Triennale di Milano
Milano
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Costruire le modernita'
dal 26/9/2006 al 25/12/2007
10.30 - 20.30, chiuso il lunedi'

Segnalato da

Enrica Steffenini




 
calendario eventi  :: 




26/9/2006

Costruire le modernita'

Triennale di Milano, Milano

3 mostre a Milano, Genova e Torino: Franco Albini, Ignazio Gardella, Carlo Mollino. Le mostre, curate da comitati scientifici composti da studiosi italiani e stranieri e coordinate in modo da formare un unico evento, approfondiscono il contributo delle poetiche architettoniche di questi 3 protagonisti anche attraverso l'intreccio con i percorsi e gli esiti delle rispettive ricerche all'interno del panorama culturale italiano e internazionale.


comunicato stampa

3 mostre/3 sedi: Franco Albini, Ignazio Gardella, Carlo Mollino

L’iniziativa Costruire le modernita': Franco Albini, Ignazio Gardella e Carlo Mollino presenta l’opera di tre grandi protagonisti della creativita' italiana del Novecento che, pur in modi diversi, sono stati sempre letti per una loro presunta diversita' rispetto ai canoni, molto incerti per lo meno in Italia, di una modernita' razionalista. Questi tre architetti, in realta', hanno vissuto la professione come mestiere, talvolta - com’e' nel caso di Gardella e Mollino - legato a genealogie familiari di ingegneri.

La costruzione e il cantiere sono luoghi essenziali dell’identita' di un’architettura che si realizza soprattutto facendo. Ma Albini, Gardella e Mollino sono anche tre architetti che hanno saputo interpretare temi nuovi della societa' italiana del Novecento: la seconda casa, in montagna o al mare, la trasformazione dell’idea di museo, la societa' dei consumi con i suoi nuovi totem. Tre architetti formati in culture regionali, che hanno saputo tuttavia interpretare e non subire i modelli internazionali, che il secolo ha loro proposto.

Tre architetti le cui vicende consentono di avviare una riscrittura della storia dell’architettura del Novecento, che attenta finalmente anche alla distribuzione, alle tecniche costruttive, ai materiali, ai dialoghi a volte conflittuali con le altre professioni: elementi, questi, che contribuiscono a costruire il panorama, ricco e differenziato, dell’architettura italiana del secolo breve.

Franco Albini (Robbiate, Lecco 1905 - Milano 1977), Ignazio Gardella (Milano 1905-1997), Carlo Mollino (Torino 1905-1973) appartengono alla prima generazione di quegli architetti italiani che hanno saputo interpretare i piu' avanzati principi della modernita' europea alla luce della tradizione storica nazionale. La ragione per proporre, oggi, una riflessione su questi architetti non e' da ricercare solo nell’occasione celebrativa del centenario della loro nascita, ma e' soprattutto da individuare nella necessita' di interrogarsi su un “altro" e comune modo di sentire il rapporto tra le ansie di rinnovamento della modernita' italiana e il problema della permanenza delle proprie radici culturali, in un periodo storico cruciale per la storia d’Italia che attraversa il fascismo, la guerra e la ricostruzione.

L’iniziativa e' il risultato di un progetto che riunisce tre grandi mostre, organizzate in tre differenti citta':
Franco Albini architetto (alla Triennale di Milano, dal 28 settembre al 26 dicembre 2006);
Ignazio Gardella architetto (Palazzo Ducale di Genova, dal 24 novembre al 30 gennaio 2007);
Carlo Mollino architetto (Archivio di Stato di Torino, dal 12 ottobre 2006 al 7 gennaio 2007).

Le mostre, curate da comitati scientifici composti da studiosi italiani e stranieri e coordinate in modo da formare un unico evento, approfondiranno il contributo delle poetiche architettoniche dei singoli protagonisti anche attraverso l’intreccio con i percorsi e gli esiti delle rispettive ricerche all’interno del panorama culturale italiano e internazionale. Attraverso le biografie intellettuali e professionali di tre maestri si tentera' di comprendere i caratteri delle rispettive culture architettoniche, ma anche dei rispettivi ambiti professionali, con l’obiettivo di ricostruire alcuni tasselli fondamentali della cultura del Novecento.

