Museo dell'Olio della Sabina
Castelnuovo di Farfa (RI)
Via Perelli, 9
0765 36370
WEB
un nuovo Museo
dal 6/4/2001 al 7/5/2001

Segnalato da

Francesca Neerman




 
calendario eventi  :: 




6/4/2001

un nuovo Museo

Museo dell'Olio della Sabina, Castelnuovo di Farfa (RI)

Inaugurazione del Museo dell'Olio della Sabina a Castelnuovo di Farfa in cui sono visibili, opportunamente integrate all'ambiente medievale, le opere di artisti internazionali quali Alik Cavaliere, Maria Lai, Hidetoshi Nagasawa, Gianandrea Gazzola. Le installazioni che gli artisti realizzano nel museo e nella città costituiscono la sezione contemporanea di questo atipico museo etnografico, nel quale ogni segno della storia viene reinventato.


comunicato stampa

Inaugurazione del Museo dell'Olio della Sabina. Ubicato a circa 60 km da Roma ed a 30 km da Rieti il Borgo, di origine medioevale, è situato in una zona ricca di uliveti attraversata dal fiume Farfa. L'economia locale, prevalentemente agricola, ha il suo prodotto principale nell'olio di oliva, che già Galeno nel II sec. d. C. definiva il migliore del mondo antico.
L'idea del museo nasce alla fine degli anni '80, quando l'amministrazione comunale decide (grazie ai finanziamenti comunitari per un programma di valorizzazione dei beni culturali e ambientali) di recuperare e restaurare il cinquecentesco Palazzo Perelli, un maestoso edificio incastonato nel perimetro murario della città destinandone lo spazio alla millenaria storia e alla valorizzazione di questo prezioso prodotto.

Affidato agli inizi degli anni '80 a dei giovani architetti della scuola di Giancarlo De Carlo - Mao Benedetti e Sveva Di Martino - il progetto prende forma sull'idea che l'arte contemporanea sarebbe stata il mezzo più coinvolgente per dare visibilità ad un mito della cultura e della spiritualità del mondo antico, esaltandone contemporaneamente il valore come prodotto ancora oggi universalmente riconosciuto tra i migliori del mondo. L'olio della Sabina, in particolare quello di Castenuovo di Farfa, ha infatti ottenuto i più ambiti premi di qualità ed ha acquisito il riconoscimento europeo di marchio D.O.P. (denominazione di origine protetta).

Il progetto prevede, insomma, un Museo dell'Olio inteso non come pura evocazione ideale di un mito, ma come ponte tra la memoria storica e l'attualità produttivo-culturale della città. Opportunamente integrate negli spazi dell'antico palazzo le opere artistiche avrebbero trasportato il visitatore in una dimensione sospesa tra passato e futuro, sul cui registro si sarebbe sviluppato tutto il museo. L'idea appassiona gli artisti, e maestri della scultura contemporanea aderiscono con entusiasmo all'iniziativa che, nel 1997, può decollare definitivamente. Fanno parte del gruppo Alik Cavaliere, Maria Lai, Hidetoshi Nagasawa, Gianandrea Gazzola. Ille Strazza infine per la musica.

Le installazioni che gli artisti realizzano nel museo e nella città costituiscono la sezione contemporanea di questo atipico museo etnografico, nel quale ogni segno della storia viene reinventato. La parte artistica è integrata da una sezione documentaria articolata in due sale: la sala della memoria, che ha come protagonisti i volti dei cittadini di Castelnuovo con i loro ricordi visivi e sonori, nasce nel segno di una piena identificazione della comunità con il museo (immagini scelte da Franca Vergine, musiche selezionate da Sandra Canzanetti), e la sala multimediale nella quale è offerto un vastissimo patrimonio d'immagini e di testi grazie al contributo di esperti di diversi ambiti disciplinari. Per la parte più strettamente tecnico-documentaria la sala delle macchine conserva antichi torchi in uso nella Sabina, documentando le trasformazioni produttive attraverso quattro secoli di storia ed un gruppo di giare in terracotta del XVII secolo, da sempre murate nel palazzo, entra come materia per l'arte nel percorso museale.

