Studio Ra Contemporary Art
Roma
via Bartolomeo Platina, 1/F
06 45495639
WEB
Raffaella Losapio
dal 2/10/2006 al 10/11/2006

Segnalato da

Stu dio Ra - arte contemporanea e video



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Raffaella Losapio



 
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2/10/2006

Raffaella Losapio

Studio Ra Contemporary Art, Roma

Dell’umano e dell’inumano. L'artista da anni lavora sulla figura dell’astronauta e, per riflesso, su quella dell’androide, sia attraverso la pittura digitale, sia attraverso l’utilizzo del video.


comunicato stampa

Dell’umano e dell’inumano

Raffaella Losapio da anni lavora sulla figura dell’astronauta e, per riflesso, su quella dell’androide, sia attraverso la pittura digitale, sia attraverso l’utilizzo del video.

L’astronauta assume nella pittura contemporanea la medesima funzione assolta nella tradizione iconografica dagli esseri alati: tramite tra il reale e il divino, tra la terra e il cielo, creatura dalla doppia natura terrestre e aerea. L’astronauta e' inoltre simbolo di un progresso tutto da fare, di un futuro che e' davvero domani.

Come un moderno Ulisse in cerca di nuovi approdi, il cosmonauta resta un eletto, capace di toccare le sponde di un altrove per i piu' irraggiungibile; forza il proprio corpo e sperimenta l’assenza di gravita', rendendosi estraneo alla meccanica dei movimenti e alla dicotomia, tutta terrena e prosaica, di leggerezza e pesantezza; sta chiuso entro bozzoli asettici, cullato dal liquido amniotico della tecnologia. Simboleggia la velocita' che permette di valicare i confini, la scienza che sfida la conoscenza. Diventa pertanto metafora dell’apertura e dell’incontro con un possibile altro, necessariamente non umano, a esplicitare potenzialmente la parte della fabula che, nel racconto del viaggio oltre la terra, immagina le altre forme di vita, ne pensa i suoni e le forme.

Per questo l’astronauta e' sempre solo. Il suo galleggiare nell’antro oscuro dell’universo o nell’algida culla della navicella spaziale lo priva di una componente emotiva e psichica affratellandolo agli androidi e ai manichini impersonali che ricorrono in altre opere di Raffaella Losapio.

L’immagine dell’uomo nello spazio e' reiterata, insistita con l’ausilio del mezzo digitale, strumento filologicamente appropriato al soggetto, che consente variazioni cromatiche, effetti speciali, declinazioni pittoriche: ecco quindi le rifrazioni, i viraggi, l’assenza di un perimetro certo, come a dire l’impossibilita' di mostrare chiaramente cio' che ancora non appartiene all’esperienza comune.

E quella che e' narrata e', tra le altre cose, una nuova versione della storia della conoscenza, con un uomo ancora assetato di sapere che esplora mondi e universi sconosciuti. Il tutto espresso con una tecnica che allude alle nuove forme di generazione della vita e alla creazione di esseri mutanti, al confine tra il biologico e il robotico, in grado di varcare i limiti oggi imposti alla consapevolezza (o imposti dalla consapevolezza).

Come in ogni altra metafora della conoscenza, anche qui la luce e' fondamentale: nel buio interplanetario o nella trasparenza diafana e sterilizzata della navicella spaziale, la luce investe i soggetti e li palesa. E' una luce epifanica, rivelatrice, moderna. E' la luce a dare la misura del limite, e a suggerire di superarlo. Nel segno del dialogo, del progresso, del futuro.
Stralcio del testo di Cinzia Bollino Bossi

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