Galleria Fotografia Italiana
Milano
corso Venezia, 22
02 784100 FAX 02 77809369
WEB
Premio fotografia Italiana
dal 5/6/2006 al 19/7/2006
da mercoledi' 7 giugno a giovedi' 20 luglio 2006 dalle 15.00 alle 19.00 Chiuso domenica e lunedi' - sabato su appuntamento dalle 15.00 alle 19.00

Segnalato da

Gabriele Croppi




 
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5/6/2006

Premio fotografia Italiana

Galleria Fotografia Italiana, Milano

La mostra riunisce le opere dei 10 finalisti del Premio promosso nel 2005 dalla galleria e aperto ad artisti di tutte le eta'. Sono esposte opere di: Marco Campanini, Gabriele Croppi, Margherita Del Piano, Saverio Lombardi Vallauri, Maurizio Montagna, Paolo Pandullo, Francesco Patriarca, Laila Pozzo, Claudia Pozzoli, Mario Valenti.


comunicato stampa

A cura di Fabio Castelli

La mostra che presentiamo riunisce le opere dei dieci finalisti del “Premio Fotografia Italiana Arte Contemporanea", promosso nella primavera del 2005 dall’omonima galleria e aperto ad artisti di tutte le eta' che si servono del mezzo fotografico. Vi hanno partecipato ottantaquattro fotografi (in prevalenza giovani, ma non sono mancati esponenti dell’eta' di mezzo, oltre a un “veterano"): un numero decisamente rilevante per un concorso al suo debutto, promosso da una galleria “giovane" sebbene piu' che dinamica, e diffuso attraverso una rivista distribuita ai soli addetti ai lavori.

Questa rassegna e' dunque il frutto di un lavoro molto severo di selezione, che ha dovuto in certi casi lasciare indietro opere di ottima qualita', con grande rammarico di chi, come chi scrive, faceva parte della giuria. Il materiale che ci era giunto era infatti complessivamente di eccellente qualita' e il lavoro di selezione e' stato complesso e assai combattuto, frutto di riflessioni e di discussioni anche accese, tanto che l’esperienza ha finito per essere per noi tutti non solo di grande interesse ma soprattutto di arricchimento, avendoci permesso di avvicinare e scoprire talenti e professionalita' che in gran parte ancora non conoscevamo.

Dopo tre “sessioni di esame" erano una trentina gli artisti che avevano incontrato il favore dell’intera giuria: tutti molto validi, ma troppi. Anche per l’ultima “scrematura", come avevamo fatto sino ad allora, decidemmo di non imporci criteri di scelta che tenessero conto del sesso, dell’eta', dello stile o altro, bensi' di lasciarci guidare dalla sola forza delle immagini; eppure pur con tale metodo, quasi casuale, si e' giunti a una lista formata da uomini e donne, da artisti piu' maturi e da altri giovanissimi.

Anche le tematiche finivano per essere le piu' varie: in alcuni lavori emergeva uno sguardo ironico, altri erano piu' intimisti; alcuni erano apparentemente meno attenti agli aspetti tecnici o formali, altri invece li ostentavano. E fra i temi c’erano paesaggi e vedute urbane, interni, volti, nature morte o immagini (spesso solo apparentemente) astratte: alla fine della scelta ci siamo resi conto che erano rappresentati tutti i temi, tutti i “generi" (per usare le parole della storia dell’arte) ricorrenti nella fotografia come nella pittura, dando conto di una complessita' tematica e stilistica in cui si rispecchia pienamente la ricchezza espressiva del mondo della fotografia d’arte, che sta vivendo in Italia anni di grande fermento e creativita' (occorre qui precisare che la linea di demarcazione che ha segnato l’impostazione del concorso e' stata quella di una fotografia attenta alla ricerca artistica in senso stretto piu' che ad altri ambiti come il reportage, la moda, la pubblicita', sebbene siano anch’essi capaci di esprimere eccellenti risultati formali e artistici).

