La Fondazione Prada inaugura la mostra dedicata a Enrico Castellani, che prosegue sino a meta' giugno 2001. Per questa occasione l'esposizione della Fondazione Prada viene allestita nello spazio, situato in Via Fogazzaro 36 a Milano, di 1.000 metri quadrati circa. La mostra, a cura di Germano Celant.
La Fondazione Prada inaugura la mostra dedicata a Enrico Castellani (Castelmassa, Rovigo, 1930), che prosegue sino a metà giugno 2001. Per questa occasione l'esposizione della Fondazione Prada viene allestita nello spazio, situato in Via Fogazzaro 36 a Milano, di 1.000 metri quadrati circa.
La mostra, a cura di Germano Celant, è realizzata in collaborazione con l'artista e presenta una settantina di opere provenienti da collezioni pubbliche e private italiane e straniere. Il progetto espositivo offre un taglio storico specifico e approfondito dell'opera di Castellani.
Dopo gli studi a Bruxelles a partire dal 1952 (pittura e scultura presso la Académie des Beaux Arts), Castellani si laurea in Architettura presso la Ecole Nationale Supérieure nel 1956. In questo stesso anno si trasferisce a Milano dove nell'autunno del 1959 fonda insieme a Piero Manzoni la rivista "Azimuth". Nei due numeri pubblicati tra la fine del 1959 e l'inizio del 1960 sono presentati scritti e lavori di artisti internazionali come Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Yves Klein e di quelli appartenenti al Gruppo Zero come Otto Piene e Heinz Mack, oltre che di Lucio Fontana, protagonista di riferimento del loro radicale rinnovamento. Nello stesso anno, a dicembre, Castellani e Manzoni inaugurano a Milano la Galleria Azimut dove vengono allestite, sino al luglio 1960, mostre di artisti italiani, francesi e tedeschi come Gianni Colombo, François Morellet, Günther Uecker, accomunati dalla ricerca di un'arte il cui procedimento rigoroso ed analitico contrasti con le tendenze dominanti dall'espressionismo astratto all'arte informale. L'intensa attività di scambi internazionali che si svolge presso la Galleria Azimut e i suoi contatti nell'ambito della cultura nord europea portano Castellani a partecipare a importanti mostre come "Monochrome Malerei" (Kunstmuseum, Leverkusen, 1960), "The Responsive Eye" (The Museum of Modern Art, New York, 1965), in cui vengono esposte opere che rinnovano il linguaggio visuale per ricondurlo ai dati costitutivi e elementari. In questo contesto Castellani è uno tra i primi, nell'Italia degli anni Sessanta, che hanno cercato di sviluppare un diverso indirizzo di ricerca dove elementi quali spazio, luce e tempo assumono un ruolo primario.
Dal punto di vista teorico l'artista individua nel suo testo fondamentale Continuità e nuovo, pubblicato sulla rivista "Azimuth" (n.2, Milano, 1960), le linee di ricerca in cui orientarsi e gli obiettivi da raggiungere. Alcuni artisti o movimenti - Piet Mondrian, Dada, Surrealismo, Jackson Pollock - sono indicati come fattori chiave per la nascita di una diversa concezione dell'arte "(…) il cui valore semantico del linguaggio - afferma Castellani- sia garanzia di uno sviluppo rettilineo dell'arte stessa ad ovviare i ritorni, e le ricerche contraddittorie, e di una più coerente adesione alla realtà culturale del nostro tempo".* Un'arte che dovrà essere "(…) continuamente in atto ma potenziale al punto che il suo consumo sia rapido, costante, immediato e in grado di creare dialoghi al di fuori del monologo intimista".* Ad animare la necessità di trovare nuovi modi espressivi è per l'artista "il bisogno di assoluto". Per rispondere a questa esigenza il solo criterio compositivo possibile è che "(…) attraverso il possesso di un'entità elementare, linea, ritmo indefinitamente ripetibile, superficie monocroma, sia necessario per dare alle opere stesse concretezza di infinito, e possa subire la coniugazione del tempo, sola dimensione concepibile, metro e giustificazione della nostra esigenza spirituale".*
