Roberta Fanti e Andrea Margheriti. Nella mostra e' comune il tema della ricerca sul corpo femminile come centro dell'immaginario erotico e come oggetto provocatore e vittima di pulsioni sadomasochistiche. Diametralmente opposti sono i punti di vista espressi nelle fotografie degli artisti.
Roberta Fanti e Andrea Margheriti
A cura di D.Terr (Delia Gianti)
Giovedi' 29 giugno 2006 alle ore 21,00 si inaugura presso la Galleria Il Cenacolo Felice Casorati in Campidoglio (Ass. o.n.l.u.s.), Via Balme, 20 a Torino, la mostra di Roberta Fanti e Andrea Margheriti, a cura di a cura di D.Terr (Delia Gianti) con presentazione di Francesco Poli.
La mostra terminera' il 25 luglio 2006 alle 21.00 con il Finissage durante il quale sara' distribuito il catalogo relativo all’esposizione. Sara' possibile visitare la mostra dal lunedi' al sabato dalle ore 17 alle 22 oppure su appuntamento.
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In questa doppia personale, comune e' il tema del ricerca sul corpo femminile come centro dell’immaginario erotico e come oggetto provocatore e vittima di pulsioni sadomasochistiche. Ma molto diverso e' il modo con cui i due artisti, Roberta Fanti e Andrea Margheriti mettono in scena questa problematica nel loro lavoro. Diametralmente opposti, infatti, sono i punti di vista non solo perche' il primo, quello di Fanti, e' femminile, e il secondo, di Margheriti, maschile, ma anche perche' le due modalita' operative si basano su sensibilita' e matrici culturali differenti. E dunque i risultati si caricano di significazioni, allusioni e suggestioni che assumono evidenze estetiche che si divaricano in direzioni decisamente autonome, che non permettono neanche un’ipotesi di contrapposizione dialettica. Tuttavia e' proprio grazie a questa alterita', relativa a un tema apparentemente analogo, che e' possibile comprendere meglio il senso delle rispettive opere esposte.
La ricerca di Roberta Fanti, indubbiamente piu' matura e riflessiva, ha caratteristiche allo stesso tempo di forte drammaticita' e di delicata liricita', perche' il tema (anche se probabilmente molto sentito personalmente) viene visualizzato non con interventi direttamente performativi ma attraverso il medium della fotografia e l’utilizzazione di immagini scelte e prelevate dall’immenso repertorio iconografico di internet , e cioe' da una realta' virtuale pervasiva. Le immagini di corpi femminili, e piu' precisamente di frammenti di corpi , con scorci e definizioni di carattere anche feticistico, per lo piu' imprigionati in crudeli lacci o cinture, diventano elementi emblematici di una condizione perversa e ambivalente di sofferenza e piacere all’incrocio fra masochismo e sadismo, che pero' riescono ad assumere valenze esistenziali che vanno al di la' della tensione puramente erotica. Per arrivare a questo risultato, in qualche modo sublimante, Fanti utilizza una tecnica ben studiata di neutralizzazione delle pulsioni primarie attraverso un gioco di connessione e contrapposizione di queste immagini choccanti con immagini naturali di estrema purezza e di forte connotazione simbolica. Si tratta di foto in primo piano di fiori estremamente emblematici in rapporto alla dimensione femminile: la rosa (simbolo della bellezza che si apre all’amore); il giglio (simbolo della purezza in tutti i sensi); del narciso (simbolo bisessuale della autoreferenzialita' estetica e erotica).
I suoi lavori si presentano come una sorta di narrazione iconica fotografica, con due immagini giustapposte, che innescano in chi guarda una forte tensione mentale e emotiva che non trova mai una risposta tranquillizzante, ma che al contrario suscita un’inquietudine estetica carica di energia estetica ambivalente. La sola possibile via d’uscita suggerita dall’artista, per lei sicuramente fondamentale, e' quella di una trasposizione di questa problematica “carnale" (e addirittura violentemente “bestiale") sul piano della purificazione di matrice religiosa. E questa indicazione, in effetti, e' esplicitamente presente, in una serie di lavori in cui le immagini di violenza sadica sui corpi femminili sono accompagnate da citazioni di testi sacri (riportati in latino) che rimandano a una possibile redenzione di tipo spirituale.
Questa complessa visione del corpo femminile non la troviamo invece nelle opere fotografiche di Margheriti. Il lavoro di questo giovane artista e' incentrato invece, in modo piu' lineare e carico di umori e energie vitalistiche, sull’immagine connessa specificamente all’immaginario maschile della donna come ossessione sessuale e come feticcio erotico aggressivo e affascinante, nelle sue forme stereotipate e in quelle piu' inquietanti di singole individualita' in “carne e ossa". Nel primo caso entrano in gioco delle bambole Barbie (simbolo della bellezza stereotipata e banalmente inespressiva) sui cui Margheriti si diverte a intervenire trasformandole in personaggi perversi e pericolosi (solo pero' a livello ludico), mentre nel caso dei lavori in cui sono fotografate delle vere modelle nude in atteggiamenti sensuali e con travestimenti eroticamente spinti (con elementi sadomaso) emerge con molta evidenza la forza destabilizzante della presenza del corpo nudo femminile la cui energia primaria diventa incontrollabile, al di la' di ogni tentativo di limitarne (con cinghie o altro) la carica deflagrante. In un lavoro si vede una donna nuda che punta una pistola verso chi guarda (e prima di tutto verso l’artista che la fotografa e cerca di controllarne l’impatto con elaborazioni dell’immagine). Il senso di quest’opera e' piuttosto emblematico. Testo critico di Francesco Poli
Vernissage: Giovedi' 29 giugno 2006 ore 21,00
Galleria Il Cenacolo Felice Casorati in Campidoglio
Via Balme, 20 - Torino
Orario di visita: Dal lunedi' al sabato dalle 17 alle 22, altri orari su appuntamento