Alessandro Abbiati
Silvia Assenza
Marco Baj
Yamile' Barcelo' Hondares
Domenico Buzzetti
Viola Cajo De Cristoforis
Domenico Carella
Luca Casonato
Cristian Castelnuovo
Cristina Cherchi
Marco Citron
Federico Covre
Mauro De Carli
Veronica Dell'Agostino
Alessandra Di Consoli
Martina Dinato
Claudio Gobbi
Stefano Graziani
Teodoro Lupo
Marco Menghi
Cristian Luca Merisio
Gianni Moretti
Carlo Nonnis
Paperkut
Tomi Tanaka
Nicola Vinci
Mostra conclusiva e proclamazione del vincitore. Il tema del viaggio ha segnato molte esperienze artistiche contemporanee. Su questo, sono stati chiamati a confrontarsi i giovani artisti del Premio San Fedele.
Il viaggio. Mostra conclusiva e proclamazione del vincitore
a cura di: Andrea Dall’Asta S.I., Angela Madesani
con Daniele Astrologo, Chiara Canali, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Angela
Orsini, Stefano Pirovano
Artisti:
Alessandro Abbiati, Silvia Assenza, Marco Baj, Yamile' Barcelo' Hondares,
Domenico Buzzetti, Viola Cajo De Cristoforis, Domenico Carella, Luca
Casonato,
Cristian Castelnuovo, Cristina Cherchi, Marco Citron, Federico Covre, Mauro
De Carli, Veronica Dell'Agostino, Alessandra Di Consoli, Martina Dinato,
Claudio Gobbi,
Stefano Graziani, Teodoro Lupo, Marco Menghi, Cristian Luca Merisio, Gianni
Moretti,
Carlo Nonnis, Paperkut, Tomi Tanaka, Nicola Vinci.
La Giuria: Daniele Astrologo, Giuseppina Caccia Dominioni, Chiara Canali, Chiara
Chiavarino, Andrea Dall’Asta, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Claudia Gian
Ferrari, Paolo Lamberti, Angela Madesani, Ada Masoero, Lucia Matino, Angela
Orsini, Stefano Pirovano, Silvana Turzio, Marco Zanta.
Il tema del viaggio ha segnato molte esperienze artistiche contemporanee. Su
questo, sono stati chiamati a confrontarsi i giovani artisti del Premio San
Fedele, che piegando il tema proposto in base alle proprie ricerche
estetiche, sono riusciti a darne interpretazioni talvolta inedite. Come
Domenico Buzzetti, che piu' di tutti sembra aver ragionato sull’argomento,
riflettendo sull’idea del bagaglio - o meglio del fardello - come simbolo di
un viaggio esistenziale che, da un lato, tende ad abbandonare le cose
(intese come i legami materiali), dall’altro ad accumularne (in termini di
esperienze, ricordi e ferite che pesano come borse piene di sassi).
Buzzetti, regista e interprete di un cortometraggio che strizza lo stomaco -
complici il montaggio da cardiopalma e le musiche inquietanti da carillon -
e' stato bravissimo nell’inventare “un viaggio sul senso del viaggio". Un
percorso di ricerca dei propri limiti, di raggiungimento della
consapevolezza di se' attraverso un tragitto quotidiano, atrocemente normale;
fatto di pendolarismo, di pasti consumati in fretta, di chiacchiere veloci e
estenuanti routine. Piu' che un viaggio dell’esistenza, il suo e' un viaggio
per la sopravvivenza. Qualcosa di molto simile a cio' che ha messo in scena
anche Yamile' Barcelo' Hondares, nata a l’Avana nel ’75 e autrice di un
dittico video-fotografico, in cui ritrae se stessa di spalle, seduta su un
gommone di fortuna, intenta a remare con tutte le sue forze pur di
raggiungere una sorta di terra promessa, posta al di la' dell’oceano e
lontana da Cuba. Peccato che di fronte a lei ci sia un muro di cemento,
simbolo di una fuga impedita da ostacoli ingombranti. Come lo sono i
pregiudizi diffusi sulla situazione degli immigrati e, soprattutto, come lo
e' il peso del passato, fatto di amore e odio per la propria terra, di legami
che si tenta, dolorosamente, di spezzare, ma che tornano a presentarsi come
moniti, come avvertimenti di una condizione immutabile e - citando il titolo
del lavoro - di un “tempo immobile". Complice e vittima del suo stesso
vascello di fortuna, Yamile' rilegge l’iconografia classica della nave
bloccata in mezzo al mare dall’assenza di vento; sullo sfondo c’e' l’idea di
un viaggio destinato a toccare i porti delle necessita'. C’e' anche una
costante ricerca di risposte; c’e' la paura di cio' che non si puo' prevedere
e, specialmente, c’e' un forte bisogno di comunicare.