Nel 1959 Castellani realizza la prima Superficie nera in rilievo: si tratta di un lavoro determinante per lo sviluppo della sua attività , che apre nuove possibilità di espressione nel campo a due dimensioni della tela. Pur operando nell'ambito del bidimensionale, con questa opera l'artista sposta l'attenzione sulla superficie strutturata in modo da creare un territorio di espansione in cui si alternano pieno e vuoto, concavo e convesso, positivo e negativo, luce e ombra. La tecnica utilizzata, che diventerà caratteristica di tutto il suo lavoro, consiste nell'applicazione di chiodi nella parte retrostante una tela: in questo modo si tende in alcuni punti verso l'esterno a cui si contrappongono le zone non trattate, le quali di conseguenza appaiono come introflessioni: "(…) Per questa operazione - dice l'artista - uso delle superfici monocrome, il più immateriali possibile, foggiate a doppia curvatura e a elementi ripetuti: un succedersi di punti in rilievo e di punti in depressione, di poli negativi e positivi, un succedersi di minimi interventi operativi. Esse sono costituite da una membrana piana della quale l'opera di formazione non altera le caratteristiche fisiche di elasticità e di continuità spaziale (…). Alle strutture risultanti da questa operazione ne corrispondono altre uguali e contrarie e quindi annullantisi nell'economia di una totalità spaziale. Anche la realtà ha sempre un dritto e un rovescio che combaciando si negano a vicenda". ** Le superfici in rilievo costituiscono, insieme ai "sacchi" di Burri, ai "tagli" di Fontana e agli "achrome" di Manzoni, una tra le elaborazioni linguistiche più rilevanti e dense di significato del periodo. A partire dal 1963 l'attenzione dell'artista si estende alle possibilità espressive delle diverse articolazioni delle superfici monocrome nello spazio, realizza tele sagomate, angolari, dittici e trittici in modo che aggettino tridimensionalmente. La gamma dei colori usati varia dal nero al rosso, dall'argento al giallo, ma soprattutto è il bianco che ricorre frequentemente : "Il bianco per me non è un colore - dice l'artista - ma l'assenza di colore. Come nella trattazione delle superfici delle mie opere tendo a fare qualcosa il più oggettivo possibile, così avviene per il colore. Il bianco è il colore o meglio il non-colore che rende più sensibile questa oggettivazione". ***
Pur mantenendo le caratteristiche individuate sino dai primi Sessanta, la produzione artistica di Enrico Castellani, tra gli anni Settanta e Novanta, si arricchisce con opere il cui linguaggio diviene più complesso e articolato per quanto riguarda le strutture delle superfici e le permutazioni degli elementi aggettanti.
Attualmente l'artista vive e lavora a Celleno (Viterbo).
Castellani ha partecipato a importanti mostre come "Zero", Stedelijk Museum, Amsterdam nel 1961, è presente alla Biennale di Venezia nel 1964 e 1966 e nel 1965 alla Biennale di São Paulo. Tra 1966 e 1967 prende parte ad una ventina di mostre, tra personali e collettive, in Italia e all'estero. Nel 1968 è invitato a Documenta 4, Kassel. Le mostre collettive continuano in spazi museali internazionali, come il Centre G. Pompidou, "Identité Italienne" (Parigi, 1981), il Palais des Beaux Arts, "Wide White Space" (Bruxelles, 1994), il Guggenheim Museum, "The Italian Metamorphosis" (New York, 1994-95), la Galerie der Stadt, "Zero Italien" (Esslingen, 1995-96) e recentemente con esposizioni personali nei musei italiani come Palazzo Fabroni ( Pistoia, 1996) e la Galleria Civica di Arte Contemporanea (Trento, 1999).
In occasione della mostra la Fondazione Prada presenta una pubblicazione che contiene testi storici dell'artista e contributi di critici italiani e stranieri che analizzano l'opera di Castellani in rapporto al contesto storico e culturale dell'epoca.
* E.Castellani, "Continuità e nuovo", in "Azimuth", n.2, Milano, 1960.
** E.Castellani, "Lo spazio dell'immagine", catalogo della mostra, Palazzo Trinci, Foligno, 1967.
*** L.Vincenti, intervista a Enrico Castellani, "L'inafferrabile Enrico", "Amica", n.15, Milano, 1983.
Immagine: Enrico Castellani, "Superficie angolare rossa", 1961, acrilico su tela sagomata, cm 80x80x60, courtesy Archivio Castellani
Orario: da martedì a domenica, ore 10-19; chiuso lunedì
Ingresso: libero
Fondazione Prada, Via Fogazzaro 36, Milano, tel.02.54670515, fax.02.54670258
Ufficio stampa: Fondazione Prada-Alessandra Santerini
tel.0254670981, fax.0254670258
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