Galleria L'Osanna
Nardo' (LE)
via XX settembre, 34
0833 562906

Enza Santoro
dal 10/7/2006 al 26/7/2006

Segnalato da

Angela Serafino



approfondimenti

Enza Santoro
Angela Serafino



 
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10/7/2006

Enza Santoro

Galleria L'Osanna, Nardo' (LE)

L’evento Portrait e' costruito sulla successione di 10 fotografie comprendendo un tabloid da sessanta immagini nelle quali il corpo femminile (salvo una sola eccezione) e' ritratto nella sua vivezza - l’artista si sofferma su quella del “culo" - quale soggetto di relazione, che si lascia dietro di se'.


comunicato stampa

Portrait

A cura di Angela Serafino

L’evento Portrait e' costruito sulla successione di 10 fotografie (stampe su forex) comprendendo un tabloid da sessanta immagini 15x15 in crescendo, sino a 1,60x1,60, nelle quali il corpo femminile (salvo una sola eccezione) e' ritratto nella sua vivezza - l’artista si sofferma su quella del “culo" - quale soggetto di relazione, che si lascia dietro di se'. Portrait e' una sottile concettuale provocazione sulla quantita' della carne da mostrare, e sulla qualita' del guardare, infrangendo l’assioma merce=piacere.

L’evento si svolge in due tappe; per la prima protagonista e' un’artista d’invenzione Misha Barth, giocando sulle aspettative (provinciali! Ma la provincia - della mente - e' molto estesa) della straniera, che mette in scena una quantita' materiale di differenti - ritratti - mirando ad una sorta di abbuffata, giocando sulla facilita' del riconoscimento del soggetto. E' solo questo che si puo' guardare? No!

A modificare la carne in una situazione relazionale e concettuale, la seconda tappa, in cui all’artista Misha Barth, si sostituisce l’artista reale Enza Santoro (Domenica 16 luglo, h. 21).

Gli spettatori si aspettano una performance di Misha Barth, invece, accompagnata da due uomini, compare Enza Santoro. La quale, nel frattempo, ha montato un video con le riprese (tecnica: candid camera) della serata del vernissage, riprese delle interazioni degli sguardi con le immagini. In galleria saranno presenti altre opere: l’urna della memoria, dove l’artista ha collocato i fiori usati dalle modelle (non professioniste) con la carta che ha fatto da sfondo, ed altre foto dove al posto dei fiori, ci sono le petre fabule, bianche di gesso, nelle quali sono montate le fotografie. Per l’artista, le petre sono la traccia del racconto del corpo: il segno si avvia ad essere sogno, conoscenza, viaggio, coinvolgimento. E' un gioco di finzione e provocazione costruito sulle aspettative, sull’elaborazione dello sguardo dello spettatore e sull’esperienza condivisa con le modelle.

Dal Catalogo:

Enza Santoro, nel gioco sottile dell’evidenza, elabora delle possibili riflessioni sul corpo femminile e sullo spostamento dello sguardo. Per quanto riguarda il corpo femminile in generale, la tradizione fotografica, infatti, vuole che quelle del corpo femminile siano immagini prodotte dagli uomini per gli uomini; siano quantita' visiva che accompagna la proposta del mercato da una crema all’automobile. La prima operazione e', quindi, un’estensione quantitativa messa in opera da un’artista immaginaria (Misha Barth), audace e straniera, garante di un’altra sottile provocazione, quella di non osare in casa propria, ma di offrire la propria “casa" allo spettacolo. Contraddizioni e limiti del nostro senso di ospitalita'!

La prima scena e' immediatamente collocabile nell’estensione della carne visibile. Nella ripetizione, pero' (e qui si intravede il possibile gioco dell’estendibilita' non della carne ma dello sguardo!), non c’e' soltanto il genere, ma anche il compiacimento delle pose, degli scarti della luce, dell’utilizzo dei fiori, della comparsa delle ombre. Nella ripetizione, i portrait, si differenziano. All’autrice non interessa mettere in scena il prodotto approvato dai canoni della moda, ma la “vivezza della carne" nelle sue monumentalita', imperfezioni, colte pero' sempre nella consapevolezza dell’abbuffata - c’e' tanto da guardare ancora, come se i media non bastassero.

Ma il gioco comincia proprio da qui. Quel tanto da guardare e', per Enza Santoro, non un fenomeno di consumo, come nella pubblicita' e nella pornografia, ma di relazione. E con questo passo l’autrice delle immagini contribuisce a svincolare l’immaginario dall’equivalenza piacere = mercato, riconsegnando all’immaginazione uno dei suoi “oggetti", si puo' riconoscerlo senza pruderie, piu' “frequentati".

E per sostenere questo, l’artista immaginaria prende congedo, e in prima persona Enza offre al pubblico altri spunti, un video e l’urna della memoria, nella quale sono raccolti i fiori scelti dalle modelle e dai modelli (!). Il video che racconta le relazioni degli sguardi che si sono creati in relazione alle immagini… non sono forse gli spettatori importanti quanto l’opera? In tal modo la mostra si trasforma in performance a cui tutti prendono parte, dilatando i tempi.

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Angela Serafino
(English version)
Enza Santoro, in her keen play of obviousness, formulates possible reflections on the feminine body and on the shift of the eye. In fact, as far as the feminine body in general is concerned, the photographic tradition assumes that images of the feminine body are produced by men for men, a sort of visual quantity accompanying market proposals ranging from a cream to a car. Thus, the first operation is a quantitative extension enacted by an imaginary artist (Misha Barth), impudent and foreign, vouching for another keen provocation, that is, do not dare in one’s own home, but offer one’s own “home" to the spectacle. Contradictions and boundaries of our sense of hospitality!

The first scene can be immediately set within the extension of the visible flesh. However, in such repetition there is not only genre - and here we can perceive the possible extendibility not of flesh but of the eye!-, but also the satisfaction deriving from poses, light rejection, the use of flowers, the appearance of shadows.

Galleria L’Osanna Nardo'
via XX settembre 34 - Nardo' (LE)

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