Galleria Artre' Bruna Solinas Arte Contemporanea
Genova
Vico dei Garibaldi, 41
010 2514448
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Urs Luthi
dal 6/7/2006 al 30/8/2006

Segnalato da

Bruna Solinas Arte Contemporanea



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Urs Luthi



 
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6/7/2006

Urs Luthi

Galleria Artre' Bruna Solinas Arte Contemporanea, Genova

Urs Luthi e l'autoritratto-Trash and Roses. In trent’anni di attivita' creativa ed espositiva sull’area di fotografia, pittura, performance, installazione, video, grafica, oggetti, l'artista si connota come autore di una mitologia individuale ora sottilmente ironica, talvolta profondamente amara e disincantata, sempre perdutamente erotica. A cura di Viana Conti.


comunicato stampa

Urs Luthi e l'autoritratto-Trash and Roses

A cura di Viana Conti

Venerdi' 7 luglio 2006 alle ore 18 si inaugura la mostra personale dell'artista svizzero Urs Luthi (Svizzera, 1947), intitolata Urs Luthi e l'autoritratto-Trash and Roses, sul tema appunto dell'autoritratto su cui il filosofo Philippe Lacoue-Labarthe ha scritto il testo Il ritratto dell'artista, in generale, uscito per le edizioni Il Melangolo, Genova, a cura di Tiziano Santi, ricorrendo a Luthi a titolo di esempio. Sede della mostra la galleria Bruna Solinas arte contemporanea, Genova a cura di Viana Conti.

La mostra, patrocinata dal Console Generale di Svizzera a Genova Giancarlo Fenini, e' realizzata in collaborazione con la Galleria Dieda-Artbug di Adriana Bonato e Giulio Zanardi, Bassano del Grappa.

Il discorso verte sull’artista svizzero Urs Luthi, nato a Lucerna e attivo tra Monaco di Baviera e Kassel, nella cui Kunsthochschule der Universitat insegna dal 1994. In trent’anni di attivita' creativa ed espositiva sull’area di fotografia, pittura, performance, installazione, video, grafica, oggetti, si connota come autore di una mitologia individuale ora sottilmente ironica, talvolta profondamente amara e disincantata, sempre perdutamente erotica.

La sua figura non cessa di portare il segno, come lui stesso dichiara, dell’ambivalenza. In questa luce lo abbiamo incontrato nel 2000, al Lenbachhaus di Monaco, con il ciclo di opere Placebos & Surrogates, l’anno successivo, con il ciclo di opere Art for a Better Life, nel padiglione svizzero della 49. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, curata dal grande Harald Szeemann, recentemente scomparso. A partire dagli anni Settanta l’artista si confronta, nelle sue sequenze di autoritratti, con la questione dell’autenticita' dell’opera non disgiunta da quella dell’aura.

In otto hic et nunc di un volto, il suo, si offre in sacrificio, esponendosi sullo scenario dell’arte come effetto di resistenza di un eidolon, emancipato tuttavia dal cultuale e colto in un slittamento del sesso. Cosa resta del soggetto nell’autoritratto in fotografia? Dalla scrittura sull’opera di Urs Luthi scaturisce un luogo di appuntamento con l’identita' del tratto-ritratto in fotografia e pittura, nelle sue instabili forme come nella sua statuarieta' marmorea, nella fuga di specchi tra la preferenza/referenza materna e la figura terza paterna, la seduzione del duale e l’interferenza del simbolico, in quella gioiosa e crudele altalena freudiana che e' il da della presenza e il fort dell’assenza. Di quali somiglianze/differenze segnaletiche, oblii o ricordi, narrano le opere?

Di un Atopos dell’immagine che conduce a un Logos/Topos dell’essere in pittura, del Kronos di una maschera mortale che inaugura l’Akronos dell’insorgenza di un soggetto immemoriale? C’e' dell’altro. Si coglie, fin dall’esordio del testo, dalla pratica della citazione, dagli autori richiamati da detta pratica, una necessita' e un’urgenza di parola sull’irrappresentabile del soggetto rappresentato, sulla natura di soggetto della pittura. Si coglie l’esigenza di fissare dei punti sull’identita' in perdita dell’arte, in una fase epocale di slittamento dei paradigmi estetici sulla pellicola scivolosa di quello che un tempo era un impero - non e' Roland Barthes a vaticinarlo? - e ora e' solo un mercato dei segni.

Cosa resta del soggetto nell’autoritratto in fotografia? E poi in quale percentuale l’artista e' ancora autore della sua opera? Dove va a collocarsi il dialogo che egli intrattiene con la forma di se stesso, con quella dello sguardo dell’altro, con l’equivoco della comunicazione, quando il singolare dialoga con il plurale, il genere con il transgender, la dimensione del collettivo entra nell’ordine del connettivo, quando l’ordine e', familiarmente e complicemente, accompagnato al caos? Urs Luthi, ci ha guardato negli occhi da un lettino di psicanalista, una poltrona, la proiezione di un volto materno artificialmente alterato dagli anni, un tappeto, un letto, una vasca da bagno, fantasticherie erotiche, luoghi della memoria reali o irreali, sublimi o banali, finche' non ci ha voltato o fatto voltare le spalle, per farci guardare da un altrove.

Dalle serie fotografiche anni Settanta o pittoriche, successive agli anni Ottanta, o ancora da sculture, installazioni, videoproiezioni, vetrine di oggetti, tavole ipnotiche per un ipoteticamente terapeutico training autogeno, Urs Luthi, sguardo nello sguardo, propone l’impresentabile del vero, senza scivolare in un racconto da cui si arguirebbe l’indiziarieta' delle prove, la paradossalita' dell’autorappresentazione…, ma anche l’indecidibile definizione dell’arte. Lo sguardo, e quello dei ritratti di Urs Luthi incontestabilmente ci riguarda, assolve alle funzioni di guardare-sorvegliare-custodire come induce a quelle di essere guardato-sorvegliato-custodito.

In Luthi, nella catena dei significanti del ritratto, come messa in opera del soggetto, la nudita' del soggetto e della persona sono metafora del disvelamento della stratificazione invisibile dei condizionamenti. L’ipersoggettivita' accade come mascheramento dei livelli di omologazione. Sottile in lui e' la leggerezza degli ammiccamenti in questioni attinenti le nozioni di gusto… di stile italiano.

Il ritratto, nella messa in opera del doppio legame tra La vie la Mort, titolo di un’opera dell’artista, nella sua oscillazione tra obli'o e ricordo, non immortalerebbe la presenza, ma rammemorerebbe l’assenza in quello che ha di piu' immemoriale: lo sconfinamento nella regione del sacro.

La serrata, seducente, analisi filosofica di Lacoue-Labarthe, complice l’opera di Urs Luthi, non cessa di tenere aperto l’interrogativo su una possibile decostruzione del ritratto come soggetto della pittura. (Viana Conti)

Inaugurazione: Venerdi' 7 luglio 2006 alle ore 18

Bruna Solinas Arte Contemporanea
Piazza delle Vigne 28r - Genova

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