Un'antica mola a trazione animale viene collegata al museo attraverso l'ampio locale, adiacente la sala consiliare, restaurato ed attrezzato come punto vendita
Gli architetti e gli artisti pensano poi di ampliare l'itinerario museale all'intero borgo. Nell'antico forno cittadino un'installazione di Maria Lai fa rivivere con i suoi pani di terracotta lo spazio abbandonato. Altri luoghi vengono pensati per possibili attività future del museo: degustazione dell'olio, laboratori artistici, mostre e scambi culturali. Nel progetto di restauro viene infine inclusa la piccola chiesa tardomedievale di S. Donato, posta in un sito archeologico poco fuori il centro storico e collegata al museo con un percorso pedonale tra gli ulivi.

Coordinatore del progetto scientifico del museo è lo studioso di storia ed archeologia sabina Tersilio Leggio, mentre gli architetti Mao Benedetti, Sveva Di Martino e Marcello Morgante hanno curato il progetto architettonico, l'ideazione e l'allestimento.

Il museo, prima ancora di essere inaugurato, è stato inserito tra i trenta musei selezionati nella guida Little-known museums in and around Rome di Rachel Kaplan, ed. Abrams, che segue quelle già edite con successo sulle altre grandi capitali europee.



HIDETOSHI NAGASAWA

Hidetoshi Nagasawa nasce il 30 ottobre 1940 a Tonei, in Manciuria, da genitori giapponesi. Nagasawa vive i suoi primi anni all'ombra del conflitto mondiale da cui subirà' un terribile trauma.
Nel 1945, quando l'Unione Sovietica attacca la Manciuria, tutti i civili giapponesi residenti nella zona sono costretti alla fuga. Da Tonei, parte un gruppo di duecento persone allavolta del Giappone iniziando così un viaggio di un anno e mezzo che si trasforma in un vero e proprio incubo: solo in cinque riusciranno a sbarcare sull'isola. Tra questi Nagasawa, unico bambino su perstite. In Giappone, la famiglia Nagasawa si stabilisce nel villaggio di Kawashima poco distante da Tokyo.
Il giovane Nagasawa dopo aver frequentato le scuole secondarie, si iscrive all'Università Tama di Tokyo al corso di "Architettura e Interior Design " dove si laurea nel 1963. Negli anni Cinquanta durante gli anni della scuola secondaria, grazie ad un insegnante d'arte, viene precocemente a conoscenza delle varie tendenze d'avanguardia. L 'interesse e la passione per l'arte contemporanea lo inducono a proseguire gli studi in queJla direzione, ma sarà proprio il suo insegnante- un artista deluso dal sistema dell'arte -a consigliare l'iscrizione al corso universitario di architettura e design. Dopo la laurea viene assunto in uno studio di architettura. Vive questa situazione con insofferenza, vorrebbe dedicarsi esclusivamente all'attività artistica ma l'ambiente familiare lo ostacola. Nel maggio del 1966, parte dal Giappone in bicicletta dirigendosi verso Ovest in compagnia di due amici che perderà lungo la strada. Il viaggio inizia dalla Thailandia, attraversa la Malesia, l'India, il Pakistan, l'Afghanistan, la Persia, l'Iraq, la Giordania, il Libano, la Siria per giungere in Turchia, in un passaggio graduale da Oriente a Occidente attraverso culture e civiltà diverse. Passando dalla Grecia, arriva a Brindisi, risale l'Italia attraverso Napoli, Roma e Firenze, visitando i musei e le città, scoprendo il fascino di ciò che aveva visto e studiato sui libri. Giunge a Milano nel mese di agosto del 1967.Un mese dopo viene casualmente a sapere che a Sesto S.Giovanni, nella periferia nord, di Milano, un gruppo di giovani artisti aveva preso in affidamento alcuni locali del Comune per farne degli studi.
