Galleria San Fedele
Milano
piazza San Fedele, 4 (Auditorium via Hoepli, 3a)
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Premio Arti Visive San Fedele 2005/2006
dal 7/6/2006 al 14/7/2006
Martedi'-venerdi' 16.00-19.00 (mattino su richiesta), chiuso lunedi', sabato e festivi

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Galleria San Fedele




 
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7/6/2006

Premio Arti Visive San Fedele 2005/2006

Galleria San Fedele, Milano

Mostra conclusiva e proclamazione del vincitore. Il tema del viaggio ha segnato molte esperienze artistiche contemporanee. Su questo, sono stati chiamati a confrontarsi i giovani artisti del Premio San Fedele.


comunicato stampa

Il viaggio. Mostra conclusiva e proclamazione del vincitore

a cura di: Andrea Dall’Asta S.I., Angela Madesani con Daniele Astrologo, Chiara Canali, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Angela Orsini, Stefano Pirovano

Artisti: Alessandro Abbiati, Silvia Assenza, Marco Baj, Yamile' Barcelo' Hondares, Domenico Buzzetti, Viola Cajo De Cristoforis, Domenico Carella, Luca Casonato, Cristian Castelnuovo, Cristina Cherchi, Marco Citron, Federico Covre, Mauro De Carli, Veronica Dell'Agostino, Alessandra Di Consoli, Martina Dinato, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Teodoro Lupo, Marco Menghi, Cristian Luca Merisio, Gianni Moretti, Carlo Nonnis, Paperkut, Tomi Tanaka, Nicola Vinci.

La Giuria: Daniele Astrologo, Giuseppina Caccia Dominioni, Chiara Canali, Chiara Chiavarino, Andrea Dall’Asta, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Claudia Gian Ferrari, Paolo Lamberti, Angela Madesani, Ada Masoero, Lucia Matino, Angela Orsini, Stefano Pirovano, Silvana Turzio, Marco Zanta.

Il tema del viaggio ha segnato molte esperienze artistiche contemporanee. Su questo, sono stati chiamati a confrontarsi i giovani artisti del Premio San Fedele, che piegando il tema proposto in base alle proprie ricerche estetiche, sono riusciti a darne interpretazioni talvolta inedite. Come Domenico Buzzetti, che piu' di tutti sembra aver ragionato sull’argomento, riflettendo sull’idea del bagaglio - o meglio del fardello - come simbolo di un viaggio esistenziale che, da un lato, tende ad abbandonare le cose (intese come i legami materiali), dall’altro ad accumularne (in termini di esperienze, ricordi e ferite che pesano come borse piene di sassi). Buzzetti, regista e interprete di un cortometraggio che strizza lo stomaco - complici il montaggio da cardiopalma e le musiche inquietanti da carillon - e' stato bravissimo nell’inventare “un viaggio sul senso del viaggio". Un percorso di ricerca dei propri limiti, di raggiungimento della consapevolezza di se' attraverso un tragitto quotidiano, atrocemente normale; fatto di pendolarismo, di pasti consumati in fretta, di chiacchiere veloci e estenuanti routine. Piu' che un viaggio dell’esistenza, il suo e' un viaggio per la sopravvivenza. Qualcosa di molto simile a cio' che ha messo in scena anche Yamile' Barcelo' Hondares, nata a l’Avana nel ’75 e autrice di un dittico video-fotografico, in cui ritrae se stessa di spalle, seduta su un gommone di fortuna, intenta a remare con tutte le sue forze pur di raggiungere una sorta di terra promessa, posta al di la' dell’oceano e lontana da Cuba. Peccato che di fronte a lei ci sia un muro di cemento, simbolo di una fuga impedita da ostacoli ingombranti. Come lo sono i pregiudizi diffusi sulla situazione degli immigrati e, soprattutto, come lo e' il peso del passato, fatto di amore e odio per la propria terra, di legami che si tenta, dolorosamente, di spezzare, ma che tornano a presentarsi come moniti, come avvertimenti di una condizione immutabile e - citando il titolo del lavoro - di un “tempo immobile". Complice e vittima del suo stesso vascello di fortuna, Yamile' rilegge l’iconografia classica della nave bloccata in mezzo al mare dall’assenza di vento; sullo sfondo c’e' l’idea di un viaggio destinato a toccare i porti delle necessita'. C’e' anche una costante ricerca di risposte; c’e' la paura di cio' che non si puo' prevedere e, specialmente, c’e' un forte bisogno di comunicare.

