lavoro di documentazione dal Sud, che si ricollega all’indagine visiva compiuta, a partire dagli anni ’60, da autori come Pino Pascali, Mario Cresci e altri ancora.


comunicato stampa

Omaggio ai paratori

Nelle grandi o piccole piazze di citta' e paesi del Salento, nelle giornate particolari di festa, dedicate ad una Santa o un Santo, brillano di luce policroma architetture effimere con richiami geometrico-floreali, che vanno verso l’alto per coronare le strade e le notti.

Ma che succede prima che la parazione si accenda? Per diversi giorni, dalla mattina molto presto, una squadra di uomini lavorano sodo a dorso nudo con gli occhi rivolti verso il cielo. I loro gesti sono scanditi per dare forma alle luminarie e nel corso del lavoro tra gli attrezzi e le mani, tra i pali e la cassarmonica, tra il fil di ferro e gli occhi si stabilisce una stretta e intensa collaborazione progettuale, scenografica, estetica, popolare...

Gli scatti di Raffaele Puce sono, ad un primo livello di lettura, quello storico, un lavoro di documentazione dal Sud, che si ricollega all’indagine visiva compiuta, a partire dagli anni ’60, da autori come Pino Pascali, Mario Cresci e altri ancora. In tale percorso di ricerca, l’oggetto materiale e' stato raccontato, ricollegandolo alla sua valenza simbolica, includendo in essa i luoghi, le persone, i riti. La ricchezza storica ed estetica del magma culturale legata all’oggetto materiale e' stato possibile renderla visibile entrando all’interno degli spazi quotidiani, guardando al sud dal sud, entrando in quella traiettoria coinvolgente del non andare alla scoperta di... ma farsi scoprire tra... In questo spazio di visione opera, dagli anni ottanta, Raffaele Puce.

L’omaggio ai paratori nel suo ritmo sequenziale testimonia non la festa ma il farsi del lavoro che prepara la festa. Da questo punto di vista e' possibile cogliere le azioni compiute dai corpi che diventano anch’essi misure in grado di collegare la piazza, la strada al cielo. Le fotografie sono la narrazione dei corpi tra le cose, delle linee di tensione compositive che, tra queste, si creano. Man mano che si guardano le immagini l’oggetto tematico, scompare e si fa spazio il cielo.

Dall’esperienza tra i paratori, Puce alleggerisce le immagini seguendo il ritmo delle forme che valgono come tali, dai muscoli alle lampadine brulicanti, che come larve attendono il volo. Man mano gli oggetti, gli insiemi si aggregano dando sostanza alla festa ma Puce continua a togliere, per far posto ai cieli e alle forme imprendibili che in essi trascorrono, soffermandosi su un filo che esalta il contrasto tra la retta e l’aria. I fili sono termini di collegamento nelle plurime direzioni della festa e forse sono anche una parola cardine per comprendere l’operazione nel suo insieme. Lo spazio della festa diventa possibile per una serie di fili che si collegano, visibili e invisibili e le immagini, guardando in aria, rendono omaggio alla parazione costante del cielo.
Angela Serafino

Il lavoro della festa

Confesso che, se pure, come tutti i salentini, cresciuto con le parazioni delle feste negli occhi, nelle accaldate e affollate, di corpi di volti di suoni di odori, strade e piazze del sud, mai mi ero soffermato sulle familiari presenze dei paratori, prima che Angela Serafino e Raffaele Puce mi parlassero del lavoro di questi, e della mostra in preparazione. Una gestazione molto lunga, pluriennale, quella di Puce, ed una meditazione lunga anche quella di Angela Serafino sulle peculiarita' del senso del sacro nel sud: sempre, e ancora, piu' pagano che puritano.

Sono stato colpito da alcune delle immagini che ho avuto il piacere di percorrere con gli occhi, prima della loro scelta per la mostra, ma anche dalla presentazione della rassegna, nella quale Serafino scrive: “L’omaggio ai paratori testimonia non il fatto della festa, ma il farsi del lavoro che prepara la festa. La differenza non e' poca. Nel farsi si colgono le azioni che sono materia vivente di conoscenza del territorio, prima ancora di essere spettacolo".

Quest’ultimo inciso, ha, ai miei occhi, una particolare rilevanza. Noi siamo avvezzi allo spettacolo, appunto. Ed uno spettacolo e' riuscito, in generale, quando non fa pensare al lavoro che c’e' dietro, per la sua preparazione. Quando non si vede la fatica. Ma allora i “nostri" paratori sono dei maestri, poiche' ammirando sin da bambino le architetture di luce da loro montate e smontate nel volgere di pochi giorni, mai ho pensato prima al loro lavoro. Quel lavoro che pero' e' sempre necessario, per poter godere di uno spettacolo; quel lavoro per il quale non ci sono manuali ne' equazioni, che viene fatto in sospensione su lunghe scale semoventi e triangolari tra la terra e l’aria, e che si tramanda di mano in mano e di occhio in occhio per generazioni, a volte.

Quel lavoro, per cui i nostri paratori salentini sono particolarmente apprezzati in Giappone, dal quale fuoriescono architetture di luci (che di giorno, bianche trasfigurano ugualmente le strade assolate), e che gli scatti di Puce ci fanno conoscere. Un’ultima considerazione sollecita la mostra, a proposito dell’indomito e un po’ datato moralismo con cui guardiamo alla realta'. Cosa di piu' superfluo, e persino costoso, di questi arredi “effimeri"? Eppure per noi salentini sono un momento essenziale - come la processione del santo ed i fuochi d’artificio, che aprono e chiudono ogni festa - della celebrazione del rito.

Questo fatto mi fa ricordare un passo delle Operette Morali, in cui Leopardi, con la sua ineffabile ironia, riprende Cicerone che biasima “la magnificenza e l’apparenza degli spettacoli e delle feste popolari" come poco adatte a stimolare le virtu' civili; opponendogli che poche cose sono piu' adeguate a questo fine di quelle “appropriate a scuotere gli animi ed esercitare la facolta' dell’immaginazione". Quali appunto, ancora, possono essere le nostre feste, con le loro parazioni.
Luca Carbone

Cantieri Teatrali Koreja
Via Dorso 70 - Lecce

IN ARCHIVIO [93]
Patrizia Emma Scialpi
dal 5/3/2015 al 5/4/2015

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede