Vista d'artista. Buraglio gioca con il 'fantasma della pittura', utilizza oggetti recuperati tra i quali tira fili invisibili o assembla vetri con diversi gradi di trasparenza e di colore. Opere dagli anni '60 a oggi.
Vista d'artista
Si inaugura martedi' 23 maggio alle 18 a Pavia "Vista d'artista", l'esposizione di
una selezione di opere di Pierre Buraglio, artista francese di origini italiane che
per la prima volta propone in Italia alcuni dei suoi lavori, realizzati nel suo
lungo percorso artistico, dagli anni Sessanta a oggi. La scelta di Pavia come
location della mostra nasce dall'amicizia di lunga data con Daniela e Bruno Morani,
i fondatori dell'ormai mitico SpazioMusica, luogo di sperimentazione musicale che
per quindici anni ha proposto al pubblico artisti di fama internazionale e musicisti
meno noti, sempre con uno stile particolarissimo. La mostra si tiene presso la sala
espositiva del Collegio Cairoli, che, fin dagli anni Settanta ha spesso accolto,
promosso e valorizzato esperienze d'arte contemporanea di rilievo e che, con questo
nuovo progetto, prosegue la sua tradizione.
Il percorso artistico di Pierre Buraglio inizia alla meta' degli anni Sessanta,
quando l'artista, dopo "corretti" studi accademici, si affaccia sulla scena
artistica francese con opere come i Recouvrements (ricoprimenti), la successiva
serie degli Agrafages o quella dei Camouflages. Nei primi sono il colore e il gesto
del pittore ad occupare il primo piano e il supporto e' un oggetto di recupero
occultato, cancellato; i secondi sono lavori dell'artista da lui distrutti e
ricomposti in nuove configurazioni, attraverso graffette, nastri adesivi, ovvero
mezzi lontanissimi da quelli tipici dell'arte, anche quella piu' libera; gli ultimi
propongono ulteriori camuffamenti del supporto con tele e smalti.
Buraglio appare in quegli anni molto vicino alle esperienze di quegli artisti, poi
riuniti sotto il nome di Supports/Surfaces, che concentrano l'attenzione del loro
fare sull'aspetto oggettuale dell'opera e solo in un secondo momento sul suo valore
pittorico, profondamente nutriti di teorie e ideologie marxiste e rivoluzionarie. Ma
proprio quando tali tendenze cominciano a farsi movimento, e forse quindi le opere
corrono il rischio di diventare merci sottoposte alle leggi del mercato, Buraglio si
ritrae dal mondo dell'arte e comincia a lavorare come operaio in una tipografia.
La scelta non e' provocatoria, ne' sentimentale, non e' un romantico immergersi nella
genuinita' delle classi lavoratrici nel momento in cui l'agognata rivoluzione
fallisce: e' partecipazione al mondo, e' lavoro puntuale e delicato, e' arte, anche se
in altra forma. L'esperienza non sara' breve e lo occupera' per cinque anni, dal 1969
al 1974, dopo i quali riprende il filo del suo discorso, questa volta partendo dal
supporto, dalla cornice, da quegli stessi elementi che aveva coscientemente
annullato e nascosto in precedenza. Buraglio gioca ora con il "fantasma della
pittura", utilizza chassis, telai, veri infissi di legno (ancora una volta oggetti
recuperati) tra i quali tira fili invisibili o assembla vetri con diversi gradi di
trasparenza e di colore che portano, con le loro nitidezze od opacita', il mondo
reale nel mondo dell'arte.
Un altro importante passaggio nella riflessione di Buraglio e' il confronto con la
tradizione, quella dei grandi maestri delle generazioni immediatamente precedenti
sino a giungere agli artisti del Rinascimento italiano: non copie, bensi' analisi
profonde e libere, non ripiegamento, ma nuova creativita'.
Il lavoro di Buraglio appare nella sua evoluzione, lenta, meditata, vitale, un
percorso profondamente etico che al contempo produce risultati estetici emozionanti,
un fare d'artista che, nella sua modestia e perseveranza, non perde neppure per un
momento il suo valore forse piu' alto: la liberta' contro ogni ideologia limitante,
contro ogni stile imposto dalla critica o dal mercato, contro ogni stereotipo
prescritto come realta'.
Per questo motivo il percorso artistico di Pierre Buraglio merita di essere
conosciuto anche in Italia. Ecco quindi i motivi per una mostra retrospettiva che
mira a colmare questa lacuna e che intende essere fonte di successive e nuove
riflessioni sull'arte del tempo presente, sulla sua azione e il suo senso.
Inaugurazione: martedi' 23 maggio alle 18
Collegio Cairoli
piazza Collegio Cairoli 1- Pavia
orari: 17.00-19.30 festivi esclusi