In mostra circa 40 lavori tra pop art ad altre sperimentazioni dagli anni '60 ad oggi. Mambor nasce come cartellonista del cinema, scrive allo stesso tempo sceneggiature tra cui la Dolce Vita, mutua il linguaggio dalla pubblicita' utilizzando campiture uniche e riduce le immagini al loro contorno. Pozzati ha sempre investigato il linguaggio pittorico.
Dal 14 settembre al 31 ottobre 2006 l’esposizione alla Gam di Faenza (Ra) raccoglie circa quaranta lavori di Renato Mambor e Concetto Pozzati. Tra pop art ad altre sperimentazioni. Dagli anni sessanta fino ad oggi.
Mambor nasce come cartellonista del cinema. Scrive allo stesso tempo sceneggiature tra cui la Dolce Vita (1959) di Federico Fellini. Poi attraverso la frequentazioni di Schifano, Pascali, Angeli, Festa, Lo Savio, Ceroli, Tacchi la sua ricerca artistica diviene personale. Comincia a dipingere le “Sagome di uomini statistici" o altre forme riempite a campiture di colore omogeneo, si serve di segnali stradali, ricalchi fotografici, timbri con omini, rulli da tappezzeria. Questi ricalchi, che vediamo numerosi in mostra, costituiscono il suo modo per individuare le icone della cultura massmediale. Mutua il linguaggio dalla cartellonistica e dalla pubblicita'. Utilizza campiture uniche e riduce le immagini al loro contorno. Siamo nel 1964 quando alla Biennale di Venezia trionfa la Pop art americana. Allora Mambor Insieme a Ceroli e a Tacchi decide di compiere un viaggio a New York durante il quale entra in contatto diretto con la cultura americana e quella della pop art. Al ritorno “a tanto chiasso ed eccesso vissuto in America", per utilizzare le sue parole, reagisce con una progressiva riduzione delle immagini. Realizza “Diario67" a moduli seriali e riscuote un grande successo.
Negli anni Settanta influenzato dall’amicizia di Paola Pitagora il suo interesse va piano piano a focalizzarsi sul teatro e sul corpo. Comincia a lavorare con le “azioni fotografate" tra body art e performance, privilegia ricerche d’ambiente, con strutture come "L’evidenziatore" (1967), strumento meccanico per agganciare oggetti e spostarli nel mondo dell’arte. Nel 1975 fonda il gruppo Trousse per perseguire "un teatro fortemente visivo ma attento alle dinamiche psicodrammatiche".
Torna alla pittura negli anni Novanta e di qui al Duemila si dedica alla riflessione sulla relazione dell’uomo con l’altro da se, con l’esistente, sulla relazione tra arte e realta'. Le prime opere dedicate a questi temi sono “L’Osservatore" e il "Riflettore". Tutte le opere successive, di cui molte sono in mostra, rappresentano sagome di paesaggi, esseri umani senza volto e proseguono la sua riflessione sulla percezione, l’altro e la coscienza.
Pozzati, da sempre, investigatore del linguaggio della pittura. Protagonista nei secondi anni cinquanta della “nouvelle figuration" diviene poi uno dei maggiori rappresentanti della “pop art" italiana. Dagli anni sessanta in poi il suo linguaggio, fatto di continue commistioni, contaminazioni di incroci culturali, di memorie, diviene sempre piu' individuale e riconoscibile attraverso la pittura “assolutamente irrinunciabile" anche quando percorre la via della sperimentazione e della elaborazione dei materiali piu' disparati.
Concetto Pozzati nasce a Padova il 1 dicembre del 1935. Nel 1949 si trasferisce a Bologna, dove risiede attualmente e frequenta l’Istituto d’Arte della stessa citta'. Consegue i diploma nel 1955 a Parigi per perfezionarsi nello studio della pubblicita' dell’ate'lier di Sepo, con il quale nel 1960 fonda a Bologna la scuola d’Arte pubblicitaria dedicata a suo padre Mario Pozzati. E' assistente all’istituto d’Arte di Bologna e dal 1956 al 1967 insegna grafica pubblicitaria. Nel 1962 e nel 1964 realizza alcune scenografie per i teatri stabili. Dal 1967 insegna all’Accademia di Belle Arti di Urbino, che poi dirige sino al 1973. Insegna anche all’Accademia di Firenze e attualmente e' titolare di una cattedra di pittura dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Dal 1955 ha partecipato alle principali manifestazioni nazionali e internazionali, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti. Dal 1960 scrive su numerose riviste specializzate interessandosi dei problemi di critica e di teoria dell’arte viste da parte del pittore. E' stato il promotore e l’organizzatore del convegno internazionale " L’autonomia critica dell’artista ", Palazzo dei Congressi di Bologna, 1979. Ha organizzato e curato personalmente o in collaborazione con altri pittori e critici mostre di arte italiana e straniera in Musei in Italia e all’estero.
Immagine: Renato Mambor, Auto osservazione 60x80, Studio Soligo, Roma
Organizzazione: G.A.M. Faenza - Galleria di Arte Moderna e Contemporanea
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Catalogo a cura di Christian Maretti Editore
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Orario: Dal lunedi' al venerdi' dalle 09.00 alle 18.30. Sabato dalle 9.30 alle 13.