Spazio Oberdan
Milano
viale Vittorio Veneto, 2
02 77406302 FAX
WEB
Tracey Moffatt
dal 26/6/2006 al 30/9/2006
tutti i giorni 10-19.30, martedi' e giovedi' fino alle 22, chiuso il lunedi'

Segnalato da

Pina Merisio




 
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26/6/2006

Tracey Moffatt

Spazio Oberdan, Milano

Between Dreams and Reality. La retrospettiva (promossa dalla Provincia di Milano e dal Museo di Fotografia Contemporanea a Villa Ghirlanda), raccoglie oltre 120 fotografie e diversi film realizzati dalla Moffatt a partire dal 1989. Aborigena australiana cresciuta in una famiglia bianca, l'artista mescola i ricordi infantili alla cultura di massa; immagini tratte da riviste, cinema e televisione accanto al tema della ghettizzazione-segregazione. A cura di Filippo Maggia.


comunicato stampa

Between Dreams and Reality

Mostra promossa da Provincia di Milano e Museo di Fotografia Contemporanea

A cura di Filippo Maggia

Si inaugura martedi' 27 giugno allo Spazio Oberdan di Milano la prima grande mostra italiana dell’artista australiana Tracey Moffatt (Brisbane, 1960).

La retrospettiva (promossa dalla Provincia di Milano e dal Museo di Fotografia Contemporanea) curata da Filippo Maggia, raccoglie oltre 120 fotografie piu' diversi film realizzati dalla Moffatt a partire dal 1989.

“Making art is quite therapeutic", ha detto una volta Tracey Moffatt parlando di se'. Questo breve assunto rivela molto della personalita' dell’artista e soprattutto del suo modo di interpretare l’esperienza artistica, pratica che sovente si riferisce a storie e vicende personali.

Di origini aborigene, ma cresciuta in una famiglia bianca cui era stata data in affido secondo la politica dell’epoca, Tracey Moffatt si lascia affascinare velocemente dalla cultura pop che caratterizza il clima di quegli anni. Immagini tratte da riviste, cinema e televisione iniziano a costituire quell’universo simbolico che diventera' un punto di riferimento nella maggior parte dei suoi lavori, accanto al tema sempre presente e in parte autobiografico della ghettizzazione-segregazione vissuta e intesa in tutti i suoi aspetti: razziali, sociali, sessuali.

Ricordi infantili tornano alla memoria mescolandosi alla cultura di massa, alla cultura dominante nel nostro tempo, e non vi e' piu' differenza. Tutto si confonde in un racconto poco lineare costruito su piu' livelli narrativi ed emotivi. Si colgono gli elementi di una storia, ma non il filo che li unisce. I racconti fotografici della Moffatt vivono anche di quei vuoti che dividono un’immagine dall’altra.

In uno dei suoi primi lavori, la serie “Something More" (1989) una ragazza indigena che desidera “qualcosa di piu'" del lotto di terra in cui e' costretta a vivere si veste con abiti che non le appartengono: poi la narrazione salta, per riprendersi e concludersi con la protagonista distesa su una strada che si perde all’orizzonte, emblematica e unica via di fuga. I colori sono forti, finti come scene allestite intenzionalmente per un set cinematografico. Vi e' autobiografismo, ma e' nello stesso tempo negato ed esaltato dalla finzione che torna ossessiva e invadente nei lavori dell’artista. Cosi' pure in “Night Cries: a Rural Tragedy" del 1990, in cui il racconto di una donna di colore di mezza eta' resa schiava dalla madre bianca viene messo in gioco dall’atmosfera surreale che lo avvolge.

Le venticinque fotografie che costituiscono “Up in the Sky" (1997) portano alle estreme conseguenze questo clima: una madre/Madonna, una bambina aborigena, uomini e donne che lottano. Intorno, il deserto. I colori assordanti riportano alla mente “Zabriskie Point" di Antonioni, ma anche la sensazione di solitudine disperata che fa da sfondo al “Deserto dei Tartari" di Buzzati. Sequenze interrotte, evocazioni. Eppure ogni cosa e' bloccata, razionalmente organizzata e poi visivamente ricostruita.

Quasi ironicamente, in “Scarred for Life" (1994) l’artista crea immagini che volutamente imitano la qualita' e la composizione delle riviste degli Anni Sessanta per parlare dell’infanzia e di conseguenza della violenza domestica, della sessualita' e dei problemi razziali. Sono tematiche forti, ma ogni situazione diventa particolarmente drammatica proprio perche' raccontata con uno stile documentaristico da rivista scandalistica, condito con disarmante indifferenza, che finisce per ridurre ogni disgrazia ad una tragica, universale uguaglianza.

Ancora l’emarginazione, anche se in altro contesto, in una serie piu' recente, “Forth" (2001) in cui l’artista ritrae la disperazione degli atleti arrivati quarti alle Olimpiadi di Sidney del 2000. Non immagini realistiche, bensi' immagini spiccatamente pittoriche in cui l’elemento descrittivo viene messo in gioco a favore di quello coreografico ed evocativo.

In uno dei suoi ultimi lavori, “Adventure Series" del 2004, la Moffatt torna a sfruttare il linguaggio dei media, le loro convenzioni - cosi' come aveva fatto la Pop Art. Reinventa attraverso la fotografia “The Flying Doctor", un fumetto comico all’epoca pubblicato dai quotidiani australiani. Ancora una volta, storia personale, cultura popolare e tematiche sociali si confondono e confluiscono forse piu' che mai nell’ultima serie dell’artista, “Under the Sign of Scorpio" (2005) in cui la finzione diventa travestimento e la donna - “sesso debole" - viene rappresentata e rivalutata attraverso icone femminili che hanno segnato la storia. Tracey Moffatt diventa Georgia O’Keffee, Indira Gandhi, Catherine Deneuve, tutte le donne nate, come lei, sotto il segno dello scorpione. Le reinterpreta trasformando nuovamente il suo vissuto, il suo sentire, in arte.

Immagine: Something More 01, 1989; Cibachrome. Courtesy: L.A. Galerie - Lothar Albrecht, Francoforte, copyright Tracey Moffatt

Catalogo edito da Skira
Informazioni al pubblico:
Spazio Oberdan, tel. 02.7740.6300/6302; http://www.provincia.milano.it/cultura
Museo di Fotografia Contemporanea, tel. 02.6605661; http://www.museofotografiacontemporanea.org

Uffici stampa:
Provincia di Milano/Cultura; tel.02.7740.6358/59/88
p.merisio@provincia.milano.it, m.piccardi@provincia.milano.it
Museo di Fotografia Contemporanea; tel. 02.66056633
ufficiostampa@museofotografiacontemporanea.org
Skira Editore/Mara Vitali Comunicazioni- Lucia Crespi, tel. 02.73950962
arte@mavico.it

Inaugurazione: martedi' 27 giugno, ore 18.30; vernice stampa ore 11.30

Spazio Oberdan
viale Vittorio Veneto 2 - Milano

Orari: tutti i giorni 10-19.30, martedi' e giovedi' fino alle 22, chiuso il lunedi'
ingresso: intero 4,10, ridotto 2,70 - gruppi scolastici 1,50; ingresso libero il primo martedi' del mese

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