Fondazione Querini Stampalia
Venezia
Campo Santa Maria Formosa, Castello 5252
041 2711411 FAX 041 2711445
WEB
Due mostre
dal 19/5/2006 al 14/10/2006
10-18, venerdi' e sabato 10-22. Chiuso il lunedi'

Segnalato da

Fondazione Querini Stampalia




 
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19/5/2006

Due mostre

Fondazione Querini Stampalia, Venezia

Resi conto di Giuseppe Caccavale rientra nel progetto Conservare il futuro ed e' incentrato sul rapporto fra arte antica e arte contemporanea, tra passato e presente. Circa un centinaio di opere, tra disegni e manoscritti, provenienti dalla Collezione Charlotte Kerr Durrenmatt saranno visibili nella Corte Mazzariol della Fondazione, spazio ridisegnato dall’architetto Mario Botta, curatore della mostra.


comunicato stampa

Giuseppe Caccavale - Resi conto

A cura di Chiara Bertola

Giuseppe Caccavale, napoletano d’origine marsigliese d’adozione, presenta la mostra Resi conto, pensata per gli spazi della Fondazione Querini Stampalia di Venezia.

Il progetto e' stato realizzato con il supporto del CIRVA, Centre international de recherche sur le verre et les arts plastiques, di Marsiglia e Faggionato Fine Arts di Londra.

Resi conto di Giuseppe Caccavale rientra nel progetto Conservare il futuro, promosso dalla Fondazione Querini Stampalia e dalla Regione del Veneto e incentrato sul rapporto fra arte antica e arte contemporanea, tra passato e presente.

L’obiettivo e' quello di approfondire il concetto di Museo, inteso e vissuto come Casa e con la specifica vocazione di restituire memoria attraverso gli sguardi degli artisti contemporanei.

Dopo Giulio Paolini, Remo Salvadori, Elisabetta Di Maggio, Kiki Smith e' Giuseppe Caccavale l’artista chiamato a confrontarsi con gli ambienti della Fondazione, nella convinzione che lo sguardo degli artisti piu' interessanti e sensibili possa aiutare non soltanto a capire il tempo presente, ma anche a vedere in modo diverso il nostro passato.

“Con Caccavale, scrive la curatrice Chiara Bertola, siamo di fronte ad una ricerca complessa, cresciuta nello studio, nelle parole scritte, sedimentata attraverso quell’arte minore e popolare che lavorava con i dettagli, che costringeva a controllare ogni particolare e ogni passaggio. Solo essenzialita', silenzio, disciplina quotidiana scandiscono i ritmi che conducono alla sua opera, dove il tempo quotidiano e quello del lavoro fanno parte del medesimo progetto esistenziale".

L’artista elabora un registro di discipline differenti tra loro, tutte hanno come materie elementi naturali. L’interesse per una chiara sillabazione della figura ha provocato la scoperta di cammini di sabbia, calce, vetro, grafite, carbone, pigmenti. Tutta polvere.

Scrive Caccavale: “Le stanze di “Casa Querini" saranno trasformate in un brusio di gesti, dalle palpebre delle opere uscira' un sonno di polvere".

E cosi' descrive l’esperienza in Fondazione: Cos’e' il “capitolo" Querini Stampalia? Sono pagine chinate verso il lavoro, un continuo sfogliare i gesti dello studio, un continuo non darsi pace nel trovato, cercarsi contenti in una camicia di forza. Uno sbaraglio di giorni che inseguono la loro vita nella severita'. Digiunano gli occhi e lo sguardo sonda la sua stratigrafia. In una casa di quadri, in una casa di libri, conquisto uno specchio di schiaffi, cosi' si infrangono le intenzioni.

Alla Fondazione Querini Stampalia l’artista presentera', nelle sale del Museo, nuovi affreschi, vetri, disegni, tra cui un inedito disegno su legno; nelle sale al terzo piano sara' invece visibile la nuova installazione Resi conto, l’insieme dei disegni tracciati sulle pareti.

