Le sue fotografie sono lunghe elaborazioni mentali su Joseph Beuys e sulla sua opera. Il suo occhio non si limita a riprodurre l’oggetto ma si pone di fronte ad esso attraverso un lungo processo di rielaborazione del soggetto artistico, che da avvio ad una serie di relazioni che indagano la realta' circostante.
Block Beuys
Claudio Abate uno dei fotografi piu' ricercati dagli artisti italiani e
internazionali espone per la prima volta alla Galleria dell’Oca, una serie di scatti
sulle opere di Joseph Beuys conservate al museo di Darmstadt. Un progetto voluto
fortemente da Eva Beuys, moglie del grande artista tedesco, e realizzato dopo la sua
morte, avvenuta vent’anni or sono e confluito poi in un volume Joseph Beuys. Block
Beuys pubblicato da Schirmer & Mosel nel 1990. Eva Beuys, come ricorda Claudio
Abate, era rimasta colpita dal suo lavoro, che fin dai primi anni Sessanta era stato
attento testimone delle avanguardie artistiche e culturali; attratta probabilmente
da quel “fluido caldo" che introduce direttamente all’opera d’arte. Abate respira
Arte fin da bambino, fin da quando suo padre pittore lo introduce nella vita
culturale della fine degli anni Cinquanta.
Le sue fotografie non sono semplici
scatti ma lunghe elaborazioni mentali su Beuys e sull’opera stessa. Il suo occhio
non si limita a riprodurre l’oggetto, si pone di fronte ad esso attraverso un lungo
processo di rielaborazione del soggetto artistico, che da avvio ad una serie di
relazioni che indagano la realta' circostante per poi posarsi nuovamente sul nucleo
centrale. In questo modo l’oggetto raffigurato perde la propria connotazione
materiale, per acquistare tutto cio' che lo spazio e la storia del luogo gli hanno
trasmesso. Percio' tra Abate e le opere di Beuys si attiva un processo di osmosi che
fa rivivere non solo la loro essenza, ma anche l’anima di quel luogo: il museo in
cui sono confluiti, gli oggetti, le opere, i materiali vari e occasionali che
l’artista tedesco aveva conservato con attitudine antropologica.
La famosa sedia con
il grasso Stuhl mit Fett, 1963, 1986 -2006, per esempio, non e' una semplice seduta
con la materia poggiata sopra, ma e' solo il primo segno che induce ad entrare nel
luogo a vivere l’essenza dell’artista sciamano, in cui tutto deve essere espressione
di trasformazione, del ciclo continuo della vita. Quindi si colgono i segni delle
colate di grasso sulle gambe, ma anche il barattolo in fondo e due scatole, poste
simbolicamente l’una vicina all’altra, l’una gialla e l’altra nera. Le ombre
delineano le forme, quasi sinuose, degli oggetti.
Una danza di corpi che congelati dal tempo rivivono sotto l’occhio nutrito del
fotografo. Questi lavori ribadiscono dunque la vocazione artistica di Claudio Abate
che si coglie attraverso il calore, offerto ai nostri occhi attraverso una patina
quasi antica, che riconduce al concetto “beuysiano" di corpo come fonte di calore.
Galleria dell'Oca Arte Contemporanea
via della Mercede 12/a - Roma