50 fotografie in bianco e nero, - per la maggior parte nudi di donna, ma anche ritratti, paesaggi e scorci urbani - documentano il percorso di un "fotografo-artista".
I suggestivi spazi dell'imponente Rocca dei Boiardo a Scandiano (Reggio
Emilia) - antica dimora della famiglia che governo' la citta' dal 1423 al 1560
- ospitano, dal 24 settembre al 12 novembre 2006, una mostra antologica,
Retrospective, di Luciano Bonacini.
Cinquanta fotografie in bianco e nero, - per la maggior parte nudi di
donna, ma anche ritratti, paesaggi e scorci urbani - documentano il percorso
di un "fotografo-artista" (Scandiano, 1954) che, dopo gli studi in
Psicologia all'Universita' di Padova, ha scelto di operare nel campo della
fotografia, affermando nel tempo un proprio stile in cui rigore e bellezza
formali diventano espressione di cio' che, pur immediatamente invisibile o
non pienamente coglibile, pare a Bonacini fondamentale nell'umana
esperienza.
La mostra, la piu' importante che gli sia stata finora dedicata, e'
accompagnata da un catalogo (pp.240, 103 immagini riprodotte), con un testo
introduttivo, "Il respiro della bellezza", di Sandro Parmiggiani (curatore
delle attivita' espositive di Palazzo Magnani).
Scrive Parmiggiani: "Si respira, nelle opere di Luciano Bonacini, un tempo
diverso da quello che le immagini di tanta fotografia contemporanea ci
propongono. Vivono infatti, i suoi lavori, in un tempo sospeso - che e' del
resto, per definizione, insito in ogni immagine fotografica: quel minuscolo
frammento di una vita, di uno sguardo in divenire, che ora se ne sta davanti
a noi, del quale sappiamo essersi dato un prima e un dopo, che possiamo
intuire o immaginare ma mai completamente afferrare -, in un tempo che pare
non segnato dal ritmo stordente con cui si srotolano i nostri giorni di
affanno. Le immagini di Bonacini sembrano piuttosto animate da vite che
hanno scelto di darsi un respiro diverso: quel tempo misterioso in cui, ad
esempio, il corpo della donna vive secondo le stesse cadenze esistenziali,
la stessa maestosa dignita' degli alberi di un parco, delle increspature
della sabbia di un deserto o delle onde del mare che senza sosta vanno ad
infrangersi su una costa".
Bonacini giunge alla fotografia da studi e pratiche di psicologia, da una
riflessione sui percorsi tortuosi e spesso inconoscibili della mente, sui
tempi lunghi, che sempre esigono un prezzo umano da “pagare", in cui essa
puo' sbarazzarsi di cio' che in fondo non vale e scegliere quello che davvero
conta per una vita che resta unica e irripetibile. Non si tratta, nel caso
di Bonacini, di una civetteria, di una sovrastruttura ideologica che qualche
artista pure ama esibire, ma di un invito, di una traccia, che lui umilmente
semina e ci affida, per cercare di farci comprendere meglio la verita' che
s’annida nella genesi delle immagini cui ha dato vita. Giacche' ogni sua foto
non e' solo l’esito di una certa luce, magari a lungo attesa e colta mentre
finalmente rivela la sola porzione di realta' che gli interessa fermare, non
e' solo determinata da una scelta relativa all’inquadratura, di formato
quadrato o rettangolare, che, come sappiamo, seleziona certi elementi e ne
elimina altri, individuando un frammento di armonia dentro il caos
apparente, ma pare anche il risultato dell’incontro di due pensieri, di due
stati d’animo, di due sentimenti. Come se la fotografia si desse, si
generasse nel momento in cui due posizioni, per tante ragioni
originariamente diverse - quella del soggetto che viene fissato, ancorche' si
tratti di una cosa inanimata che certo non puo' modificare la propria
collocazione o la propria disposizione d’animo, e quella del fotografo -,
progressivamente s’avvicinano, arrivando talvolta a incontrarsi, a
coincidere, a congiungersi.
Le donne che mostrano il loro corpo davanti alla sua macchina fotografica,
anche quando giacciono in una posizione fetale, d’abbandono, come se nulla
in quel momento loro importasse, e solo fossero alla ricerca di un oblio,
sembrano partecipare attivamente a una rappresentazione che ha una qualche
sacralita', a una sorta di rito, in cui conta non solo la spontaneita' del
loro corpo, ma anche cio' che il fotografo ama cogliere mentre esso viene
esibito, ed esse stesse volessero contribuire al raggiungimento di un certo
stato della visione. Dunque, queste immagini sono si', come sempre e' ogni
fotografia, qualcosa di rubato, di sottratto all’identita' segreta di una
persona o di una cosa, ma e' come se chi qui giace sdraiata o se ne sta in
piedi a mostrare il fulgore del proprio corpo sapesse che colui che la sta
guardando attraverso l’occhio della macchina fotografica e' alla ricerca di
un certo vigile abbandono, di certe geometrie, di certe misteriose
corrispondenze. E alla fine queste donne sembrano qui trovare un rapporto di
armonia e di identita' con il proprio corpo, cosi' che in ciascuna di queste
immagini abbiamo la percezione che la donna senta di appartenere totalmente
al proprio corpo, che lo percepisca come strumento primario di espressione
della sua interiorita' piu' vera, che finalmente lo viva come il luogo di una
bellezza, non disgiunta dalla sessualita' o dalla maternita', che sempre puo'
articolarsi in nuove forme."
La mostra e' promossa dal Comune di Scandiano, dalla Provincia di Reggio
Emilia e da Palazzo Magnani - nell'ambito di un accordo di collaborazione
tra i Comuni di Scandiano e di Correggio, e la Provincia, per la
realizzazione di eventi espositivi negli spazi pubblici dei due Comuni -, e
realizzata anche grazie al contributo di Casalgrande Padana e di Feredil.
Uffici Stampa:
Elisa Mezzetti
Ufficio Stampa Palazzo Magnani
Tel. 0522.444420 Fax 0522.444436 e.mezzetti@mbox.provincia.re.it
CLP Relazioni Pubbliche
Tel. 02.433403 - 02.36571438 Fax 02.4813841 ufficiostampa@clponline.it
Inaugurazione: domenica 24 settembre , ore 17,00
Rocca dei Boiardo - Scandiano
Orario: sabato dalle 15.30 alle 19.00 e domenica dalle 10.00 alle 12.30 e
dalle 15.30 alle 19.00