COD. ID 92019. Una serie di fotografie in sequenza, due singole che dialogano tra loro e tante altre disposte su una parete colorata che segnala la presenza di un territorio differente. A cura di Emanuela De Cecco.
Onde, mare, luce forte, colori innaturali che contribuiscono a rendere vaga
la connotazione temporale. Potrebbe essere passato molto tempo. Traiettorie
dello sguardo, geometrie sentimentali. Sono tre i lavori che compongono la
mostra: una serie di fotografie in sequenza, due singole che dialogano tra
loro e tante altre fotografie disposte su una parete colorata che segnala la
presenza di un territorio differente.
Un passo indietro. Come il trailer di un film, il lavoro riprodotto
nell¹invito dice qualcosa delle intenzioni dell¹autore. Visione sospesa,
attenzione concentrata sulle tracce, non sappiamo se sia gia' accaduto tutto
o se la scena prenda corpo successivamente. Spiaggia, asciugamani e giochi
temporaneamente abbandonati non si sa da chi. (Dalle undici all¹una, XIII).
In mostra questa scena entra in dialogo con altre e prende corpo il
frammento di una storia (Dalle undici all¹una). Una giornata estiva
qualunque. I protagonisti sono tornati ognuno al proprio posto. Una madre e
un figlio al mare, la normalita' della scena e' incrinata dalla disparita' di
dimensioni: la cura dell¹altro colta nel momento in cui si trasforma e
rischia di implodere nel soffocamento.
Il mare, visione leggermente fuori fuoco, un bambino che ha l¹aria di un
fantasma, l¹espressione indecifrabile, non vediamo che cosa sta guardando,
si potrebbe parlare di stupore e smarrimento. (Distanze variabili I)
Poi ancora il mare. Questa volta acqua a tutto campo. In lontananza si
intravede qualcosa che somiglia ad una zattera. (Distanze variabili II)
Uno spazio colorato interrompe la neutralita' delle pareti dello spazio
espositivo. Un numero imprecisato di fotografie. E' da questo archivio che i
due lavori in mostra sono partiti, e' qui che possono ritornare se
l¹attenzione in una tappa successiva si concentra altrove. Uno spazio
privato a cui si accede in via informale, qui si apre ad altri sguardi. E' la
ricostruzione di un pezzo della propria casa, un confronto privato che
diventa pubblico, sono rese visibili le possibilita', gli errori, in questa
fase conta tutto allo stesso modo. Materiali di lavoro mostrati prima del
momento in cui vengono effettuate delle scelte.
In quest¹area non sono previste gerarchie, visione orizzontale, immagini
accumulate negli anni al ritmo della propria vitaŠ Lavori in corso, flusso
di sguardi dove la pluralita' si manifesta come irriducibilita' dell¹esistenza
ad essere colta in una dimensione unica. Fuoriuscita dalla logica
dell¹identita', passaggio liberatorio alla precarieta' ³che e' poi la liberta' a
cui si e' ricondotti o a cui si e' condannati tutte le volte che si depongono,
sia pure per un istante, maschere e finzioni². (F. Remotti, contro
l¹identita').
Nel corso del tempo, per gioco, per lavoro, per affetto. Emozioni fatte
corpo, ombre, presenze perturbanti. Sguardi sugli oggetti e sui materiali,
sui volti, sui corpi, su una situazione colta in diretta nel suo svolgersi.
Primi piani, campi medi, visioni di insieme: le distanze e la messa a fuoco
scandiscono gradi diversi di intimita' tra chi guarda e chi e' guardato.
Amleto DI Leo, nato a Sciacca (Ag) nel 1969 vive a Milano.
Fotografo e architetto attivo anche sul fronte del design, nel novembre del
2005 ha partecipato alla mostra Sguardi Ardui presso il Complesso
Monumentale di Santa Sofia a Salerno.
COD. ID 92019 e' la sua prima mostra personale.
Opening: giovedi' 11 maggio 2006 h.18.30
Artopia
via Lazzaro Papi, 2- Milano
Orario galleria: dal martedi' al venerdi' dalle ore 15.30 alle 19.30