L'esposizione "L'ultimo Romanino" presenta a Brescia una selezione di opere realizzate dal pittore Girolamo Romanino (Brescia, 1484/87 - 1560) tra il 1545 circa e il 1560, l'estrema fase della sua parabola artistica.
Sacro e profano nelle opere tarde di Girolamo Romanino
l'esposizione "L'ultimo Romanino" presenta a Brescia una selezione di opere
realizzate dal pittore Girolamo Romanino (Brescia, 1484/87 - 1560) tra il 1545
circa e il 1560, l'estrema fase della sua parabola artistica.
La mostra bresciana - un omaggio che la citta' di Brescia, per iniziativa di Comune
di Brescia-Settore Musei, Fondazione Cab, Banco di Brescia e Brescia Musei S.p.A.,
rende al pittore cui ha dato i natali - ha come protagonista principale ed ospite
d'eccezione la pala con la Vocazione di Pietro e Andrea, proveniente dalla chiesa di
San Pietro apostolo di Modena. L'opera restera' in visione nella Pinacoteca Tosio
Martinengo dal prossimo 21 giugno fino all'8 ottobre 2006.
Accanto ad essa, nel salone della Pinacoteca bresciana sono presentate la pala di
San Domenico (La Vergine incoronata dalla Trinita' con San Domenico e altri santi),
risalente al 1545-1548 circa, e la cosiddetta pala Avogadro (San Paolo fra i santi
Girolamo, Giovanni Battista, Maddalena, Caterina e angeli), databile al 1549-1550.
Opere, queste, determinanti per documentare il percorso pittorico degli ultimi anni
di attivita' del Romanino, tuttora difficili da comprendere a pieno per la critica.
Nella pala di San Domenico, cosi' denominata perche' originariamente decorava l'altare
maggiore dell'omonima chiesa bresciana, si coglie la forte volonta' di
sperimentazione espressa dell'artista, che individua nella figura di San Domenico il
fulcro di una composizione monumentale, dove meditazione, pieta', raccoglimento
esprimono i diversi aspetti della religiosita' del tempo.
Nella pala Avogadro, che prende il nome dall'omonima cappella della chiesa di San
Giuseppe a Brescia in cui fu originariamente custodita, la rigida simmetria delle
figure tradisce il momento di crisi attraversato dal Romanino, contribuendo a meglio
focalizzare dal punto di vista critico ed umano l'intera produzione del maestro.
Sempre a Brescia si ritrova la piu' significativa testimonianza dell'attivita' tarda
dell'artista, custodita fra i saloni di casa Bargnani, oggi Palazzo Lechi, in corso
Magenta, dove si conservano gli affreschi eseguiti dal Romanino, probabilmente in
collaborazione con Lattanzio Gambara. Una figura, quest'ultima, che certo non manco'
stimolare, con il suo apporto classicistico, l'estro artistico dell'antiaccademico
ed anticlassico Romanino. La partecipazione del giovane allievo e' evidente anche
nelle decorazioni che Romanino realizzo' a fresco per gli ambienti di Palazzo
Averoldi, in via Moretto, testimonianza fra le piu' significative della stagione
manieristica di tema profano nell'Italia settentrionale.
Temi giocosi e miti dell'antichita' vengono resi con scioltezza di pennello e la
ricerca di raffinati effetti plastici, fra baccanali, scene mitologiche, favole
antiche che inseguono raffigurazioni di mesi e stagioni, talvolta frammentari ma
determinanti per comprendere la poetica irriverente e insieme raffinata dell'ultimo
Romanino, densa di ironia e di sottili notazioni psicologiche, e assolutamente
refrattaria alla pedanteria di maniera.
In concomitanza con la mostra
"Girolamo Romanino. Un pittore in rivolta nel Rinascimento italiano"
(Trento, 29 luglio - 29 ottobre)
e in collaborazione con gli organizzatori della stessa
Inaugurazione: 21 Giugno 2006
Pinacoteca Tosio Martinengo
p.zza Moretto, 4 - Brescia