Il libro della mostra, con le fotografie delle opere allestite in Museo e l’insieme dei disegni Resi conto, pubblicato dalle edizioni Gli Ori di Firenze, sara' disponibile da meta' giugno presso il bookshop della Fondazione Querini Stampalia.

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Disegni e manoscritti dalla collezione Charlotte Kerr Durrenmatt

“I miei disegni non sono lavori accessori rispetto alla mia attivita' letteraria, ma i campi di battaglia, disegnati e dipinti, su cui si consumano le lotte, le avventure, gli esperimenti e le sconfitte letterarie".

Cosi' scrive Friedrich Durrenmatt.
Sono stati soprattutto il teatro, i romanzi polizieschi, i racconti a fare di lui, svizzero, un grande della letteratura di lingua tedesca del Novecento; a portare nel mondo il suo nome.

Non esisterebbe pero' Durrenmatt scrittore senza Durrenmatt disegnatore e pittore.

La mostra in Fondazione Querini Stampalia a Venezia, dopo quella di Cologny-Ginevra presso la Fondation Martin Bodmer (19 novembre 2005 -12 marzo 2006), propone questa dimensione originaria della sua vocazione artistica.

Circa un centinaio di opere, tra disegni e manoscritti, provenienti dalla Collezione Charlotte Kerr Durrenmatt saranno visibili nella Corte Mazzariol della Fondazione, spazio ridisegnato dall’architetto Mario Botta.

E proprio a Botta si deve non solo la cura di questa esposizione, ma lo stesso suggestivo allestimento: in una sorta di labirinto il visitatore potra' andare alla ricerca di quei miti che tanto spazio ebbero nella produzione grafica e letteraria di uno dei massimi scrittori del XX secolo.

Completa la mostra la proiezione del video La ballata del Minotauro, estratto da Friedrich Durrenmatt ritratto di un pianeta, film di Charlotte Kerr.

Durrenmatt non si risolse mai fino in fondo, in maniera esclusiva, per la scrittura o per la pittura. Da studente confidava al padre: “Non si tratta di decidere se diventare artista (…) perche' questa non e' una cosa che si sceglie; vi si arriva per necessita'. Per me la questione e' un’altra: scrivere o dipingere? Mi sento attratto da entrambe le cose".

La prima diventa a un certo punto il suo mestiere, ma la seconda accompagna sempre sottotraccia la sua produzione letteraria; e' la sorgente a cui Durrenmatt torna a dissetarsi per ritrovarvi la freschezza intatta di ogni inizio.

E’ ancora lui che si racconta: “A dire il vero, mi succede di smettere di dipingere o disegnare per mesi o addirittura per anni, mentre non ho mai smesso di scrivere, da quando sono diventato scrittore. Ma disegnare o dipingere e' rivivere la mia infanzia, sempre. E’ l’unico mezzo per recuperare la forza creativa dei primi anni (…). E altrove chiarisce: “Non sono un pittore. Tecnicamente dipingo come un bambino, ma non penso come un bambino. Dipingo per la stessa ragione per cui scrivo: perche' penso".

Pensieri e immagini di Durrenmatt esprimono il tentativo di rappresentare la realta' della vita, misurandosi con essa. Per lui “l’arte e' un confronto con il mondo" in una sperimentazione senza sosta, nel travaso da una forma all’altra, dalla parola scritta al segno grafico e pittorico: “Sulla mia scrivania, vicino al manoscritto, c’e' un cartoncino bianco (…); la penna prende a scorrervi sfuggevole; in un attimo prende corpo (…) lo schizzo di una citta' (…)".

All’infanzia l’autore attinge anche i temi della sua opera: “Mia madre raccontava la Bibbia (…). Mio padre invece - era pastore protestante - si metteva a parlare dei miti greci; gli eroi e i mostri che evocava divennero subito familiari (…). La sua storia preferita era quella del re di Atene Teseo; di come il labirinto di Minosse, sull’isola di Creta, tenesse prigioniero il Minotauro indomito (…) Nel rappresentare il mondo come un labirinto, tento di prenderne le distanze (…), di guardarlo negli occhi come un domatore guarda una bestia feroce".