Piu' ottimistica, la visione di Tomy Tanaka. Sintetizzata nella raffigurazione di un piccolo seme d’oro da cui spunta appena un ramoscello tenero, la sua immagine del viaggio corrisponde con quella della vita stessa, a partire dalla nascita, per passare poi attraverso lo sviluppo e la maturazione. In linea con il suo retroterra giapponese, l’arte di Tomy dice molto, servendosi di poco. Senza clamori. Ma con messaggi diretti. E' raffinata ed essenziale. E il messaggio risulta chiaro sin dal titolo dell’opera, Viaggio di luce. Il seme e' quello dell’anima e fiorisce sotto il sole. Il ciclo della natura coincide con quello della vita. Tutto il resto e' mistero: il mistero dell’esistenza, da accettare come un tragitto di cui si conosce il punto di partenza e non quello d’arrivo. Sul punto d’arrivo ha riflettuto, invece, Gianni Moretti in un lavoro, Ritratto di famiglia, che al viaggio della vita contrappone quello della morte, narrando, per fotogrammi, il volo metafisico di un uccello verso la decomposizione del corpo. Un viaggio, insomma, senza speranza, che attualizza le iconografie antiche della vanitas e del memento mori.

Di matrice diversa, la ricerca di Nicola Vinci tratta il tema del viaggio connesso a quello della guerra. Un grande trittico fotografico - risultato finale di una performance - mette in scena la storia di un soldato di ritorno dal fronte. Col petto decorato di stellette, l’uomo guarda in macchina con un’espressione a meta' strada fra soddisfazione e sconcerto. Alle sue spalle, la silhouette bianca di una donna in attesa e un campo disseminato di biciclette con le gambe per aria. Si tratta di una doppia simbologia sospesa fra passato e futuro. Il passato e' rievocato dalle bici rotte, usate un tempo per sfrecciare lungo le strade di campagna, emblema di un mondo lontano che ha gia' fatto il suo corso. La figura femminile e' l’icona di una vita a venire, dell’amore, della famiglia che aspetta e riaccoglie. In tutto questo, Vinci ha la mano di un filmaker. All’interno dello spazio scenico il suo personaggio tenta di trovare una propria collocazione e allo stesso tempo fugge dagli schemi, si pone interrogativi e li pone agli spettatori, si muove in una scenografia semplice, scarna, a tratti simbolica, in cui il lettore viene coinvolto come in una pellicola surreale di Antonioni. Lo stesso effetto lo produce (con l’aggiunta di una vena beffarda) il fotomontaggio di Veronica Dell’Agostino, meno completa nella messa in scena, ma arguta nella scelta della vicenda. Che e' quella di una novella Babette, armata di mantella e fagottino sulle spalle, in perfetto stile “cappuccetto rosso".

La figura, autoreferenziale, gira su se stessa, cercando una strada nella neve. La strada, pero', non c’e' (o, forse, non si vede!) e il risultato e' quello di un viaggio a vuoto, di un girotondo, appunto, allusione sottile alla perdita di una direzione e, in sostanza, alla perdita di se stessi. Altro tipo di passeggiata quella proposta, ancora, dal gruppo Paperkut: piu' che artisti, scienziati, esperti di nanotecnologia, che su una piastrina di silicio, poco piu' grande di un’unghia, hanno inciso, con procedimento litografico, una serie di impronte in dimensioni micrometriche. “Nell’infinitamente piccolo - diceva Ferroni - c’e' il grandissimo". Il maestro del Realismo esistenziale andava a caccia del mistero della vita nei granelli della polvere. Paperkut lo cerca in un mondo in miniatura, proiettato sulla superficie di un metallo. Arte e fisica vanno qui di pari passo. Ricerca estetica e ricerca tecnologica s’intrecciano per dare vita a un risultato suggestivo. Si tratta di un viaggio in un universo microscopico che ha un retrogusto ancestrale. I piccoli passi incisi sulla materia e resi visibili grazie a una serie di gigantografie (ottenute per mezzo di microscopio elettronico) hanno il fascino di un fossile antichissimo. Il senso del viaggio diventa per Paperkut una passeggiata nella materia, nello spazio e soprattutto in un’altra dimensione. Chiara Gatti (dal testo del catalogo)

