La mostra raccoglie opere di tutto l'arco produttivo di questa figura centrale dell'arte informale del dopoguerra: diversi grandi olii e acrilici, molti dei libri di poesia illustrati con suoi disegni, fotografie scattate da Scanavino, due poesie autografe, alcune lettere, alcuni filmati d'archivio, libri e cataloghi d'epoca. In occasione dei 20 anni dalla scomparsa. A cura di Nicola Davide Angerame.
a cura di Nicola Davide Angerame
“Vent’anni fa, il 28 novembre del 1986, si spegneva Emilio Scanavino - sostiene Monica Zioni, Assessore alla Cultura di Alassio - artista ligure che ha amato appassionatamente la propria terra traendo da essa forti stimoli per la sua pittura innovativa, informale, introspettiva che si e' affermata nel mondo. L’assessorato alla cultura di Alassio ha voluto ricordarlo ospitando nella ex Chiesa Anglicana una mostra che celebra l’artista ma anche l’uomo e il poeta ligure. Questo evento giunge dopo una ricognizione su alcuni nomi fondamentali dell’arte mondiale, come Francisco Goya e come Giorgio de Chirico. Con il maestro ligure si affronta ora un altro capitolo della storia dell’arte, quello stile internazionale definito “informale" che rappresenta una delle piu' esaltanti vicende creative dell’arte del novecento.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale negli Stati Uniti pittori come Pollock, De Kooning e Rothko danno vita all’espressionismo astratto e alla Scuola di New York, celebrandosi come i padri del primo vero movimento artistico originariamente americano. In Europa, come anche in Giappone, ricerche analoghe nel campo della pittura gestuale e spontaneista vengono portate avanti da artisti come gli spazialisti Scanavino e Fontana, i “brut" come Dubuffet e Mathieu, i “cobra" come Jorn e Appel, e molti altri nomi che hanno segnato il secondo dopoguerra come un decennio di inquiete domande sul futuro, di disperanti riflessioni sul passato, di incerte e spiazzate considerazioni circa un presente devastato e in fase di ricostruzione. In questa rinnovata espressione del Soggetto moderno, passato per Auschwitz e per Hiroshima, l’arte sembra trasformata nella registrazione di uno scompiglio interiore che ha il bisogno urgente di emergere sulla tela, di sfogare energie pulsionali che conoscevamo gia' in artisti piu' anziani, come Van Gogh o come Munch, ma che ora perdono la forma e diventano pura espressione, gesto spontaneo e dirompente. In questa evoluzione dell’arte Emilio Scanavino gioca il ruolo di padre dell’arte informale italiana, poeta di un’interiorita' scalpitante, prolifica, impegnata nel cercare una nuova morale nell’arte: un modo per salvare un mondo, quello interiore del Se' e quello esterno degli altri, attraverso una rinnovata concezione (informale appunto) del mondo".
“Il prossimo 28 novembre cade il ventesimo anniversario della scomparsa di Emilio Scanavino - spiega Nicola D. Angerame, curatore della mostra - artista genovese che come pochi altri artisti della generazione del secondo dopoguerra, ha saputo innovare l’arte nella ricerca piu' ampia di un linguaggio visivo capace di comunicare la vita interiore di un uomo e di un’intera generazione segnati da esperienze personali e collettive laceranti: da disperanti tragedie e da fulgidi entusiasmi; da sospettose conquiste materiali e malinconici sensi di smarrimento spirituale. Dentro queste dicotomie s’insinuano trent’anni di lavoro e oltre quattromila opere prodotte da uno dei grandi protagonisti dell’arte informale, partecipe a tre Biennali di Venezia, a Documenta 2 e molte personali negli spazi piu' prestigiosi d’Italia. Un artista che dopo aver frequentato Albisola e lavorato con Fontana, Baj, Crippa, Dova, Jorn, Corneille, Appel e molti altri, si e' ritirato a Calice Ligure dove ha fondato una seconda comunita' di artisti (come spiega il volume Scanavino&C. di Stefano Delfino e Gianni Viola, De Ferrari, Genova 2005) e creato le sue opere piu' importanti. Quella di Scanavino e' un’arte in cui la lucidita' euclidea e l’esprit de geometrie razionalista delle prime avanguardie astrattiste del Novecento si stempera e quasi naufraga nelle concrezioni della nuova interiorita', figlia della seconda guerra mondiale, che emerge ridefinendo il Soggetto moderno, come Io ferito, lacerato e intento a ricercare la via della propria ricostruzione".