Labirinto e Minotauro ritornano di continuo nel suo lavoro, ossessivi e ambigui: il mostro incarna la condizione umana come anomalia. Nella sua duplice natura, di animale e uomo, si colloca di fatto irrimediabilmente fuori dal mondo ordinato, dal cosmo, dal paradiso terrestre; e la sua esclusione e' la sua grandezza e anche il suo carcere, il Labirinto. La biografia di Durrenmatt solo in apparenza contrasta con la sua visione artistica. Si circondava di amici; si faceva amare per la cordialita' e la voglia di vivere; per la sua abilita' di narratore; il mistero dell’universo lo affascinava al punto da tenerlo notti intere incollato a un telescopio, a scrutare le stelle; sete di sapere, a cui contribuiva certo il lascito dei suoi studi filosofici. Combatteva anche cosi' la sua malattia, il diabete.

Il Minotauro e' l’ angoscia esistenziale, il male dentro, ma anche fuori di noi. Quando divora i giovani, che Atene gli sacrifica come tributo, assomiglia al Lucifero dantesco.

Durrenmatt rielabora e contamina i miti antichi. Il sentimento che prova per Charlotte Kerr, sua futura moglie, gli ispira i disegni per il racconto La morte della Pizia. Inventa un amore fra il Minotauro e la profetessa di Apollo, a Delfi; negli oracoli del dio gli uomini cercano di indovinare il proprio destino; la comica rivisitazione di Durrenmatt li consegna invece al caso. “La verita', scrive, esiste solo se la lasciamo in pace".

E la ricerca di senso approda al caos di un manicomio; alla confusione della Torre di Babele. Il soggetto biblico riaffiora, nei disegni, dai ricordi di bambino, mentre il manicomio e' l’ambientazione dell’ultima opera teatrale di Durrenmatt Achterloo, delirante guazzabuglio che mette insieme Napoleone e Marx, Freud e Jung.

L’ideale non salva il mondo: Durrenmatt manda un don Chisciotte, schizzato in bianco e nero, a schiantarsi in volo contro i fili dell’alta tensione. Neppure il ricco, il potente, trova scampo: re Mida e' il grande industriale: trasforma in oro tutto cio' che tocca, ma i soci lo faranno fuori. Bozze di sceneggiatura e una serie di disegni a pennarello sono quel che resta dell’idea di un film.

Anche i suoi scorci di isole, la greca Hydra o le lontane Galapagos, sono sotto il segno dell’ambiguita': aspre, scoscese, scure, sembrano terre inospitali, piu' che paradisi perduti; luoghi selvaggi di vulcani e di mostri; l’iguana come il Minotauro.

“Scrivere, dipingere, e' un vagare senza fine in un labirinto personale", scrive di lui Charles Me'la, commentando un appunto autobiografico di Durrenmatt: “Mi alzo nel cuore della notte e scarabocchio (…) il mio quadro “cosmico" (…). Tornato a letto, so gia' cosa dovro' cambiare l’indomani mattina".

Meticoloso e mai placato nel suo indagare e nel suo modo di lavorare con i colori accesi degli olii, degli acquarelli, e con il nero dell’ inchiostro, con il tratto svelto dei disegni a penna. Durrenmatt era pure un abile, fantasioso caricaturista.

L’architetto ticinese Mario Botta, che cura l’allestimento di questa mostra, a Neuchatel ha realizzato la sede del Centro Durrenmatt, vicino alla casa in cui l’artista trascorse il periodo piu' lungo e fecondo della sua vita; a Venezia ha riorganizzato gli spazi a piano terra della Fondazione Querini Stampalia. Botta per questa mostra li ha trasformati nel dedalo di Durrenmatt, nel teatro della sua mitologia grottesca e dolente: la casa del Minotauro con il pugno alzato, a maledire il Sole.

Inaugurazione: sabato 20 maggio alle 18

Fondazione Querini Stampalia
Castello 5252 (Campo Santa Maria Formosa) - Venezia

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