Il ritratto ha un ruolo fondamentalenel processo di continua ridefinizione dell’identita' e costituisce un nucleo tematico fondamentale nell’arte visiva contemporanea. Opere di Jens Lustraeten, Morten Nilsson e Marek Ther.
Il ritratto ha un ruolo fondamentale in quel processo di continua ridefinizione dell’identita' che costituisce un nucleo tematico importantissimo nell’arte visiva contemporanea. Il suo forte peso introspettivo puo' essere un contributo alla coscienza del se', una riflessione su ruoli e funzioni spesso dati per scontati come semplici attributi dell’essere, un’allusione all’ambivalenza e alla molteplicita' insite nel reale.
La fotografia e' un mezzo in un certo senso privilegiato nel coglierne l’intensita': l’immobilita' dell’immagine che ferma e concentra il flusso dei pensieri, il legame con la fisicita', la capacita' di esaltare, attraverso il suo carattere diretto e la sua piattezza, l’emotivita' sottile ma dirompente degli sguardi.
Portraits offre tre modalita' diverse di interpretare il ritratto fotografico e, in questo modo, allude a quella complessita' di possibili prospettive propria della riflessione contemporanea sull’identita'. L’ironia convive con la critica dei ruoli, il gioco e il riferimento all’estetica kitsch si mescolano alla nostalgia e alla malinconia che spesso solo la fotografia sa esprimere.
Dancers di Morten Nilsson (Copenaghen, 1967), artista danese formatosi nel campo del fotogiornalismo, e' una serie di ritratti di giovani ballerini amatoriali che frequentano le sale da ballo.
Quello su cui si affaccia Nilsson e' un mondo a parte, con regole e rituali ben precisi. L’attenzione e' immediatamente catturata dalla rigidita' delle pose, dal portamento e dallo stile degli abiti. E sono proprio questi gli aspetti che l’artista intende enfatizzare, scegliendo come soggetti ballerini per lo piu' in eta' adolescenziale. I pizzi, i ricami di paillettes, le camicie damascate, le acconciature e il trucco, che rende i volti simili a quelli di manichini o statue di cera, si accompagnano alla fissita' delle pose, in parte tipica delle movenze di questi balli, in parte espressamente voluta dall’artista per sottolineare l’artificialita' dei ruoli che questo mondo impone. L’estetica della bellezza e della perfezione stride con l’immagine imperfetta dell’adolescente che sta diventando adulto e che paradossalmente finge gia' di esserlo. Non sono ritratti che cercano di far emergere la personalita' del soggetto, ma ne esaltano criticamente l’impersonalita' attraverso attente scelte stilistiche, come ad esempio l’uso della luce di un ring flash che non produce ombre e crea un’atmosfera ancora piu' artificiale. Gli sfondi sono per lo piu' casuali, ma fondamentali come dettagli e nell’evidenziare che le immagini non sono state scattate in studio: i ballerini, infatti, sono stati immortalati in luoghi diversi quando, appena terminata la gara, escono dalla pista da ballo sudati e con il fiato corto, ma ancora immedesimati nella rigidita' del loro ruolo. Queste maschere immobili sono pero' qua e la' lacerate da fessure che lasciano emergere dalla superficie perfetta, quasi senza vita e inumana, l’imperfezione di un corpo immaturo, il disorientamento di uno stato d’animo che nulla ha a che fare con l’ideale estetico a cui questo mondo ambisce.
Come i ritratti di Nilsson condensano naturalita' e artificialita', anche in Fathers di Jens Lustraeten (1973) premeditazione dello scatto e spontaneita' convivono in ogni singolo dettaglio. Originario di Krefeld, Lustraeten ha studiato fotografia e nuovi media all’accademia di Lipsia e vive e lavora a Berlino. Questa serie di ritratti e' stata realizzata nel corso di ben sei anni, ma il concetto del lavoro, cosi' come lo vediamo ora esposto, e' nato solo nel 2001 con l’idea di dare forma, anche qui come in Dancers, a un modo di essere segnato da un lieve ma profondo contrasto: questi giovani padri, mentre tentano di adattarsi alla nuova situazione e al loro nuovo ruolo, si sentono inevitabilmente smarriti, si mostrano al contempo orgogliosi e deboli, forti ed insicuri. Ritratti all’interno dei loro appartamenti, i cui dettagli sullo sfondo, in parte modificati, in parte lasciati cosi' com’erano, fanno intuire la loro vita quotidiana e le loro personalita', i padri indossano tutti abiti tipicamente maschili e tengono in braccio i loro bambini avvolti in un lenzuolo o in una coperta. La scelta di un abbigliamento tradizionale fa pensare ai ritratti dei capi famiglia di August Sander: e' questa una riflessione, ma anche un gioco, su quello che era il ruolo del padre in passato e quello che e' il ruolo del padre oggi. D’altro canto, la realizzazione di Fathers si sviluppa parallelamente a un intenso dibattito mediatico sui ruoli familiari e si pone criticamente nei confronti di posizioni unilaterali che esaltano unicamente il ruolo della madre-donna in carriera. L’immagine del padre con il bimbo e' un’immagine inflazionata a livello pubblicitario, ma viene qui proposta in una chiave originale e totalmente diversa: si lascia pensare allo spettatore di trovarsi davanti al ritratto di una “generazione tipo", per poi deludere le aspettative di questa visione semplicemente stereotipizzante. A condurci in questa direzione e' anche l’atmosfera ricreata che rimanda visivamente a Beaches e New Mothers dell’artista olandese Rineke Dijkstra: la luce, l’austerita' frontale, gli sfondi minimali, nonche' la capacita' di cogliere un’espressivita' che sta a meta' tra la posa e la spontaneita', avvicinano lo stile dei due artisti che inaugura e porta avanti una monumentalita' introspettiva fatta di incertezze.
La fotografia come mezzo nostalgico per eccellenza viene invece utilizzata dal giovane artista ceco Marek Ther (Praga, 1977) per proporci il suggestivo ritratto di una rediviva Maria Callas, ancora una volta immortalata dall’obiettivo del celebre fotografo di star Christian Steiner.
Maria Callas by Christian Steiner e' una serie di immagini segretamente scattate alla diva nel 2001 che, dopo essere state esposte nel 2005 presso la Galleria Futura di Praga, vengono oggi per la prima volta mostrate al pubblico italiano per gentile concessione del soprano stesso e grazie all’intermediazione dell’artista ceco, da sempre affascinato dalla cantante.
Il personaggio di Maria Callas e' centrale nella produzione di Marek Ther: protagonista di altri suoi lavori, come My Pleasure, qui compare con tutto il carisma, il mistero e la composta tristezza che l’hanno resa un’icona universalmente riconosciuta.
Sospensione ironica dei significati, paradosso, ambivalenza, una sottile tendenza alla sovversione e un’estetica tipicamente anni ottanta, che talvolta sfocia nel kitsch, caratterizzano tutto lo stile di Ther ed emergono significativamente anche in questi ritratti. Il profondo meccanismo di empatia tra la diva e l’artista lascia spazio al confondersi del ritratto con l’autoritratto, della realta' con la finzione e crea un clima d’attesa per cui ci si aspetta che da un momento all’altro Maria Callas, dopo una lunga assenza, possa eccezionalmente ricomparire.
Immagine: fotografia di Morten Nilsson
Inaugurazione: Sabato 8 aprile 2006, ore 18.30
Galleria Estro
Via S. Prosdocimo 30 - Padova