In occasione dei vent’anni dalla scomparsa di Emilio Scanavino s’inaugura sabato 30 settembre alle ore 18 ad Alassio presso la ex Chiesa Anglicana una mostra antologica (ricca anche di documenti e filmati) di Emilio Scanavino (fino al 29 ottobre, catalogo in mostra edito da Delfino&Enrile Editore), protagonista ligure dellla storia dell’arte italiana, figura centrale dell’arte informale del dopoguerra. La mostra raccoglie opere di tutt l’arco produttivo di Scanavino: diversi grandi olii e acrilici; la prima acquaforte/acquatinta realizzata (tra le rarissime eseguite); molti dei libri di poesia illustrati con sui disegni, tra cui anche Vision and Prayer di Dylan Thomas, La question S. di Alain Jouffray, La nuit est faite pour ouvrir les portes di E. Jaguer e Il groviglio di Guido Ballo, fotografie scattate da Scanavino di cui alcune con interventi autografi a biro, due poesie autografe, alcune lettere, alcuni filmati d’archivio, libri e cataloghi d’epoca.
Tramite questa mostra si vuole affrontare l’arte di uno dei massimi esponenti liguri dell’arte spazialista ed informale, ovvero di quella corrente artistica internazionale nata nel dopoguerra, teorizzata dal critico e artista Michel Tapie' e adottata con differenti accezioni da molti movimenti artistici nel mondo, dal Gutai giapponese al Gruppo Cobra, del quale la Liguria conserva preziose testimonianze. L’arte informale, con la sua negazione dell’arte accademica e figurativa, ha ben rispecchiato il momento difficile e traumatico vissuto da una generazione d’artisti di tutto il mondo. L’arte informale e' probabilmente il primo esperanto artistico, il primo linguaggio davvero condiviso da artisti di nazioni anche molto lontane. L'informale fu la ricerca di una forma altra. Michel Tapie' parlo' di "art autre", libera da schemi e strutture significanti: pura espressione di un Soggetto ormai liberato da ogni obbligo tematico, tecnico, realizzativo, materico. Da Pollock e de Kooning in America a Fautrier e Burri in Francia e Italia, l’informale si caratterizza per alcuni tratti comuni a tutte le correnti diverse. L’informale e': un’arte a-segnica e a-semantica, irriducibile a immagini di oggetti ed espressione del mondo fenomenico e psichico. E' anche un’arte materica che ha nel colore una consistenza tangibile e corporea. Il tempo reale, l’accadere dell’esperienza viene registrato dal gesto spontaneo dell’artista, dalla sua vita psichica senza regole e schemi.
L’arte informale e' un momento di grande liberazione dell’arte dalle pastoie dell’accademia. Mette in moto forze primordiali, come le paste materiche, gesti veloci e violenti, segni confusi e diabolici. Concretizzazione di un fare che afferma l’esistenza senza il bisogno di progetti dimostrativi o di riduzioni ideologiche della realta'. Riflesso di un malessere, angoscia, affanno di chi stava uscendo dagli orrori di una guerra mondiale e presentiva le inquietudini della nascente era atomica.
L’ARTISTA
Emilio Scanavino nasce a Genova il 28 febbraio del 1922. Il padre Sebastiano e' teosofo e la madre, Maria Felicina Sterla, e' fervente cattolica. Queste due culture determineranno in seguito il conflitto interiore, che caratterizza la personalita' e l’espressione dell’artista.
