Works until now: cut-copy-pastle & paint, mostra personale di Forrest Spears. A cura di Mario Pepe. "Al Pozzo" Guia Barbarossa. A cura di Miriam Cristaldi. "Al Portico" Paesaggi intenzionali, mostra personale di Mario Pepe. A cura di Viana Conti.
"Works until now: cut-copy-pastle & paint ", mostra personale di Forrest Spears. A cura di Mario Pepe.
L'oggettività della fotografia, che nasce nell'ottocento come mezzo scientifico di documentazione della realtà , viene oggi stravolta per creare ad hoc desideri e comportamenti massificati. Le migliaia di immagini della pubblicità che i media giornalmente riversano su di noi, non solo inducono consumi superflui, ma influenzano i nostri comportamenti quotidiani. La fotografia veicola desideri smisurati destinati a rimanere inappagati e a tenere comunque sempre caldo un motore da indirizzare verso nuovi consumi.
Una sana operazione artistica deve liberarsi di questo incubo capovolgendo la destinazione d'uso di queste immagini, come fa Spears partendo dalle foto patinate del mondo della moda. L'artista aggredisce le immagini con tagli, strappi, incollature, le scolorisce con acqua, graffia con matite, pastelli a olio, distruggendo furiosamente ogni legame con l'inautenticità d'origine, per riaffermare l'unicità dell'operazione artistica, il rifiuto di un mondo che decisamente non gli piace. La sofisticazione dei colori, che la moda ricerca spasmodicamente per poi imporla in milioni di esemplari, è decisamente negata da Spears che azzera la tavolozza con orrendi ed infantili colori di base, violentemente rinforzati da accostamenti complementari. Quei volti perfetti le cui foto riempiono quintali di riviste specializzate, dove la bellezza ha una funzione anticlassica di imitazione stereotipata, sono fatti oggetto di violenta deconnotazione ed inseriti in sfondi materici che li risucchiano inesorabilmente.
C'è in questo annichilamento della figura umana un richiamo diretto a Bacon, ma mentre Bacon contempla inorridito i suoi ectoplasmi umani, Spears, pur accanendosi su queste figure prive di spessore mutilandole e coprendole di violenti colori, ce le restituisce paradossalmente riabilitate, demassificate, rese finalmente libere di spaziare nella dimensione più ampia dell'autenticità artistica.
"Al Pozzo"
Mostra personale di Guia Barbarossa. A cura di Miriam Cristaldi.
Spiega il filosofo contemporaneo Marc Augé: "Il bisogno di dare un senso al presente costituisce il riscatto di una 'sovrabbondanza>' di avvenimenti secondo una situazione che si potrebbe definire col termine di 'sur-modernità '". Proprio riferendosi a questa attuale sensazione "sur" (=eccessivo, sovraccarico, pieno), Guia riesce a materializzare il suo popoloso universo immaginifico denso di avvenimenti affastellati, senza ordine preciso, ma esplicativi dell'immagine dell'eccesso, anche spaziale, paradossalmente correlato al restringimento del pianeta, oggi globalizzato da una comunicazione mondiale istantanea.
La sovrabbondante presenza di icone, specifica dell'esperienza pittorica, si ripete anche nel linguaggio scultoreo cui l'artista concretizza articolate forme nello spazio scavando la materia del legno.
Un'esperienza, questa, realizzata in sottrazione, togliendo cioè materia per evidenziare forme già insite nel legno e per produrre vuoto come referente e alterità al pieno.
In questo senso, il lavoro plastico che Guia porta avanti da sempre, in parallelo alla pittura, è da intendere quasi come un alter-ego in grado di contemplare e arricchire qualità suscitate dal linguaggio pittorico.
Infatti, se i processi addizionali del dipingere si fondano sull'azione dell'aggiungere pigmento su pigmento, segno su segno e allo stesso tempo si fanno istanza urgente che richiede velocità esecutiva, al contrario, il processo operativo del togliere (proprio della scultura) gioca sull'attesa paziente: un tempo lungo che può permettere l'emersione della forma dall'informe.
Nascono da qui emozioni di natura fisica: i corpi intagliati nella materia calda del cirmolo o dell'ulivo tendono a suggerire piacevoli sensazioni di morbilità tattile dovuta alla levigatezza delle superfici.
Anche qui elementi figurativi ed astratti, organici e mentali, contaminati tra loro nello slittamento di personaggi serrati gli uni sugli altri e stratificati in eccesso, vanno a strutturare corpi lignei che seguono i ritmi alterchi di cavità e sporgenze: nasce idealmente una sorta di "rumore fossile" capace di rievocare i tempi e i luoghi di un'arcaicità remota.
Un linguaggio, questo, che può allora condurre all'origine e che può forse accedere all'interpretazione dei segni e dei sogni e che si rivela nascondendo.
"Al Portico"
"Paesaggi intenzionali", mostra personale di Mario Pepe. A cura di Viana Conti.
La scelta, da parte dell'artista Mario Pepe, della fotografia a colori come mezzo espressivo e del paesaggio come genere rappresentativo non potrebbe che dare valide rassicurazioni allo spettatore sulla familiarità e del soggetto e del linguaggio, se non fosse che le modalità combinatorie dell'immagine volute dall'autore sono tali da poter ingenerare, lungo il percorso visivo più insospettabile, insidiosi punti di collasso del reale, dove anche il più avvertito degli osservatori potrebbe essere tratto percettivamente in inganno.
Inaugurazioni: ore 17.00
Orari: pomeriggio dal martedì al sabato dalle ore 16.30 alle 19.00, chiuso lunedì e festivo, altro orario su appuntamento
Associazione Culturale SATURA, Piazza Stella 5/1, Genova, Tel.010.2468284 Fax.010.6046652 cell.03475347308