"Aghim Muka lavora sulla memoria e sull’oblio. Aghim lavora sulla memoria del nostro passato e del nostro futuro, sulla memoria rimossa dei nostri decenni gia' passati e di quelli ancora da passare" (Alessandro Riva).
Aghim Muka, o della memoria e dell’oblio
Alessandro Riva
Aghim Muka lavora sulla memoria e sull’oblio. Aghim lavora sulla memoria del
nostro passato e del nostro futuro, sulla memoria rimossa dei nostri decenni
gia' passati e di quelli ancora da passare, sulle infinite poverta' che ci
siamo lasciati alle spalle soltanto un paio di generazioni fa, e che alle
volte vorremmo fingere di non aver mai nemmemo conosciuto, ma che poi
tornano a galla, inaspettatamente, contro ogni nostro desiderio, come un
ricordo remoto pronto sempre a riaffiorare dal nostro inconscio collettivo;
e' la memoria delle cose semplici e delle cose che rimangono, dei materiali e
dei colori di cui e' fatta la nostra vita quotidiana, la memoria della paglia
d’un fienile di una remota campagna di chissa' quale infanzia, la memoria dei
fiammiferi bagnati d’una cucina economica vista una volta nella nostra
giovinezza o in quella di un amico ormai scomparso, e' la memoria dei legni
trovati un giorno su una spiaggia, e della farina che scivola via bianca dal
piano inclinato di chissa' che tavolo di legno, la memoria dei segni
elementari imprigionati chissa' come in qualche anfratto della nostra retina.
Aghim Muka scava nell’inconscio della nostra visione e nel profondo
dell’alba di ogni mondo, Aghim scava nel mistero di ogni femmina e
nell’odore forte della carne e del sesso appena consumato, tuffa le mani nel
segno forte di un graffito di chissa' quale eta' del bronzo su una parete
scrostata dal tempo lungo della nostra ansia collettiva, scava nel dolore di
un ricordo mai sopito, nell’urlo notturno che ci sveglia a volte senza saper
da dove viene, per scoprire poi che non viene da nessuna parte, perche'
quell’urlo siamo noi. Aghim gioca coi segni e mescola le carte del nostro
immaginario segnico, mette in campo le forze gravitazionali di una donna
ferma ad ascoltare, di un uomo perso nella sua incertezza esistenziale, di
una discussione persa nell’oblio di tanto tempo fa, di una passione mai
sopita, di una richiesta semplice ed elementare, che ci coglie
all’improvviso e ci fa impazzire di gioia e di dolore - una richiesta
d’amore.
Aghim ascolta, segna, graffia, parla coi segni e con le mani, Aghim mette in
bell’ordine le piante su un davanzale che non e' mai stato costruito, Aghim
sogna una donna e la mette al centro del suo mondo, Aghim lavora sulla forza
della memoria e sul suo carattere fatalmente ambiguo, poiche' la memoria e' un
paradosso, e' un sogno, e' un’illusione, e cio' che un giorno lontano abbiamo
visto si puo' perdere nel vago limbo delle cose mai successe, e cio' che
invece non abbiamo mai vissuto puo' prender forza e consistenza fino a
diventare, ora piu' che mai, reale.
Aghim dipinge case, alberi, teste di donna e corpi nudi; Aghim costruisce
tane, case, nidi, piccoli feticci e pappagalli dei ricordi; Aghim ricorda
una ragazza con la sua bottiglia e la dipinge, Aghim mescola ricordi, sogni,
desideri, camomille, foglie di legno e lo scarico d’un gabinetto; Aghim
gioca coi ricordi come un bambino con la sua fionda, e ogni ricordo e' un
sasso che si moltiplica e produce altri ricordi, veri, falsi, o verosimili,
e le mille parole che non ci siamo dette, o che forse abbiamo cantato in una
lontana notte senza luna tornando a casa in bicicletta, quelle parole si
perdono lontano e volano via, ma qualcuna di loro rimane appiccicata sulla
tela, e forma un quadro.
