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Nicola Maria Martino
dal 10/10/2006 al 27/10/2006

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Nicola Maria Martino



 
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10/10/2006

Nicola Maria Martino

Obraz, Milano

Pittura senza paura. Con formula tautologica, si puo' dire che tutta l'opera dell'artista concorre a formare un unico quadro, e che ogni quadro, a ben guardare, contiene tutti gli altri.


comunicato stampa

Pittura senza paura

Esiste una letteratura ormai sterminata, a proposito delle alterne sorti della pittura. Si tratta di un argomento che, seppur con andamento carsico, invariabilmente riemerge nel dibattito artistico. Da qualche tempo, pero', complice anche il proliferare di mostre tematiche che la riguardano, il barometro della pittura segna stabilmente bel tempo.

Cio' comporta forse il suo definitivo affrancamento da ogni ansia da prestazione, dal bisogno, insomma, di doversi giustificare? Pare di si'. Quello pittorico, infatti, e' tornato ad essere un linguaggio indipendente, emancipato da derivazioni, contrapposizioni, metamorfosi con foto, video, installazioni, ecc.

Dunque, la pittura e' viva. Certo, non e' una scoperta rivoluzionaria. Ma in tempi di allarmanti miopie storiche, e' bene ricordarselo. Allo stesso modo, bisogna riconoscere a Nicola Maria Martino una straordinaria coerenza e lungimiranza, nell’affermare l’autonomia della pittura. Non dimentichiamoci che il suo viaggio inizia nei primi anni Settanta. In tempi, cioe', di dilagante dogmatismo (il Concetto) e velleitario narcisismo (il Comportamento), quando - tra i giovani che lo praticavano - il dipingere era considerato attivita' da Carbonari.

Da allora, grazie ad una sostenuta perseveranza stilistica e alla tenuta dell’ispirazione, il percorso di Nicola Maria Martino si e' caratterizzato secondo una linea di assoluta compattezza, tanto che preferiamo parlare di Opus, piuttosto che di Corpus, nel commentarne le opere. Con formula tautologica, potremmo dire che tutta la sua opera concorre a formare un unico quadro, e che ogni quadro, a ben guardare, contiene tutti gli altri. Questo, in buona sostanza, perche' sappiamo (e lui con noi) che ogni viaggio e' illusorio; rappresenta in realta' un’esplorazione interiore, limitata al nostro immaginario. E anche i dipinti di Martino, alla fine, sono un esercizio autobiografico travestito da racconto morale. Potremmo definirlo, volendo, un esempio di “realismo soggettivo".

L’istanza creativa degli esordi, negli anni si e' andata progressivamente affinando, fino a raggiungere lo stadio, attualmente, di un personale astrattismo “costruttivo". Oggi la pittura di Nicola Maria Martino e' essenzialmente impostata sull’emozione della forma-colore. I dipinti appaiono come campi di forze in tensione, architetture fondate su una spazialita' aperta, corroborata da una geometria onirica, aleatoria. Ne risulta una sintesi di rappresentazione e decorazione, di simbolo e corporeita', di plasticita', linea, colore. E il cromatismo - sontuoso, pieno, sonoro - procede per addizioni; ogni colore sostiene, rilancia, accentua gli altri in uno smagliante continuum sensoriale.

Tra i soggetti, ritornano le tematiche care all’autore. Troviamo la persistenza del mito e la simbologia del ritorno, l’allusione colta, preferibilmente classicista, e il languore melanconico dei pomeriggi estivi. Ma, per quanto avvolto da un epitelio brillante, troneggia una sorta di spleen mediterraneo, il senso struggente di una nostalgia adulta, priva di illusioni.

Tuttavia, la preferenza accordata ad un determinato repertorio non ne attesta, necessariamente, l’eccellenza. Si tratta di una scelta che non risponde ad esigenze snobistiche di elezione, di esclusivita'. Non parlerei neppure di figurazioni archetipiche. Come Morandi, piuttosto, Nicola Maria Martino attinge ad un campionario limitato di articoli familiari, non problematici. Perche' il soggetto non deve opporre resistenza, l’attrito contenutistico si deve ridurre al minimo per lasciare libero corso alla pittura. L’essere-nel-mondo di un soggetto, pertanto, nel suo caso e' funzionale alla verifica della grammatica pittorica, della sua solidita' strutturale. Le opere di Martino manifestano un’intuizione sintetica del mondo, non una sua analisi fenomenologia. E l’idea di pittura che ne emerge, e' quella che le assegna il ruolo di progetto mentale, prima ancora che di attivita' tecnica.

D’altro canto, Nicola Maria Martino travasa nei suoi quadri una cultura cosmopolita e nutrita di interessi enciclopedici. Vi si mescolano storia e poesia, vocazione didattica e manualita', arte e frequentazioni internazionali. Ed e' proprio qui, fra i to'poi della letteratura e i padri nobili della pittura (Klee, Matisse, Licini e, appunto, Morandi), che nasce quel suo personale schema figurativo, che si diceva basato sulla rigorosa selezione del “motivo".
Da questa attitudine nascono forme di bellezza cosmica, e non fisica. In alcuni passaggi, addirittura, quando il dettato si scioglie in una lingua vellutata e canora, si raggiunge una dimensione incantata, ultraterrena ma non trascendente. Alieno da derive mistiche o tentazioni universalistiche, Nicola Maria Martino presidia orgogliosamente il baluardo della pittura per affermarne la necessita' storica.

Se vogliamo, e' anche una petizione libertaria. Un atto di accusa verso il dilagare della volgarita', della logica della menzogna e dell’opportunismo, soprattutto in ambito artistico. Ma preferiamo immaginare Nicola Maria Martino come un flaneur che si aggira fra le macerie di una cultura quasi estinta, quella della limpida intelligenza madre della bellezza e della parola che la descrive. Un osservatore disilluso, infine, che registra, a futura memoria e monito, la topografia di una civilta' in procinto di scomparire. Senza offrire ricette salvifiche, ma con estenuata, sofferta eleganza. Maurizio Coccia

Da un idea di Davide Bramante

Inaugurazione: mercoledi' 11 ottobre ore 19

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Vicolo Lavandai 4 - Milano

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