Il progetto scientifico dell’iniziativa Costruire le modernita': Franco Albini, Ignazio Gardella e Carlo Mollino e' il risultato di una collaborazione, la prima in questo campo, tra diverse istituzioni: Darc, Triennale di Milano, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Universita' degli Studi di Genova.

Nelle rispettive sedi, le singole mostre avvieranno una serie di eventi e iniziative per discutere e approfondire i piu' importanti intrecci tematici che hanno visto coinvolti i tre architetti, quali ad esempio il lavoro nel campo dell’allestimento d’interni e del design, l’architettura alpina, la costruzione della citta', l’insegnamento.

Ciascuna mostra, inoltre, e' caratterizzata da un dialogo a distanza tra architetti di diverse generazioni, grazie a progetti di allestimento affidati a personalita' di primo piano delle cultura architettonica internazionale: Renzo Piano per Franco Albini, Rafael Moneo e Franz Prati per Ignazio Gardella, Alessandro Colombo (Cerri Associati) per Carlo Mollino.

Nel 2007 le tre sezioni dell’iniziativa Costruire le modernita': Franco Albini, Ignazio Gardella e Carlo Mollino saranno riunite a Roma al MAXXI.

Ufficio stampa:

La Triennale di Milano
Antonella La Seta t +39 02 72434240 ufficio.stampa@triennale.it

Palazzo Ducale di Genova
Camilla Talfani t +39 010 5574012 ctalfani@palazzoducale.genova.it

Palazzo Bricherasio
Vittoria Cibrario t +39 011 5711805 v.cibrario@palazzobricherasio.it

Electa
Enrica Steffenini t +39 02 21563433 elestamp@mondadori.it

Sedi:
Triennale di Milano
Viale Alemagna, 6 - Milano

Palazzo Ducale di Genova
Piazza Matteotti Giacomo, 5 - Genova

Archivio di Stato di Torino
Piazza Castello 209 - Torino

Zero Gravity.
Franco Albini Costruire le modernita'
Triennale di Milano
28 settembre - 26 dicembre 2006

Coordinamento: Fulvio Irace

Curatori delle stanze tematiche: Stanze della memoria, a cura di Marco Albini; La Citta' Nuova: Milano e l’architettura razionale, a cura di Matilde Baffa; Macchine celibi: Albini e Mollino, a cura di Fulvio Irace; Modernita' e tradizione, a cura di Augusto Rossari; Spazi atmosferici: l’architettura degli allestimenti, a cura di Federico Bucci; L’arte del porgere: il museo tra Albini e Scarpa, a cura di Marco Mulazzani e Orietta Lanzarini; La tecnologia e la citta', a cura di Claudia Conforti; Gli oggetti dell’abitare, a cura di Silvana Annicchiarico.