Piu' ottimistica, la visione di Tomy Tanaka. Sintetizzata nella
raffigurazione di un piccolo seme d’oro da cui spunta appena un ramoscello
tenero, la sua immagine del viaggio corrisponde con quella della vita
stessa, a partire dalla nascita, per passare poi attraverso lo sviluppo e la
maturazione. In linea con il suo retroterra giapponese, l’arte di Tomy dice
molto, servendosi di poco. Senza clamori. Ma con messaggi diretti. E'
raffinata ed essenziale. E il messaggio risulta chiaro sin dal titolo
dell’opera, Viaggio di luce. Il seme e' quello dell’anima e fiorisce sotto il
sole. Il ciclo della natura coincide con quello della vita. Tutto il resto e'
mistero: il mistero dell’esistenza, da accettare come un tragitto di cui si
conosce il punto di partenza e non quello d’arrivo. Sul punto d’arrivo ha
riflettuto, invece, Gianni Moretti in un lavoro, Ritratto di famiglia, che
al viaggio della vita contrappone quello della morte, narrando, per
fotogrammi, il volo metafisico di un uccello verso la decomposizione del
corpo. Un viaggio, insomma, senza speranza, che attualizza le iconografie
antiche della vanitas e del memento mori.
Di matrice diversa, la ricerca di Nicola Vinci tratta il tema del viaggio
connesso a quello della guerra. Un grande trittico fotografico - risultato
finale di una performance - mette in scena la storia di un soldato di
ritorno dal fronte. Col petto decorato di stellette, l’uomo guarda in
macchina con un’espressione a meta' strada fra soddisfazione e sconcerto.
Alle sue spalle, la silhouette bianca di una donna in attesa e un campo
disseminato di biciclette con le gambe per aria. Si tratta di una doppia
simbologia sospesa fra passato e futuro. Il passato e' rievocato dalle bici
rotte, usate un tempo per sfrecciare lungo le strade di campagna, emblema di
un mondo lontano che ha gia' fatto il suo corso. La figura femminile e'
l’icona di una vita a venire, dell’amore, della famiglia che aspetta e
riaccoglie. In tutto questo, Vinci ha la mano di un filmaker. All’interno
dello spazio scenico il suo personaggio tenta di trovare una propria
collocazione e allo stesso tempo fugge dagli schemi, si pone interrogativi e
li pone agli spettatori, si muove in una scenografia semplice, scarna, a
tratti simbolica, in cui il lettore viene coinvolto come in una pellicola
surreale di Antonioni. Lo stesso effetto lo produce (con l’aggiunta di una
vena beffarda) il fotomontaggio di Veronica Dell’Agostino, meno completa
nella messa in scena, ma arguta nella scelta della vicenda. Che e' quella di
una novella Babette, armata di mantella e fagottino sulle spalle, in
perfetto stile “cappuccetto rosso".
