Il bianco delle foto dell'artista e' come una lattiginosa cecita' che ammanta il corpo della modella sino a farlo sparire lasciando il posto all’assoluta monocromia.
White spirits
A cura di Marcello Carriero
Il bianco delle foto di Manuela Radice, in cui s’inabissa l’immagine dell’artista giapponese Ikuko Komagata, e' come una lattiginosa cecita' che ammanta il corpo della modella sino a farlo sparire lasciando il posto all’assoluta monocromia. Dal trucco di scena del teatro Kabuki al Fall down della bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki, il bianco puo' presentarsi nella duplice essenza di maschera e micidiale pulviscolo radioattivo, sottopone la figura umana ad un annientamento sia identitario che biologico.
Il bianco, in estremo oriente, e' il colore del lutto, della morte, in occidente, al contrario, e' albore originario e luce pura, somma cromatica e tabula rasa per la genesi del nuovo.
Il bianco e' l’ideale perfezione, il colore della calma olimpica della perfezione apollinea. Manuela Radice usa il bianco per annullare ogni calda carnalita' eliminata da una chirurgica esfoliazione che tende a mimetizzare la figura nello sfondo.
Studio Fontaine
via Cardinal La Fontaine, 98/a - Viterbo