Accademia d'Ungheria
Roma
via Giulia, 1 (Palazzo Falconieri)
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Karoly Chocol
dal 16/10/2006 al 15/11/2006
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Segnalato da

Dani Vescovi



approfondimenti

Karoly Chocol



 
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16/10/2006

Karoly Chocol

Accademia d'Ungheria, Roma

Scatti di rivoluzione. Cinquantasei scatti realizzati in periodi differenti da uno dei maestri della fotografia ungherese, accostati concettualmente per stimolare la riflessione e il dibattito su un episodio che ha modificato la storia d’Europa: la Rivoluzione Ungherese.


comunicato stampa

Scatti di rivoluzione

E’ trascorso mezzo secolo da uno degli eventi che hanno cambiato l’Europa, la rivoluzione ungherese del 1956. Una ribellione soffocata sul nascere, che ha paralizzato per oltre trent’anni gli slanci di liberta' di una nazione, ma che ha lasciato un segno indelebile nella storia del ‘900, ispirando la primavera di Praga, il Solidarność, la caduta del muro di Berlino, i grandi accadimenti che hanno contribuito allo sviluppo e all’evoluzione di una coscienza europea.

In concomitanza con il ciclo di manifestazioni che in queste settimane si svolge in Ungheria, Roma celebra il cinquantenario della rivoluzione ungherese con un carnet di appuntamenti in cui si inserisce la mostra fotografica “ 56 Immagini" di Karoly Chochol, allestita nel Piano Nobile dell’Accademia d’Ungheria.

56 scatti realizzati in periodi differenti da uno dei maestri della fotografia ungherese, accostati concettualmente per stimolare la riflessione e il dibattito su un episodio che ha modificato la storia d’Europa: quale significato attribuire oggi alla rivoluzione del ’56? qual e' l’approccio delle nuove generazioni? Emozione, senso critico, indifferenza?

Prima, durante e dopo la rivoluzione: le fotografie prese tra il 1950 e il 1956, raccontano di anni in cui poverta', malattie, difficolta' abitative, disoccupazione e sfruttamento dei lavoratori opprimevano un popolo, fertilizzando il terreno da cui si sviluppera' l’impeto di ribellione. Le immagini scattate nel pieno dell’insurrezione nonostante tradiscano la circospezione dell’autore, giustificata dal rischio connaturato alla sua professione, ritraggono una Budapest che per pochi giorni ha respirato, non senza sofferenza e gravi perdite, l’atmosfera della liberta' e dell’innovazione.

Armi e oggetti ordinari, precarieta' e quotidiano talvolta convivono nelle inquadrature clandestine di Chochol, nascoste per decenni e solo negli ultimi anni mostrate al pubblico internazionale.

Completano lo scenario le fotografie realizzate da Chocol dopo il cambio del regime, negli stessi luoghi rappresentati negli scatti del ’56, con l’obiettivo di stabilire se e in quale misura si e' registrato un mutamento politico e sociale nell’Ungheria che si affaccia al terzo millennio. Prevale il senso della sconfitta di un popolo che ha tentato invano di ribellarsi all’egemonia comunista, o il convincimento che il sacrificio di migliaia di uomini e donne, contadini, operai, intellettuali, rasi al suolo dai carri armati sovietici, abbia prodotto una nuova consapevolezza? In ogni fotografia Chochol sembra porre questa domanda a chi osserva, e il dibattito che ne puo' derivare e' gia' sintomo di progresso.

Accademia di Ungheria
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