Anche la terna dei segnalati, sui dieci finalisti, e' rappresentativa di tre tipi di ricerca molto diversi: Marco Campanini lavora infatti con macro-fotografie di libri antichi giocati sui toni del seppia che ne accentuano il sapore volutamente antiquato e con questo sfasamento dimensionale e temporale crea immagini spaesanti, fortemente concettuali. Paolo Pandullo e' uno di coloro (pochi) che hanno pigiato sul pedale dell’ironia: lo si intuisce dal tema e dal titolo, La fabbrica del sesso, che potrebbe far pensare a realta' ben piu' hard, e che invece e' semplicemente un’officina in cui sono appesi, come di consueto, calendari con donne polpose e piu' o meno svestite. Il che non esclude comunque un lavoro di ricerca nell’impaginazione e nel taglio dell’inquadratura, che tuttavia non prevale sull’aspetto tematico, mentre la tecnica rimane volutamente nascosta. Di Mario Valenti ci ha affascinati invece proprio la cura posta nella tecnica e insieme lo sguardo introspettivo, profondo. Le sue sono fotografie in bianco nero; anzi in nero e bianco, perche' e' il nero il colore che le domina - almeno a livello emotivo -, con immagini volutamente evanescenti e fuori fuoco: una in particolare, quella del volto nelle cui pupille delle luci in movimento disegnano viluppi di segni, ci e' sembrata significativa e originale, poiche' unisce l’oggettivita' della registrazione fotografica al suggerimento della soggettivita' percettiva della persona raffigurata.

Anche analizzando i lavori degli altri sette artisti che completano il quadro dei selezionati si rafforza la sensazione di diversi, fertili linguaggi, capaci di muoversi su piani espressivi differenti. Claudia Pozzoli - una giovane artista che si e' affermata con immagini dominate dal candore di delicati elementi affioranti da sfondi anch’essi bianchi e dilatati - per il Premio di Fotografia Italiana propone invece due lavori dal ciclo “MU" e un’opera intitolata “Invito al Cielo" sui toni cupi del nero.

Le immagini di Laila Pozzo, al contrario, sono molto crude, sia per i colori violenti e innaturali che per la tematica, che tuttavia emerge solo a posteriori, dal momento che a un primo sguardo queste sue fotografie paiono aniconiche: in realta' sono frammenti di carni e di organi animali surgelati, cristallizzati dal ghiaccio, e fotografati a distanza ravvicinatissima in dettagli lenticolari.

Gabriele Croppi presenta opere della serie “Ritratti di poeti" in cui un bianco e nero sfumato, evanescente, evoca luoghi e paesaggi a volte noti a volte misteriosi, sull’onda di una emotivita' indirizzata verso la rievocazione e il mistero. Il lavoro proposto da Francesco Patriarca si concentra sul tempo e la memoria nelle sue immagini di interni di case disabitate, le pareti segnate dalle tracce dei quadri staccati, creando atmosfere suggestive in bilico tra realismo descrittivo e potenza evocativa.

Margherita Del Piano ha proposto invece paesaggi e luoghi della natura dai colori saturi, sempre ripresi dal basso, con fili d’erba in primo piano, ma violati da lattine, bottiglie e scarti lasciati dall’uomo: una contrapposizione natura-(in)civilta' giocata non sul tasto della pura documentazione ma su quello, ben piu' stimolante, dell’immagine suggestiva e poetica.
Cio' che abbiamo apprezzato di Maurizio Montagna sono stati i dettagli di paesaggi urbani giocati su toni alti e con molti bianchi: immagini la cui forza maggiore risiede forse, oltre che nelle tonalita' a volte esasperate, nel loro taglio particolare che isola e mette in risalto elementi marginali del paesaggio.

Saverio Lombardi Vallauri infine ricava raffinate composizioni partendo da immagini di materiali “vili", quotidiani (copertoni di automobili, sassi, massicciate ferroviarie, cime da barca…) lavorando con un rigoroso e severo bianco e nero per una serie denominata “metroquadro", proprio perche' l’autore inquadra ortogonalmente un quadrato di mondo corrispondente alla misura indicata.

Inaugurazione solo su invito martedi' 6 giugno dalle 18.30 alle 21.00

Galleria Fotografia Italiana arte contemporanea
Corso Venezia 22, Milano

Orari: dalle 15.00 alle 19.00 Chiuso domenica e lunedi' - sabato su appuntamento dalle 15.00 alle 19.00

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