Una quarantina di opere a olio su tela illustrano il percorso artistico dell'ultimo decennio lavorativo dell'artista. In mostra anche opere di piccolissimo formato (es. cm. 7X8 - 9X6 - 12x11) realizzate con matite dermografiche e penne biro tra il 1985 e il 1995, molte delle quali inedite.
Una quarantina di opere a olio su tela che illustrano il percorso artistico
dell'ultimo decennio lavorativo dell'artista.
In mostra anche opere di piccolissimo formato (es. cm. 7X8 - 9X6 - 12x11)
realizzate con matite dermografiche e penne biro tra il 1985 e il 1995, molte
delle quali inedite.
Parlando delle suo lavoro Domenico Gentile chiarisce il titolo della mostra: "ho
la sensazione di avere dipinto queste opere sulla mia pelle: sono tatuaggi
perché sono segni indelebili, testimonianza della mia fede nella pittura".
Paolo Bertelli e Paola Artoni, curatori dei testi in catalogo, affermano che i
"tatuaggi" di Gentile rappresentano una testimonianza d'amore per la pittura,
non solo in senso contemplativo, ma anche come visione attenta della
quotidianità così spesso inquietante. Un disagio esistenziale che si traduce
sulle tele in composizioni ora semplici, ora complesse, ma sempre caratterizzate
dall'attenzione al segno-disegno e dall'uso meditato del colore in una varietÃ
di temi che riesce ad accattivarsi l'occhio.
I due giovani studiosi mantovani ricostruiscono il singolare iter artistico di
Domenico Gentile proponendo una lettura chiara ed esauriente delle opere
dell'ultimo periodo. Si va così dal periodo iniziale delle certezze neorealiste
popolato da periferie urbane, paesaggi industriali, interni di fabbriche, alla
fase di mezzo ancora incentrata sulla civiltà del lavoro.
Ecco comparire allora
snodi ferroviari, marchingegni, fumi di fabbriche e tutto quanto identifica
l'area extraurbana. Composizioni affollate da forme usuali del vivere quotidiano
si addensano sulla tela fino a diventare ossessive nella loro reiterazione.
Mozziconi, bottoni, involucri di plastica testimoniano un atteggiamento di
denuncia, di rischio per quanto di negativo si identifica nell'attivitÃ
dell'uomo. Nel periodo ultimo, quello che include i tatuaggi in mostra, la
visione della realtà si addolcisce, si attenua pur senza dimenticare del tutto
gli aspetti negativi dell'esistenza.
E' questo lo scarto sensibile dalle fasi
precedenti che riporta una vena naturalistica nella tematica di Gentile.
Ricompare il cielo, l'orizzonte, persino i fiori a rappresentare timidamente, ma
apertamente la speranza di una possibile via di uscita dall'angusto vivere,
dall'effimero di ogni giorno.
Cenni biografici:
Domenico Gentile è nato a Salerno nel 1933 e ha compiuto le prime esperienze
pittoriche nell'ambito di gruppi intellettuali cittadini. Sono del 1948 i primi
acquarelli, seguiti dall'olio, dalla pittura en plein air rivolta al paesaggio
mediterraneo, fino allo sviluppo dell'astrazione. Negli anni successivi ha
incontrato e si è confrontato con culture e ambienti diversi: Roma, Firenze e la
Lombardia. Dalla metà degli anni '60 risiede a Mantova: attualmente vive e
lavora ad Asola nell'Alto Mantovano.
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue, con testi in italiano ed
inglese e con la riproduzione di opere realizzate da Domenico Gentile dal 1990
al 2000 (30 in bianco e nero e 36 in quadricromia).
Inaugurazione giovedì 3 maggio dalle ore 18.00
Orari
da lunedì a giovedì 10-18
venerdì e sabato 10.00-13.00
domenica chiuso
ingresso libero
Archivio di Stato, Palazzo del Senato, via Senato 10, Milano