Galleria Marchina Arte Contemporanea
Brescia
via Soldini 6
030 2427397 FAX 030 2426917
WEB
Terry Richardson
dal 21/6/2006 al 19/7/2006
lunedi' a sabato dalle 15 alle 19, martedi' e domenica chiuso

Segnalato da

Galleria Marchina



approfondimenti

Terry Richardson



 
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21/6/2006

Terry Richardson

Galleria Marchina Arte Contemporanea, Brescia

Mostra fotografica. "Kibosh e' il libro piu' importante della mia carriera. Fin dall'eta' di 16 anni, da quando ho iniziato a fotografare per divertimento e poi per professione, ho sempre pensato a Kibosh come il sunto del mio lavoro. Kibosh e' la parte piu' intima del mio essere fotografo." (Terry Richardson)


comunicato stampa

Kibosh

Kibosh e' il libro piu' importante della mia carriera. e' il lavoro di una vita, fin dall'eta' di 16 anni da quando ho iniziato a fotografare per divertimento e poi per professione, ho sempre pensato a Kibosh come il sunto del mio lavoro. Kibosh e' il mio libro, la parte piu' intima del mio essere fotografo.

La frase "non chiederei mai a nessuno di fare qualcosa che io stesso non farei" contenuta nell'introduzione del libro, dimostra il profondo rispetto che ho delle persone che hanno collaborato alla realizzazione di quest'opera, per me cosi' importante. Per la realizzazione di Kibosh ho fermato il mio lavoro, per mesi mi sono dedicato solo alla raccolta delle foto e alla progettazione del lay-out. Volevo che si capisse quanto importante fosse per me questo libro, nessun particolare e' stato tralasciato, tutto doveva essere come avevo in mente da sempre. Raccontare se stessi attraverso delle immagini e' una cosa che richiede tempo, molto tempo, forse tutta la vita, ecco questo e' Kibosh.

Con queste parole Terry Richardson ha riassunto il senso del suo lavoro: dare immagine al divertimento. Effettivamente tutti i protagonisti delle sue foto si divertono e si godono la vita. Anche nelle campagne pubblicitarie per la moda, seppure piu' "contenute", trapelano dalle immagini tutti i sensi, in ogni sua fotografia c'e' il gusto tangibile e forte per i piaceri della vita. Vedendo per la prima volta le fotografie che teneva nel cassetto in attesa di pubblicare un libro "speciale", non si pensa alla provocazione ma "accidenti questa gente si sta divertendo da pazzi!" Terry Richardson sa fotografare molto bene, questo lo sanno tutti, i tagli delle immagini, l'uso del colore e delle luci, le ambientazioni non sono da meno dei suoi stessi modelli, tutta gente, lui compreso, che sfonda la carta stampata con la personalita' esplosiva del buonumore e del gusto per la vita.

La miscela della professionalita' e del talento unico di Terry Richardson produce un'emozione positiva e trascinante. E' sicuramente per questo che tutte le sue foto hanno un enorme successo commerciale, qualunque oggetto o soggetto finisca sotto il suo obbiettivo diventa immediatamente "gustoso", che sia un maglione, un sandaletto, una donna nuda o un cazzo finira' per sprigionare il buonumore pulito dell'aspetto ludico della vita.

Biografia

La fotografia segna sin dalla nascita la vita di Terry Richardson, nato a New York negli anni Sessanta e cresciuto ad Hollywood. Il padre e' il famoso Bob Richardson che, insieme a Helmut Newton e Richard Avedon, rivoluziono' la moda negli anni Sessanta, la madre Annie Lomax, stylist di moda, gli mise in mano una macchina fotografica ancora adolescente.

Terry comincio' a riprendere il quotidiano nella maniera piu' spavalda e disinibita, fotografando se stesso e le gangs di motociclisti e gruppi punk e metal con cui era cresciuto con una manualita' naturale, estemporanea e sfacciata. Sono gia' visibili i germi del suo stile che ne faranno il nuovo enfant terrible del mondo della fotografia: sfrontato, aggressivo, mirato verso un erotismo esplicito condito da una buona dose di autoironia, spesso inquietante per la sua crudezza. L'esplicito e' il suo regno: locations casuali, divi struccati del cinema e della musica, top models, gente comune sorpresa per strada o in bagno pubblico.

Negli anni Novanta cominciano la sua ascesa fulminea in gallerie d'arte internazionali (la Emanuel Perriton di Parigi, The Shine Gallery di Londra, The Parco Gallery in Giappone) e la collaborazione con le riviste di moda piu' prestigiose del mondo come i-D, Dazed and Confused, Vogue, Harper's Bazaar.Si occupa delle campagne pubblicitarie per i piu' importanti marchi di moda (Yves Saint-Laurent, Gucci, Levi's, Hugo Boss, Anna Molinari, Costume National, Matsuda etc.) e dal 1997, in team con l'art director Nikko Amandonico, cura l'immagine della Sisley (Gruppo Benetton) per la quale ha creato una delle comunicazioni visive piu' trasgressive che si siano viste in Italia.Nella ricerca di immagini molto forti dal punto di vista sessuale per riviste mainstream Richardson sembra provare un piacere perverso, infrangendo ogni tabu' iconografico della carta stampata e della comunicazione pubblicitaria.

A suo proposito si e' parlato come di un moderno Helmut Newton, lui si definisce "rocktografo", miscelando in un gioco di parole la sua passione per le foto e il rock. Il suo approccio ricerca la riproduzione dell'istinto con la minore mediazione possibile avvalendosi di una tecnica elementare che rifiuta sistematicamente progettazione dell'illuminazione, pianificazione delle immagini, coreografia delle riprese. La sua tecnica e' l'assenza di tecnica: l'obiettivo sono i suoi occhi, il suo carisma, la sua capacita' di prendere attimi di verita', qualunque essa sia. Non ci sono artifici e sovrastrutture, solo due macchine istantanee impugnate contemporaneamente e una voglia irrefrenabile di godersi la vita e di fissarne le emozioni sulla pellicola.

“Vedere vuol dire percepire delle differenze"

Cio' che sosteneva Calvino, non solo a livello di percezione fisiologica ma anche, e soprattutto, in senso mentale e come visione della realta', puo' essere esteso anche alla considerazione che far vedere significa allora produrre delle differenze e quindi che farsi vedere implica, in un qualche modo, proporsi come differenti. Ci rendiamo visibili se ci differenziamo.

E’ partendo da queste considerazioni che abbiamo deciso di presentare ALTREIMMAGINI come una possibilita' di rendere visibile l’alternativa ad uno sguardo legittimato e omologato, ad un modo di vedere che puo' anche essere di qualita' (spesso lo e') ma che non puo' essere e non deve essere unico. Per questo ALTREIMMAGINI, al plurale. Perche' la pluralita' ci sta a cuore.

ALTREIMMAGINI quindi nel significato di immagini diverse e alternative ma anche ALTREIMMAGINI nel senso di immagini ulteriori, in aggiunta a cio' che gia' puo' essere visto. Ma diverse e ulteriori rispetto a che cosa?

Noi diciamo rispetto all’unico, comunque e ovunque si manifesti, a favore del plurale e del molteplice, che vanno coltivati e perseguiti come unica garanzia di ogni possibile altro.

Inaugurazione giovedi' 22 giugno dalle ore 21

Galleria Marchina Arte Contemporanea
via Soldini 6/a - Brescia
Orari: da lunedi' a sabato dalle 15 alle 19, martedi' e domenica chiuso

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Dany Vescovi
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