Progetto di allestimento: Renzo Piano con Franco Origoni

La Triennale di Milano e la DARC, Direzione generale per l'architettura e l'arte contemporanee, presentano la mostra Zero Gravity. Franco Albini Costruire le modernita', in occasione del centenario della nascita dell’architetto e docente milanese.
L’originale allestimento disegnato da Renzo Piano (in collaborazione con Franco Origoni), ben esprime il significato poetico del lavoro di Franco Albini in un ideale omaggio al grande maestro da parte del suo grande allievo. Una suggestiva ragnatela di sottili cavi d’acciaio disegna nell’aria una rete entro la quale vengono sospesi disegni, fotografie, modelli, e testimonianze audiovisive. Seguendo un ordine cronologico lungo gli spazi della Galleria, al piano terra della Triennale, l'obiettivo e' offrire un nuovo contributo critico alla conoscenza di una delle stagioni piu' importanti dell'architettura italiana.
La mostra, coordinata per la Triennale da Fulvio Irace, e' organizzata per stanze tematiche affidate a diversi curatori: Stanze della memoria, a cura di Marco Albini; La Citta' Nuova: Milano e l’architettura razionale, a cura di Matilde Baffa; Macchine celibi: Albini e Mollino, a cura di Fulvio Irace; Modernita' e tradizione, a cura di Augusto Rossari; Spazi atmosferici: l’architettura degli allestimenti, a cura di Federico Bucci; L’arte del porgere: il museo tra Albini e Scarpa, a cura di Marco Mulazzani e Orietta Lanzarini; La tecnologia e la citta', a cura di Claudia Conforti; Gli oggetti dell’abitare, a cura di Silvana Annicchiarico.

Stanze della memoria
a cura di Marco Albini
Il tentativo di chiarire il ruolo svolto da Franco Albini nella cultura architettonica italiana e internazionale e' stato avviato negli anni Cinquanta da Giuseppe Samona', con un famoso scritto pubblicato da "Zodiac". Ma la naturale riservatezza dell'architetto milanese, unita a un distacco per tutto cio' che non apparteneva alla concretezza del mestiere, non hanno certo facilitato il compito della critica, che in un certo senso non e' ancora riuscita a cogliere pienamente il reale contributo delle relazioni che Albini ha intrecciato - prima e dopo la guerra - con i temi e i protagonisti del piu' acceso dibattito architettonico. In questo senso, la sezione introduttiva alla mostra, piuttosto che presentare singole testimonianze relative a "tranches de vie" dell'architetto, intende collocare il percorso artistico e professionale di Albini, la sua formazione, le sue amicizie, i suoi maestri, l'ambiente famigliare, in un piu' vasto quadro culturale che da Milano e dal circolo della rivista "Casabella" di Persico e Pagano (con il quale Albini ha avuto stretti e ancora inesplorati contatti) arriva fino al cuore della cultura architettonica moderna europea.

La Citta' Nuova: Milano e l’architettura razionale
a cura di Matilde Baffa
Nel 1930 Franco Albini avvia la propria attivita' professionale associandosi con Renato Camus e Giancarlo Palanti. Da questo momento l’impegno nel campo dell’edilizia popolare diventa uno dei temi di ricerca in cui Albini riesce a esprimere al meglio la sua particolare sensibilita' nell’organizzazione dello spazio. Ancora di piu' dei contenuti tecnici e tipologici e sociali della sua ricerca sull’alloggio minimo e sulla casa per tutti, pero' la sperimentazione nel campo dell’edilizia residenziale diventa occasione per una scientifica trattazione del tema della nuova citta' e dello spazio sociale. In particolare saranno esposte, infatti, piante modelli e disegni dei grandi concorsi per i quartieri di iniziativa pubblica (R. Giuliani, Baracca, Ponti, D'Annunzio) e degli esperimenti della nuova visione metropolitana, (progetti per le quattro citta' satelliti e “Milano verde").

Macchine celibi: Albini e Mollino
a cura di Fulvio Irace
La sezione si propone di esplorare, attraverso l'analisi di due ambientazioni straordinarie, i rapporti dialettici tra due concezioni dell'architettura sinora collegate su opposti versanti. Confrontando il celebre allestimento albiniano della "stanza per un uomo" alla VI Triennale del 1936 con le "visioni" molliniane de "la casa di Oberon" e de "La cascina in una risaia", si suggerisce l'ipotesi di una comune convergenza verso una interpretazione surrealista ed autoreferenziale del classico tema razionalista dell'abitare domestico.