La figura, autoreferenziale, gira su se
stessa, cercando una strada nella neve. La strada, pero', non c’e' (o, forse,
non si vede!) e il risultato e' quello di un viaggio a vuoto, di un
girotondo, appunto, allusione sottile alla perdita di una direzione e, in
sostanza, alla perdita di se stessi. Altro tipo di passeggiata quella
proposta, ancora, dal gruppo Paperkut: piu' che artisti, scienziati, esperti
di nanotecnologia, che su una piastrina di silicio, poco piu' grande di
un’unghia, hanno inciso, con procedimento litografico, una serie di impronte
in dimensioni micrometriche. “Nell’infinitamente piccolo - diceva Ferroni -
c’e' il grandissimo". Il maestro del Realismo esistenziale andava a caccia
del mistero della vita nei granelli della polvere. Paperkut lo cerca in un
mondo in miniatura, proiettato sulla superficie di un metallo. Arte e fisica
vanno qui di pari passo. Ricerca estetica e ricerca tecnologica
s’intrecciano per dare vita a un risultato suggestivo. Si tratta di un
viaggio in un universo microscopico che ha un retrogusto ancestrale. I
piccoli passi incisi sulla materia e resi visibili grazie a una serie di
gigantografie (ottenute per mezzo di microscopio elettronico) hanno il
fascino di un fossile antichissimo. Il senso del viaggio diventa per
Paperkut una passeggiata nella materia, nello spazio e soprattutto in
un’altra dimensione. Chiara Gatti (dal testo del catalogo)
Storia del Premio San Fedele
Dal 1951 al 1967 il Premio San Fedele e' considerato come il maggior premio
nazionale riservato ai giovani pittori sotto i trent‚anni. Fautori
dell'iniziativa, oltre a p. A. Favaro, sono il critico G. Kaisserlian e la
contessa M. Dal Verme. La giuria alterna i piu' importanti operatori
artistici del tempo scelti tra pittori, critici, galleristi, collezionisti:
L. Fontana, G.F. Usellini, C. Carra', B. Cassinari, A. Funi, G. Manzu', P.
Portaluppi, L. Figini, E. Morlotti, C. Cardazzo, G. Panza di Biumo, solo per
citarne alcuni.
Nei primi anni di vita del Premio, risultano vincitori Gadaldi (1951),
Guerreschi (1952) e Celiberti (1953). Paolucci e Ruggeri vincono (ex aequo)
nel 1954 per la pittura, mentre sono premiati per la scenografia Illiprandi
e Mari. Successivamente ottengono il premio Borsato (1955) e per la seconda
volta Guerreschi (1956). Tra i selezionati dello stesso anno compare anche
il giovane Manzoni. Con la vittoria di Banchieri nel 1957 un riconoscimento
particolare va al Realismo Esistenziale. Nel 1958 i cosiddetti premi minori
vanno a Pistoletto e Recalcati. Vincitore e' Adami. Risultano poi ancora
vincitori Cazzaniga (1959) e Della Torre (1960). Nel 1961 il Premio va a
Pardi, nel 1962 a Volpini; a Ossola nel 1963. Nel frattempo il numero dei
partecipanti si fa sempre piu' alto e difficile da gestire. Occorre percio'
cambiare l’organizzazione. Nel 1964 (p. Favaro viene nel frattempo
sostituito temporaneamente da p. Cappelletto) si decide di trasformare il
Premio in concorso a invito, procedimento indispensabile, che tuttavia
comporta la dolorosa e forzata rinuncia della Galleria all’accoglienza di
molti giovani provenienti da tutta Italia. Il Premio viene soppresso nel
1968, anno in cui p. Favaro, a pochi mesi dall’inaugurazione della nuova
sede, muore. La Galleria viene affidata prima a p. Saccardo, in seguito a p.
Bruno e attualmente a p. Dall'Asta.
Testi in catalogo:
Giuseppe Guzzetti, Presidente Fondazione Cariplo
Guido Bertagna S.I., Direttore Centro Culturale San Fedele
Andrea Dall'Asta S.I., Direttore Galleria San Fedele
Angela Madesani, Critico e Storica dell'Arte
Chiara Gatti, Critico d'Arte
Daniele Abadal Astrologo, Critico d’Arte
Angela Orsini, Critico d’Arte
Chiara Canali, Critico d’Arte
Matteo Galbiati, Critico d’Arte
Stefano Pirovano, Critico d’Arte
Ufficio Stampa:
Ornella Mignone: sanfedelearte@sanfedele.milano.it - telefono: 02.86352233 -
02.86352410
Matteo Galbiati: matteogalbiati@fastwebnet.it
Sono aperte le iscrizioni per il Premio 2006/2007.
Sono invitati tutti gli artisti nati dopo il 1 gennaio 1971
Organizzata da: Galleria San Fedele
Con il contributo di: Fondazione Cariplo
Inaugurazione: giovedi', 8 giugno, ore 18.00
San Fedele Arte
Via Hoepli 3a-b - Milano
Orario estivo: Martedi'-venerdi' 16.00-19.00 (mattino su richiesta), chiuso
lunedi', sabato e festivi