Pittore barocco di "belle idee" e di "nobilta' di maniera". La mostra, curata dallo specialista del 600 fiorentino Riccardo Spinelli, e' parte delle iniziative finalizzate alla riscoperta di pittori del XVII secolo e vuole illustrare la parabola figurativa del Boschi dagli inizi dell'attivita' sino alla fine della carriera, presentando una campionatura significativa di dipinti e, per mezzo dei disegni, documentare affreschi e altre opere disperse.
Pittore barocco di "belle idee" e di "nobilta' di maniera"
a cura di Riccardo Spinelli
Tra i pittori che Michelangelo Buonarroti il Giovane - pronipote del grande
Michelangelo - chiamo' a decorare la casa di famiglia in via Ghibellina a Firenze,
una personalita' da riscoprire e' senza dubbio quella del fiorentino Fabrizio Boschi
(1572-1642), incaricato nel 1615 dal padrone di casa di realizzare uno dei pannelli
parietali della 'Galleria’ al piano nobile del palazzo, raffigurante
Michelangelo che presenta a papa Giulio III il modello ligneo del Tribunale di Ruota
in via Giulia a Roma. All’apice della carriera, cominciata ben presto con il
Passignano e perfezionatasi a Roma, nel fervido clima intellettuale e artistico di
fine Cinquecento, il Boschi produsse qui un capolavoro di equilibrio compositivo e
cromatico, caratterizzato da una pennellata corposa, materica, mediata sia dal
Cigoli, sia da Rubens, con i quali il nostro artista era venuto in contatto al tempo
dell’esperienza romana.
Sontuosita' di pennello ed eloquio narrativo sostanziano comunque tutta l’opera
del Boschi gia' a partire dalle prove licenziate prima del soggiorno nell’Urbe,
come la pala di San Barnaba a Firenze; ma con il rientro nel 1606 nella capitale
granducale l’artista vi importa una nuova grandiosita' compositiva che, abbinata a
potenti contrasti luministici e a caricati effetti espressivi, fa intuire
l’avvenuta assimilazione dell’opulento linguaggio rubensiano e del naturalismo
di Caravaggio, qualificando il Boschi, come ben sintetizzato gia' da Mina Gregori
nel 1962, un vero e proprio pittore 'protobarocco’.
Su questa linea di solennita' drammatica si modulano molte delle opere - in gran
parte inedite - del primo decennio del Seicento, mentre nel successivo l’artista,
ben inserito nel giro delle committenze cittadine, smorza gradualmente certe
forzature naturalistiche in favore di una narrazione piu' piana, fiorentina, pur non
rinunciando alla monumentalita' delle figure, di una pienezza fisica ancora una
volta pre-barocca.
Eccezionale disegnatore - nella migliore tradizione locale - quale ce lo consegna un
corpus imponente per numero e, soprattutto, per qualita', il Boschi elaboro' con
gran cura le proprie opere, dimostrando, anche nel mezzo grafico, una versatilita'
non ordinaria, che lo porto' a sperimentare tutte le tecniche allora in uso - dalla
matita alla penna, dall’acquerello al carboncino, al pastello o al gessetto -
grazie alle quali ottenere studiati effetti volumetrici e di chiaroscuro.
Con l’aprirsi del terzo decennio e per tutto il successivo, ricchi di opere e
commissioni prestigiose, lo stile del Boschi, si tratti di affreschi o di lavori su
tela e su tavola, non perde in eloquio narrativo, arricchendosi di una tavolozza
varia e colorata, di un’attenzione ai dettagli - oggetti o stoffe - che rivela la
sintonia artistica con maestri piu' giovani quali Giovanni Bilivert, Matteo Rosselli
e i loro scolari.
In questo periodo, la pittura del nostro subisce anche significative mutazioni
morfologiche che interessano le figure, sempre piu' allungate e sinuose, eleganti
nell’incedere falcato e maestoso, bellissime nella solarita' dei volti; e
presaghe, nel loro giganteggiare nello spazio atmosferico, delle piu' moderne
istanze cortonesche, ma in anticipo su quelle penetrate con decisione a Firenze
soltanto alla meta' del quarto decennio del Seicento.
La mostra, curata da Riccardo Spinelli, studioso specialista del Seicento
fiorentino, si inserisce nel solco delle iniziative culturali di Casa Buonarroti
finalizzate alla riscoperta di quei pittori del XVII secolo che lavorarono per
Michelangelo il Giovane (Artemisia Gentileschi, Cecco Bravo), e vuole illustrare la
parabola figurativa di Fabrizio Boschi dagli inizi dell’attivita' (con dipinti
databili alla fine del Cinquecento), sino alla fine della carriera, presentando una
campionatura significativa dell’attivita' del pittore e, al contempo, per mezzo
dei disegni, documentare opere intrasferibili (quali gli affreschi), altre disperse,
altre ancora ricordate dalle fonti.
Il piano della mostra prevede la presenza di circa 20 dipinti su tavola e su tela
(in gran parte sconosciuti), e di una cospicua selezione di disegni, la maggior
parte dei quali ugualmente inediti.
In questa occasione si vuole insomma restituire all’artista il ruolo che gli
compete nella cultura figurativa fiorentina dei primi decenni del Seicento, nella
quale il Boschi fu indiscusso protagonista, precoce interprete del piu' moderno
linguaggio barocco, intelligentemente virato in chiave locale, e soprattutto
artefice di “belle idee" espresse con “nobilta' di maniera", come ebbe a
dire di lui il biografo Filippo Baldinucci.
Immagine: Allegoria della Castita', Collezione privata
Ufficio stampa: Susanna Holm, Sigma C.S.C. tel. 055 2340742 fax 055 244145 cscsigma@tin.it
Inaugurazione: 25 luglio ore 18
Casa Buonarroti
via Ghibellina 70 50122 Firenze
ingresso: intero euro 6,50, ridotto euro 4,00, scuole euro 3,25
orario: 9.30-16.00, chiuso il martedi' e il 15 agosto