Aghim e' paglia, legno, e un fiore, una farfalla, un mestolo, e una fila di
piccoli ombrelloni sulla spiaggia, e un altare laico la cui luce sboccia
inaspettata da dietro uno strappo o un taglio della tela. Aghim sogna un
pavone, una donna, un pendolo, un’alba sull’oriente che non cambia mai, e
poi un cuore rosso dentro il petto, che batte e batte come un muscolo che
non si placa mai, e anche quel cuore adesso siamo noi. Aghim raccoglie una
spiga e la lancia per aria, Aghim sogna la donna dei suoi sogni, che a sua
volta sogna lui, Aghim e' acqua, terra, fuoco, e' una lingua sconosciuta
nell’alba di ogni mondo, e' fuoco e carne, e' sangue, e' un cavallo che procede
cauto ed elegante, e' un vaso arrotondato, e' carta, e' seta, e' il volto di un
bambino addormentato, e' la stirpe dei guerrieri che non son mai disarmati,
Aghim e' una mano che si leva al cielo e prega gli de'i di tutti i tempi,
Aghim e' Adamo il primo uomo, e la sua musa e' Eva.
Aghim e' la pubblicita' di una rivista patinata e una forchetta arrugginita, e'
carta di giornale, e' tessuto arrotolato, e' un cassetto di cucina
impolverato, e' l’alba su Milano e la luna che sorride da chissa' quale est
d’Europa. Aghim e' un idolo imbronciato, un materasso insanguinato, l’orma di
un piede che non si e' mai fermato, Aghim e' fiori e morte, una pubblicita' e
un dolore forte, un sogno che e' svanito e un ricordo imbizzarrito.
Aghim e' una foresta di segni e la gioia del colore, e' gli de'i del nostro
inconscio, e' sasso e aria e un filo nero che corre lungo il quadro, e' le
frange di un tappeto arrotolato, e' lingua, alito, sudore, e' una pianta di
cotone, e' un sasso al posto della vulva che ci guarda con scherno e con
durezza, Aghim e' la dea dentro la donna, e' il sogno che c’e' in noi, e che
non vuole addormentarsi mai e mai.
Note biografiche
Nato a Fieri (Albania) nel 1965, dal 1995 vive e lavora a Milano.
Le sue mostre personali hanno luogo principalmente nel capoluogo lombardo.
Ricordiamo le piu' significative: nel 2005 con “Latte di Rondine" a cura di
Gianluca Marziani, e' alla Miniaci Art Gallery. L’anno precedente la Galleria
Movimento Arte Contemporanea presenta “Fuori e dentro" (catalogo con testo
di Philippe Daverio) e la Galleria del Barcon inaugura “Battiti".
Nel 2002 Muka espone alla Galleria Borderline di Vigevano (catalogo con
testo di Carmelo Strano), ad Albissola Marina con “Rumori di vita" e
nuovamente a Milano con “Non ci faremo piu' male" a cura di Ermanno Krumm,
alla Galleria Segrete di Bocca.
Le esposizioni collettive lo portano al di fuori dei confini italiani: nel
2005 e' prima in Austria per il V Simposio Internazionale di Artisti Europei,
poi in Olanda con "Be Vrij Ding/Lib A Ration" World Art Delft, e infine a
Lugano per il “Concorso Internazionale Aleksander Moisiu".
Nell’ultimo anno partecipa alla collettiva “Ten days of Italian Art" con la
Miniaci Art Gallery ad Hong Kong, alla Biennale di Londra in Arcadia, presso
The Stables Gallery, Inghilterra, a "Het Licht op Saskia", World Art Delft,
Olanda, poi a Simposi Internazionali a Tenerife ed Essen, Germania.
Nel 2006 e' invitato da Philippe Daverio, a partecipare alla “LVII Edizione
del Premio Michetti: Laboratorio Italia", Francavilla al Mare (CH), nella
sezione Bizantini.
Sempre nel 2006, viene segnalato dalla giuria del Premio “Iconarts,
Internazionale delle arti contemporanee" organizzato dall’Associazione
Culturale Arteam di Albissola Marina e selezionato per la sezione a libera
partecipazione del “ Premio Suzzara 2006 - 45' edizione"
Nel 2004 viene insignito del Primo Premio per il disegno Giovanni Segantini
e del Terzo Premio Vogogna in Arte.
Nello stesso anno partecipa, su invito di Ermanno Krumm, alla VI edizione
Premio Nazionale Citta' di Monza presso il Serrone della Villa Reale.
Nel 2001 riceve la segnalazione per il 41' Premio Suzzara a libera
partecipazione a cura di Martina Corgnati.
Nel 2005 il Comune di Albissola Marina acquisisce l’opera Puzzle world per
il Museo di Arte Contemporanea di Albissola (Savona), e un’altra sua opera
entra a far parte del fondo del Casoria International Contemporary Art
Museum, Napoli.
12 Ottobre 2006: Dalle Ore 11.00 Fino Alle 22.00
Inaugurazione: Ore 19.00
Miniaci Art Gallery
via Brera 3 - Milano
Orari: Tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00