Storia del Premio San Fedele

Dal 1951 al 1967 il Premio San Fedele e' considerato come il maggior premio nazionale riservato ai giovani pittori sotto i trent‚anni. Fautori dell'iniziativa, oltre a p. A. Favaro, sono il critico G. Kaisserlian e la contessa M. Dal Verme. La giuria alterna i piu' importanti operatori artistici del tempo scelti tra pittori, critici, galleristi, collezionisti: L. Fontana, G.F. Usellini, C. Carra', B. Cassinari, A. Funi, G. Manzu', P. Portaluppi, L. Figini, E. Morlotti, C. Cardazzo, G. Panza di Biumo, solo per citarne alcuni.

Nei primi anni di vita del Premio, risultano vincitori Gadaldi (1951), Guerreschi (1952) e Celiberti (1953). Paolucci e Ruggeri vincono (ex aequo) nel 1954 per la pittura, mentre sono premiati per la scenografia Illiprandi e Mari. Successivamente ottengono il premio Borsato (1955) e per la seconda volta Guerreschi (1956). Tra i selezionati dello stesso anno compare anche il giovane Manzoni. Con la vittoria di Banchieri nel 1957 un riconoscimento particolare va al Realismo Esistenziale. Nel 1958 i cosiddetti premi minori vanno a Pistoletto e Recalcati. Vincitore e' Adami. Risultano poi ancora vincitori Cazzaniga (1959) e Della Torre (1960). Nel 1961 il Premio va a Pardi, nel 1962 a Volpini; a Ossola nel 1963. Nel frattempo il numero dei partecipanti si fa sempre piu' alto e difficile da gestire. Occorre percio' cambiare l’organizzazione. Nel 1964 (p. Favaro viene nel frattempo sostituito temporaneamente da p. Cappelletto) si decide di trasformare il Premio in concorso a invito, procedimento indispensabile, che tuttavia comporta la dolorosa e forzata rinuncia della Galleria all’accoglienza di molti giovani provenienti da tutta Italia. Il Premio viene soppresso nel 1968, anno in cui p. Favaro, a pochi mesi dall’inaugurazione della nuova sede, muore. La Galleria viene affidata prima a p. Saccardo, in seguito a p. Bruno e attualmente a p. Dall'Asta.

Testi in catalogo:
Giuseppe Guzzetti, Presidente Fondazione Cariplo
Guido Bertagna S.I., Direttore Centro Culturale San Fedele
Andrea Dall'Asta S.I., Direttore Galleria San Fedele Angela Madesani, Critico e Storica dell'Arte
Chiara Gatti, Critico d'Arte
Daniele Abadal Astrologo, Critico d’Arte
Angela Orsini, Critico d’Arte
Chiara Canali, Critico d’Arte
Matteo Galbiati, Critico d’Arte
Stefano Pirovano, Critico d’Arte

Ufficio Stampa:
Ornella Mignone: sanfedelearte@sanfedele.milano.it - telefono: 02.86352233 - 02.86352410

Matteo Galbiati: matteogalbiati@fastwebnet.it

Sono aperte le iscrizioni per il Premio 2006/2007. Sono invitati tutti gli artisti nati dopo il 1 gennaio 1971

Organizzata da: Galleria San Fedele

Con il contributo di: Fondazione Cariplo

Inaugurazione: giovedi', 8 giugno, ore 18.00

San Fedele Arte
Via Hoepli 3a-b - Milano
Orario estivo: Martedi'-venerdi' 16.00-19.00 (mattino su richiesta), chiuso lunedi', sabato e festivi

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