Modernita' e tradizione
a cura di Augusto Rossari
Questa sezione presenta alcuni tra gli esiti piu' rilevanti dell'attivita' di Albini nel dopoguerra e le rispettive relazioni con la cultura architettonica italiana.
In particolare, considerando un arco storico che dalle urgenze della ricostruzione arriva fino ai primi anni Sessanta, l'attenzione si concentra su tre temi:
- la riflessione sulla tradizione colta e quella spontanea, il neorealismo, le influenze organiche;
- il punto di vista specifico di Albini: il rifugio-albergo Pirovano a Cervinia, l'edificio INA a Parma, il quartiere di Cesate, la villa Olivetti vicino a Ivrea, villa Allemandi a punta Ala (Gr);
- confronti con la casa Borsalino a Alessandria di Gardella e con le case in viale Etiopia a Roma di Ridolfi.

Spazi atmosferici: l’architettura degli allestimenti
a cura di Federico Bucci
Fin dagli esordi della sua attivita' Franco Albini interpreta con slancio gli inviti, rivolti soprattutto da Edoardo Persico, a cercare una "via italiana" nel "rinascimento europeo". Nascono cosi' opere molto apprezzate dalla critica e dal pubblico, come i padiglioni INA alla Fiera Campionaria di Milano e alla Fiera del Levante di Bari (a partire dal 1933), gli allestimenti per la Mostra dell'Aeronautica (1934), per la VI (1936) e VII (1940) Triennale di Milano e per la mostra "Scipione e il bianco e nero" (1941) alla Pinacoteca di Brera. In queste architetture d'interni matura il duplice carattere della ricerca di Albini dedicata alla composizione di "spazi atmosferici", cioe' spazi costruiti "con l'aria e con la luce". Gli allestimenti temporanei e gli arredamenti realizzati da Albini nel decennio 1930-40, da una parte avviano una serie sperimentazioni sulla produzione in serie, dall'altra danno vita a straordinarie invenzioni in cui gli elementi architettonici (come le scale "sospese", i montanti, i controsoffitti forati ecc.) definiscono la formazione di un "ambiente nell'ambiente".

L’arte del porgere: il museo tra Albini e Scarpa
a cura di Marco Mulazzani e Orietta Lanzarini
I musei di Albini - con quelli dei BBPR, di Gardella e di Scarpa, tra gli esempi piu' alti della museografia italiana del dopoguerra - innovano profondamente le tecniche espositive e le attrezzature perseguendo una concezione educativa del museo, ma nel medesimo tempo integrano antico e moderno, assurgendo essi stessi a "opere d'arte in se'". Palazzo Bianco, Palazzo Rosso e il Museo del Tesoro di San Lorenzo a Genova, sono capolavori su cui si e' scritto molto, ma sono anche opere che meritano nuovi approfondimenti sia alla luce dell'esperienza di Albini compiuta nell'anteguerra, sia in un piu' stretto contatto con il dibattito sulla tradizione e sull'impegno nella Scuola che hanno proiettato la cultura architettonica italiana in una dimensione internazionale. In particolare, uno dei temi affrontati in questa sezione e' il confronto con le realizzazioni di Carlo Scarpa in campo museale, da Palazzo Abatellis a Palermo al Museo di Castelvecchio a Verona.

La tecnologia e la citta'
a cura di Claudia Conforti
Questa sezione e' impostata sull'interpretazione della citta' che Albini restituisce attraverso alcuni edifici pubblici, in particolare: il palazzo per uffici Ina di Parma, la Rinascente di Roma, il museo di Sant'Agostino di Genova, lo sfortunato intervento degli Eremitani di Padova e gli uffici Saipem di San Donato, le terme Zoja di Salsomaggiore Terme. Verra' istituito un confronto con l'intorno, urbano o artificialmente naturalistico, reso attraverso fotografie d'epoca e filmati. Inoltre e' istituito un confronto con i palazzi per negozi, uffici e abitazioni di via Guicciardini a Firenze di Giovanni Michelucci; il palazzo per uffici in via Torino a Roma di Adalberto Libera e le terme di Fiuggi di Luigi Moretti.

