Pieve di S. Andrea
Sommacampagna (VR)
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Marco Gradi
dal 9/4/2006 al 16/4/2006

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9/4/2006

Marco Gradi

Pieve di S. Andrea, Sommacampagna (VR)

Della luce e del buio. L'iconografia della croce. L'immagine dell'artista non riconosce unicamente se stessa ma ricostruisce strutture linguistiche condivisibili e s'incarna nel presente in un diverso rapporto con la storia.


comunicato stampa

Della luce e del buio. L'iconografia della croce

...di esitere nell'autentica espressivita' del gesto che diventa metafora di presenza nella vita. Marco Gradi nel ciclo pittorico della luce, del buio, sceglie di esistere come artista contemporaneo nell'antico ruolo dei costruttori nelle grandi cattedrali. Sceglie di vivere nel rito, nell'incontro con un pubblico che non vede l'opera d'arte come priorita', ma un tramite per l'ispirazione; di affrontare l'opera d'arte come ermeneutica ed esporre appunti pittorici ed approfondimenti di un percorso esistenziale che e' in continua trasformazione.

L'intenso silenzio e la partecipazione collettiva ricostruiscono l'estetica comunicativa dell'immagine in un ambito di interazione con il tutto. Nel segno della croce del fedele s'incontra l'elemento di ricerca dell' artista e diventa un nuovo orientamento alla preghiera che fa nel segno del cosmo il segno del Cristo che ritorna. Anche l'artista potrebbe diventare Nulla e fondersi con l'intera rappresentazione simbolica della liturgia. L'arte di Marco, muove buio e luce come condizione di ricerca e scopre nell'incontro con l'iconografia della Croce l'antico orientamento del cosmo ''Nord Sud Est Ovest''. La croce si apre ad ogni direzione dell'esperienza fino ad oltrepasserne i limiti fisici e divenire il simbolo di eternita' nell'iconografia della Passione. Da artista contemporaneo Marco incontra la Croce indagando se stesso nel buio, nella solitudine e nella perdita. Marco incontra la luce nello stesso luogo, come Cristo si uni' al Padre dopo essere stato abbandonato.

L'uomo contemporaneo ha sentito per lungo tempo questa dimensione sospesa in quell'attimo di estrema umanita' vissuta da un Dio che fu uomo tra gli uomini, nella morte. ''La nostra anima, che dopo il lungo periodo di materialismo e' appena al suo risveglio, porta in se' i germi della disperazione che viene dalla mancanza di fede, da mancanza di scopo e di meta... L'anima in via di destarsi sente ancora forte l'impressione di quell'incubo. Solo una debole luce spunta come un puntino nell'enorme cerchio nero'' Kandinskij, Lo Spirituale nell'arte. La Croce non e' cosi' palese in queste opere come nell'iconografia tradizionale, ma la si deve estrapolare da un universo di segni altrettanto presenti.

Come nella complessa esuberanza di personaggi della Sistina, la perdita del centro diviene il simbolo di un percorso tormentato alla ricerca di senso, cosi' il segno nella sua totale astrazione si ridefinisce casualmente simbolo, riconquistando strutture significanti precedentemente destrutturate. L'immagine non riconosce unicamente se stessa ma ricostruisce strutture linguistiche condivisibili e s'incarna nel presente in un diverso rapporto con la storia. Non poteva essere diversamente l'incontro tra un'opera Informale del 2006, una Pieve del 1035, un Giudizio Universale del 1200. Tutto e' cosi' diverso, cosi' come tutto e' uguale nella motivazione che volge all'Infinito.

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