Nel 1947 Scanavino si reca per la prima volta a Parigi dove soggiorna qualche tempo e, accanto ai critici, incontra i poeti e gli artisti, Edouard Jaguer, Wols, Camille Bryen. L’esperienza parigina si rivelera' fondamentale nel suo percorso stilistico, in particolare per gli echi del postcubismo che assimila e interpreta in chiave personale fin dal 1948, quando espone alla Galleria l’Isola di Genova. Alle suggestioni della lezione di Picasso verso la fine del decennio Scanavino avverte anche l’influenza delle contemporanee esperienze astratte.
Nel 1950 alla XXV Biennale di Venezia espone Soliloquio musicale e suscita l’attenzione della critica. Nello stesso anno riceve ex aequo il Primo Premio alla V Mostra regionale genovese. Si dedica completamente alla pittura, affermandosi da questo momento in avanti nell’ambito dell’arte contemporanea internazionale.
Nel 1951 s’inaugura una mostra personale alla Apollinaire Gallery di Londra. Conosce Philip Martin, Eduardo Paolozzi e Francis Bacon: le opere di quest’ultimo in particolare lasciano in Scanavino un segno profondo. Ad Albisola, in Liguria, frequenta il laboratorio di ceramica di Tullio d’Albisola, dove incontra e stringe amicizia con Fontana, Dangelo, Baj, Dova, Crippa, Jorn, Appel, Corneille del gruppo Cobra, Matta, Lam. Accanto agli artisti incontra e frequenta Jaguer e Verdet, che Scanavino ha gia' conosciuto a Parigi dove continua a tornare anche per brevi viaggi fino al 1958. In questo periodo incontra e conosce anche Carlo Cardazzo, destinato a diventare nel giro di poco tempo il suo attento e lungimirante mercante.
Nel 1952 e' titolare della cattedra di disegno e figura presso il Liceo Artistico di Genova. Il critico Guido Ballo e i galleristi Le Noci, Schwarz e Gastaldelli si interessano alla sua ricerca.
Nel 1953 gravita intorno al gruppo milanese degli spazialisti, che ha come punto di riferimento la Galleria del Naviglio, senza mai aderire ufficialmente agli intenti del movimento, e sara' inserito nel volume di Giampiero Giani Spazialismo: origini e sviluppi di una tendenza artistica, pubblicato nel 1956.
Nel 1954 Scanavino e' nuovamente invitato a esporre alla XXVII Biennale di Venezia, partecipa al primo degli Incontri Internazionali della ceramica, organizzati ad Albisola da Jorn.
E' in questi anni, piu' precisamente nel 1957, che avviene l’incontro anche con un giovane critico, che sara' uno degli studiosi dell’Informale italiano ed Europeo, Enrico Crispolti, con cui Scanavino terra' un importante carteggio (cfr. R. Ferrario, Scanavino/Crispolti. Carteggio 1957-1970, Silvana Editoriale, 2006). Dal carteggio emergono l’attualita' della poetica del segno e della materia di Scanavino e il confronto del suo linguaggio pittorico con l’informale di matrice europea, in particolare con la lezione di Wols, Mathieue con le suggestioni di Bacon e di Paolozzi.
Nascono in questo periodo i primi Rituali e gli Alfabeti senza fine, i temi che ricorrono nella pittura di Scanavino: il segno si fa protagonista sulla tela di un racconto ritmato, di un tempo sospeso, di pieni e vuoti di presenze suggestive, evocate nell’ombra dello studio o nella natura di Calice Ligure, dove, alla fine degli anni Sessanta, Scanavino spostera' il suo studio per alcuni periodi dell’anno.
Nel 1957 Scanavino realizza anche il bassorilievo per il Genio Civile di Imperia, esempio del dialogo e della costante verifica che Scanavino attua fra pittura, scultura, ceramica e arti applicate e ravvisabile nella coeva produzione di oggetti in ceramica, vasi, formelle e nelle sculture (cfr. G.Graglia Scanavino, G.M. Accame, Scanavino. La scultura 1952-1980, Documenti dell’Archivio Scanavino, Edizioni Aspasia, Bologna, 2004)
Nel 1958 e' invitato alla XXIX Biennale di Venezia riceve il Premio Prampolini e al X Premio Lissone (Premio acquisto per l’Ecce Homo, 1956-1957). Si trasferisce con la famiglia a Milano e inizia un rapporto esclusivo con Cardazzo. Conosce Gianpiero Giani, Gillo Dorfles, Roberto Sanesi, Franco Russoli e Alain Jouffroy.