Gli oggetti dell’abitare
a cura di Silvana Annicchiarico
Gli oggetti di design di Franco Albini sono "macchine minime" che coniugano la massima efficienza strutturale con la leggerezza di una forma sempre concepita come il risultato di una rigorosa indagine sulle possibilita' tecnologiche del progetto e del materiale. Questa sezione della mostra documenta il lavoro di Albini designer, dagli esperimenti delle prime Triennali degli anni Trenta alla produzione in serie del dopoguerra, cercando di evidenziare sia le straordinarie caratteristiche tecniche dei suoi oggetti (tensione, equilibrio dinamico, sospensione di peso, connessione fra le parti), sia il sigillo inconfondibile del gusto e dello stile di Albini. In mostra sono esposti solo oggetti originali.

Biografia
Franco Albini (Robbiate, Como, 1905 - Milano 1977) si laurea nel 1929 al Politecnico di Milano, dove l'anno successivo apre il suo studio professionale, esordendo come designer alla IV Triennale di Milano. Nel 1932 elabora, insieme con gli architetti Camus e Palanti, il progetto per il quartiere San Siro a Milano. E' attivo nel settore dell'arredamento e degli allestimenti (Casa a struttura d'acciaio, con Camus, Minoletti, Mazzoleni, Pagano, Palanti, V Triennale di Milano, 1933; Padiglione, permanente INA, Fiera di Milano, 1935; Mostra italiana dell'aeronautica, Milano 1934; Mostra dell'abitazione alla VI Triennale di Milano, 1936). Con Camus e Palanti realizza alcuni quartieri di edilizia popolare a Milano: quartiere "Fabio Filzi" (1936), quartieri "Gabriele D'Annunzio" e "Ettore Ponti" (1938-1941). Progetti in linea con le tematiche e le scelte tipologiche proprie del Movimento Moderno nelle cui fila Albini milita con passione in una personale interpretazione del linguaggio. Dal Movimento Moderno ricava anche una straordinaria capacita' di sintesi pratica, applicata a manufatti tanto concreti nella realta' quanto "eterei" nella concezione. Gia' negli anni Trenta, infatti, i suoi oggetti si distinguono per una personalissima poetica, mediata da una intrinseca genialita' tecnologica e strutturale. Nel campo del design progetta tra l'altro un radioricevitore in metallo e vetro Securit (1938) - l’oggetto viene svincolato dal mobile tradizionale, riducendo il supporto a due semplici lastre di vetro, cui e' sospeso l'apparecchio scoperto - nonche' una serie di mobili smontabili destinati alla colonie italiane (1937); la poltroncina Luisa (premio "Compasso d'oro" 1955) e una libreria con struttura tensile in legno e cavi d'acciaio (1939-1949).
Dal 1949 al 1954 e' professore incaricato presso l'Istituto universitario di architettura di Venezia. Dal 1952 e' libero docente di Composizione architettonica e Architettura degli interni.
Nell'anno accademico 1954-1955 e' professore di ruolo presso la facolta' di architettura di Torino, poi professore di ruolo a Venezia e, dal 1964, professore ordinario di Composizione architettonica al Politecnico di Milano.
Tra le sue opere del dopoguerra oltre alla riprogettazione dei i palazzi Bianco e Rosso a Genova (1950-1962), il Museo del Tesoro di San Lorenzo a Genova (1952), e, con Franca Helg che dal 1952 e' associata al suo studio, i Magazzini La Rinascente di Roma (1957-1961, premio "Compasso d'oro" 1963) e le stazioni della Metropolitana milanese (1962-1969, premio "Compasso d'oro" 1964).

La mostra e' resa possibile anche grazie al contributo di Ras

Inaugurazione: 27 settembre 2006, ore 18.30

Triennale di Milano
viale Alemagna 6
Orario: 10.30 - 20.30, chiuso il lunedi'
Ingresso: 8 euro - 6 euro - 5 euro

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Rosanna Bianchi Piccoli
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