Il luogo e l’arte, la terra e l’artista. Un luogo da vita a un artista e questi ne diventa l’espressione. In mostra opere, non necessariamente solo paesaggi, riconducibili al Salento.
Il luogo e l’arte, la terra e l’artista in un’alchimia che proprio nella luce trova la sua essenza...
Un luogo da vita ad un artista e questi ne diventa l’espressione, l’humus loci di quel posto l’accompagna, gli suggerisce luci, colori, sentimenti, anima.
Elios e' il titolo di questa mostra, perche' il variare della luce e' cio' che ricerca Luigi De Giovanni nelle sue opere, perche' il sole e' motore della vita, luce e ombra delle cose.
Il Salento e' luce e Specchia, borgo che ha dato i natali all’artista, (Specla) e' cumulo di pietre che riflettono la luce che lo colpisce e la riverbera sulle cose che in un istante si animano di vita in modo tale che l’artista possa fissarla nei quadri.
L’arte di De Giovanni e' racconto concatenato di luce, luogo e colori.
Le opere in mostra, non necessariamente solo paesaggi, sono riconducibili al Salento, ma in esse, nella loro multiforme luce che palesa allo spettatore un luogo, spesso dell’animo, si avverte questa, da lui amatissima, terra.
Gli alberi, contorti dal tempo, degli ulivi, la terra rossa, i fiori, i colori, le luci dei dipinti raccontano di questa terra in un rimando costante che porta al tempo che passa e all’immutata natura.
Cardigliano e' una piccola parte di Specchia ma ne e' l’essenza concettuale, infatti, in esso si ritrovano tutte le antiche fatiche degli Specchiesi fissate in una struttura che, se pur riattata, conserva intatte le simbologie e gli elementi della vita contadina e della lavorazione del tabacco.
Oggi e' un posto elegante, bello, razionalmente ristrutturato nel rispetto dell’esistente e dell’ambiente, adibito a vacanze, convegni e arte.
Le opere dell’artista, cantico alla natura, sono esposte nella “Sala degli Ulivi e il critico d’arte Toti Carpentieri ne da' un lettura che e' proprio un riscoprire l’interiorita' dell’artista legato al luogo. F. Murgia
Immaginare giardini al limite dell'astrazione
Nel testo scritto nel millenovecentonovantanove per “Luci del paesaggio pugliese. Tra miti, realta' e riferimenti", la rassegna tenutasi a Bari in occasione della seconda edizione di “Art&Maggio", ad un certo punto, dopo aver ricordato alcune affermazioni legate alle specificita' della nostra attenzione nei confronti del paesaggio (quelle edizioni californiane di “Immagine Puglia" all’inizio degli anni Novanta) e non senza aver pensato a quelle “suggestioni della natura" cui faceva riferimento Vincenzo Ciardo in Piccolo cabotaggio riferendosi agli artisti pugliesi, ci chiedevamo: “Ben oltre la ‘forma’, quindi, qual e' il senso del paesaggio?".
Quesito, questo, che si ripropone oggi in tutta la sua attualita' nell’osservazione dei lavori di Luigi De Giovanni che costituiscono il percorso espositivo di questo nuovo incontro/ritorno, nel quale in maniera quanto mai accentuata l’occhio sembra muoversi dal generale al particolare, in una sorta di zoomata che lo porta a fermarsi sulla naturalita' floreale e sulle sue molteplici e variopinte manifestazioni. Ampliandosi, anche, per tutto un susseguirsi di richiami (il loro riaffiorare dal mare della memoria) che mettono insieme le “grottesche" e Giovanni da Udine, ma anche i fioranti napoletani, il “Talismano" -quel piccolo paesaggio a colori puri dipinto da Paul Se'rusier sul coperchio di una scatola per sigari nel milleottocentottantotto- e infine la “Rosa nera" di Georges Braque e “A che punto siamo con i fiori" di Concetto Pozzati. Rivendicando, quasi, e ben oltre la disputa tra specie e sottospecie, quell’autonomia di “genere" tanto ricercata nel Seicento.
Cosi', ben oltre le leggibili ed aspre raffigurazioni che accomunano il paesaggio pugliese di Specchia e la geografia isolana dell’Ogliastra e di Seulo, e del crescendo cromatico di una natura aggrovigliata ed intricata, e' sulla suggestione delle presenze floreali che Luigi De Giovanni manifesta il suo essere pittore (l’organica proposta di questa “particolare" mostra salentina), anche se certe immagini -qui non esposte- nelle quali la natura diviene segno, consentendo alla gestualita' di appropriarsi dell’opera in tutta la sua interezza e significazione, sembrano aprire a nuove e personali soluzioni.
E in un rincorrersi di bianchi e di blu, di rossi e di gialli, di aranci, di verdi, di viola, di infinite variazioni cerulee e trasparenze ialine, il pittore costruisce -grazie ad una particolare sensibilita' compositiva- giardini immaginari (ma fino a qual punto?) al limite dell’astrazione, fermando cosi' sulla tela financo le fioriture troppo brevi e consentendo alla luce -protagonista assoluta delle sue opere- di manifestarsi, tra forme e colori, come il corpo stesso della materia. In una sorta di permanente e riprovata fedelta' alla natura che, svelando e testimoniando la bellezza, sembra accrescere ogni plausibile coinvolgimento sensoriale, fino a farci percepire -muovendoci tra i dipinti- quel “tenue profumo di primavera" di cui scriveva Nicola Lisi, vivace reminiscenza di un’eta' ormai divenuta memoria.
Toti Carpentieri
Vernissage: 20 luglio, ore 20,00
Interverranno: On. Antonio Lia Sindaco Citta' di Specchia, Francesco Caccetta Assessore alla Cultura Citta' di Specchia, Massimo Rota Amministratore Borgo Cardigliano, Toti Carpentieri critico d’arte, Giusy Petracca presidente Associazione Raggio Verde
Coordina: il giornalista Maurizio Antonazzo
Con la partecipazione straordinaria del soprano Ju Hae- Min accompagnata dalla chitarra classica di Patrizia Sambati
In repertorio:
Ombre Amene di Mauro Giuliani, Bachianas Brazileiras n.5 di Heitor Villa-Lobos, La tarara di Federico Garcia Lorca, Plaisir d’amour di Giovanni Martini
Borgo Cardigliano
S.P. 374 (ex.S.S.474) Miggiano-Taurisano - Specchia (LE)