Nagasawa vi si trasferisce entrando n contatto con un gruppo di artisti tra cui Castellani, Fabro, Nigro, Trotta e Ongaro. L'ambiente milanese è vitale e carico di stimoli. Riprende in modo frenetico la sua attività lavorando con entusiasmo,. Dal 1968 si può dire che prenda avvio la sua produzione artistica. Stringe un sodalizio intellettuale e artistico con Fabro, TonelJo e Trotta. Nel febbraio del 1969 inaugura la sua prima mostra a Brescia. In questi anni il lavoro di Nagasawa si colloca nell'ambito del concettualismo. Nel 1970 tiene la sua prima mostra personale alla galleria milanese di Franc;oise Lambert e partecipa ad una mostra collettiva sull'arte giapponese contemporanea presso il SoJomon R.Guggenheim di New York. Il suo inserimento nell'ambiente dell'arte è ormai realizzato con successo: mostre personali e collettive si susseguono a distanza di poco tempo. Il 1972 segna la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia. Il linguaggio plastico dell'artista acquista una sua precisa fisionomia, e la sua scultura si arricchisce di una dimensione evocativa ed epica che trae origine dal sincretismo mitico e religioso d'Oriente e d'Occidente.
Disinteressato alj'uso di materiali grezzi o industriali, l'artista cercherà sempre l'elemento ricco della materia, ne esalterà le qualità duttili e sensoriali, costruendo su di essa un racconto. Dagli anni Ottanta Nagasawa estende la scultura su scala ambientale, la orienta vèrso la creazione di "luoghi", accentuando i riferimenti alla cultura d'origine, al mito e all'immaginario dell'Estremo Oriente. La poetica di Nagasawa sembra consolidarsi sui temi del viaggio come metafora del passaggio tra realtà diverse; le sue opere si fermano sulla soglia tra il visibile e l'invisibile e la materialità della scultura si traduce in termini di leggerezza e trasparenza. L'idea della sospensione è ora il nucleo centrale delle sue ricerche e, a partire dal 1987, le sue opere diventano antigravitazionafi. Da anni, ormai, l'attività espositiva di Nagasawa è fitta di appuntamenti nazionali e internazionali. Ha esposto a Kassel per "Documenta" nel 1992alla Biennale di Venezia del 1993 con una sola personale, alla Fondazione Mirò di Palma di Mallorca con una mostra personale nel 1996. Nell'ottobre del 1993 si è inaugurata al Museo di Mito, in Giappone, una mostra antologica che ha rappresentato una sorta di consacrazione dell'artista in terra d'origine. Le sue opere sono esposte in numerosi e importanti musei del mondo tra cui ricordiamo: New York, Kunst-Gand, Anversa, Osaka, Takamatsu, Toyama, Hiroshima, Tokyo. Proponendosi nelle vesti di un "trovatore moderno" Nagasawa ha inoltre realizzato numerose installazioni permanenti all'aperto in collaborazione con gli enti e le istituzioni pubbliche,creando opere in funzione del luogo e del paesaggio circostante. Tra di esse ricordiamo le installazioni realizzate per i comuni: Pisa, Pesaro, Campobasso, Lecce, Perugia, Reggio Emilia, Cagliari, Messina, Pistoia, e le due grandi sculture di Anversa e di Tsukuba. Da anni Nagasawa affianca all'attività artistica l'insegnamento alla Nuova Accademia di belle Arti di Milano come titolare del corso di scultura.



Orario del Museo: venerdì ore 15.30 - 20.00, sabato e domenica ore 10.00 - 20.00, per gli altri giorni della settimana prenotarsi al 0765.32091

Per informazioni: Comune di Castelnuovo di Farfa (RI) tel. 0765 32091

Museo dell'Olio della Sabina, Palazzo Perelli, Castelnuovo di Farfa (Rieti)


Ufficio stampa:
Daniela Ruzzenenti, tel. 06.6877603 fax 06.6874386
e-mail danielaruzze@tiscalinet.it
Francesca Neerman, tel. 06.6877603 cell. 0329.6892424
e-mail f.neerman@tiscalinet.it

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