Nel 1960 e' invitato alla XXX Biennale di Venezia con una sala personale. Vince il Premio Spoleto, il Premio Sassari, il Premio Valsesia e il Premio Lignano
Nel 1962 acquista una casa a Calice Ligure e la trasforma in atelier.
Nel 1963 riceve il Premio La Spezia.
Nel 1964 Scanavino e' invitato di nuovo alla XXXIII Biennale di Venezia con con una sala personale: vince il Premio Pininfarina.
Nel 1968 risiede a Calice Ligure, dove si stabiliscono molti altri artisti che formano intorno al maestro una piccola comunita'. Nel clima di ritorno alla figurazione Scanavino partecipa alla rassegna Possibilita' di Relazione (L’Attico, Roma, 1960) e le due edizioni di Alternative Attuali (L’Aquila, 1962-1965) con le quali Crispolti cerca di fare il punto sulla situazione di “superamento dell’informale" grazie a una oggettivazione delle forme.
Nel 1965 Scanavino espone alla Quadriennale e nel 1966 e' di nuovo protagonista alla Biennale di Venezia con una sala personale in cui espone grandi tele, accompagnate in catalogo da un saggio di Guido Ballo.
Nel 1970 riceve il Gran Premio alla Biennale di Mentone.
Nel 1971 si trasferisce per qualche tempo a Roma ed e' invitato alla Biennale di San Paolo del Brasile insieme con Alik Cavaliere: i due artisti realizzano l’opera-installazione Omaggio all’America Latina, un grande retablo in omaggio ai martiri per la liberta' dei popoli latinoamericani composto da nove pannelli di legno dipinti a olio con innesti di sculture in bronzo, argento e alluminio. I pannelli, suddivisi in 156 riquadri secondo l’iconografia degli alfabeti senza fine di Scanavino, riportano ognuno il nome di un martire per la liberta' misteriosamente scomparso e la cui documentazione anagrafica e' stata ritrovata da Cavaliere e Scanavino nei registri degli archivi dei consolati di San Paolo. L’opera venne censurata per il soggetto “di natura politica e quindi extra artistica"; tornato in Italia il “retablo" divento' simbolo di liberta', richiesto da istituzioni pubbliche, da galleristi e dagli studenti della Facolta' di Architettura dell’Universita' Statale di Milano per la manifestazione con Giorgio Gaber. Oggi - grazie al restauro del 2003 dovuto alla collaborazione tra i rispettivi archivi degli artisti e l’accademia di Belle Arti di Brera - l’opera e' esposta al Museo della Permanente di Milano.
Lungo gli anni Settanta Scanavino trascorre periodi sempre piu' lunghi nella sua casa di Calice Ligure; il suo segno si semplifica e si raccoglie in griglie o architetture geometriche, che preludono a una riflessione sull’oggettivazione della pittura.
Nel 1973 la Kunsthalle di Darmstadt gli dedica una vasta e approfondita antologica. La mostra, modificata in alcuni punti, e' itinerante in Italia, a Venezia a Palazzo Grassi e a Milano a Palazzo Reale.
Nel 1976 Scanavino alterna la sua attivita' artistica tra Parigi e l’Italia.
Tra il 1979 e il 1980 espone alla Galerie Matthias Fels di Parigi e a Palazzo Massari a Ferrara. Negli anni Ottanta partecipa alle mostre dedicate alla pittura degli anni Cinquanta e Settanta.
Tra il 1984 e il 1985 si svolge una sua mostra personale a Firenze al Palazzo dei Congressi e a Tours, presso il Chateau de Tours.
Muore a Milano il 28 novembre del 1986
Inaugurazione: sabato 30 settembre ore 18
Chiesa Anglicana
via Adelasia 10 - Alassio
Orari: da giovedi' a domenica; 15 - 19