Apre al pubblico l'antologica di opere degli anni '30 composta da prestiti, provenienti da istituzioni pubbliche italiane e da collezioni private, che consentono un'inedito percorso espositivo: alla Permanente sono presentate le due grandi pietre di Finale che hanno per tema La Sete. Alla Fondazione Stelline protagonista e' la statuaria monumentale, sono in mostra l'Annunciazione delle Civiche Raccolte d'Arte di Milano, e l'Ercole di proprieta' della Regione Valle d'Aosta.
Antologica
Alla Permanente, le due sculture sul tema de La Sete, finora mai esposte insieme,
provenienti dalle Civiche Raccolte d’Arte di Milano e dalla GNAM di Roma.
Alla Fondazione Stelline, l’Annunciazione delle Civiche Raccolte d’Arte di
Milano e l’Ercole della Regione Valle d’Aosta.
Si preannuncia come un’occasione assolutamente straordinaria per conoscere
l’arte di Arturo Martini l’antologica che si terra' a Milano, al Museo della
Permanente e alla Fondazione Stelline, dall’8 novembre 2006 al 4 febbraio 2007 e
successivamente alla GNAM di Roma dal 25 febbraio al 13 maggio 2007.
Prestigiosi prestiti, provenienti da istituzioni pubbliche italiane e da esclusive e
inarrivabili collezioni private, arricchiscono il progetto espositivo, consentendo
anche un’inedita sequenza di opere, finora mai esposte accostate: alla Permanente
verranno presentate le due grandi pietre di Finale che hanno per tema La Sete,
realizzate dall’artista trevigiano, fra il 1933 e il 1936, conservate ora nelle
Civiche Raccolte d’Arte di Milano e alla GNAM di Roma, che rappresentano un ideale
collegamento con la Pinacoteca di Brera, dove e' conservato Il Bevitore, una
terracotta da stampo del 1928.
Inoltre, alla Fondazione Stelline, dove protagonista e' l’aspetto della statuaria
monumentale di Martini, verranno esposte l’Annunciazione delle Civiche Raccolte
d’Arte di Milano, e l’Ercole di proprieta' della Regione Valle d’Aosta.
Per il tema de La Sete, Arturo Martini trasse ispirazione da una visita agli scavi
archeologici di Pompei nel novembre 1931, dove resto' fortemente impressionato dai
calchi in gesso ricavati dalle impronte delle vittime dell’eruzione. Al ritorno
dal viaggio, nel 1932, Martini realizza i primi bozzetti della Sete, impostati sul
motivo della figura bocconi, che aveva gia' affrontato nella Lupa Ferita e che ora
disegnare in posizione quasi prona. In questa scultura, una donna, con una creatura
aggrappata al fianco, si e' gettata a terra per abbeverarsi a una fonte d’acqua
naturale o meglio, metaforicamente, all’acqua della vita e della conoscenza. Nel
1934 Martini realizza la versione definitiva dell’opera.
Rispetto a questo esemplare, La Sete della GNAM di Roma (conosciuta anche come
L’uomo che beve o Il Bevitore), ultimata nel 1936 ma la cui idea risale al 1933,
e' piu' drammatica. La sete qui non e' una condizione fisica, ma esistenziale, e
l’acqua verso cui la figura si protende non e' un elemento naturale, ma
metaforico: evoca non solo cio' che l’acqua tradizionalmente puo' simboleggiare,
ma ogni ideale dell’uomo. Martini non sottolinea solo il desiderio, ma soprattutto
la sofferenza che spinge alla ricerca.
Nel panorama della scultura italiana contemporanea nessuna opera, a questa data, da'
un’interpretazione cosi' espressionista della figura umana: una caratteristica
poco rilevata all’epoca, sia perche' erano note le liberta' formali
dell’artista, sia perche' il paragone con i calchi pompeiani, che apparve subito
evidente, fini' per neutralizzarne la sconvolgente originalita'.
L’Annunciazione, esposta alla Fondazione Stelline, venne presentata per la prima
volta sul piazzale dell’Arte della Triennale di Milano nel 1933. L’iconografia
e' caratterizzata da una forza dirompente, con l’arcangelo Gabriele, che ha le
sembianze e la veste corta di un fanciullo ‘mantegnesco’, che si rovescia sul
corpo della Madonna. Si assiste cosi' non a un dialogo statico fra l’Annunziata e
l’Annunziante, come in tutte le rappresentazioni canoniche del soggetto, ma a un
movimento concitato: il messaggero divino irrompe nella scena, segnando con la mano
il grembo di Maria; la Vergine alza le braccia di fronte all’evento straordinario
e quasi fonde in se' l’angelo diventando l’unica protagonista della
composizione.
Anche l’Ercole fu esibito al pubblico per la prima volta alla Triennale di Milano,
ma nell’edizione successiva del 1936. L’opera monumentale, dal titolo Anno XIV.
Il leone di Giuda intendeva celebrare la vittoria italiana nella guerra d’Africa;
il fascismo, ovvero Ercole, schiacciava il leone di Giuda, simbolo dell’Abissinia.
Del monumentale bronzo andato perduto, rimane un bozzetto e la monumentale versione
frammentaria che viene esposta alla Fondazione Stelline, con il solo Ercole, privo
delle braccia. Cosi' isolata, la figura rivela ancor piu' esplicitamente il suo
arcaismo: Martini guarda all’arte ellenistica ed etrusca senza rifarsi a nessun
modello preciso, ma evocando soprattutto una lontananza mitica
L’artista, tuttavia, considerava il frammento un’opera finita, tanto che
l’aveva inviato alla Biennale di Venezia del 1936, e lo ritiro' solo per la
reazione negativa di Maraini, segretario della rassegna.
Ufficio Stampa: ufficiostampa@clponline.it
Immagine: La pisana, 1928, pietra di Vicenza, cm. 142,5x73x57,coll. privata
Inaugurazione: Martedi' 7 novembre 2006, ore 18.30
Sedi:
Fondazione Stelline
corso Magenta 61 - Milano
Museo della Permanente
via Turati 34 - Milano
Orari: martedi' - domenica 10/20; giovedi' 10/22 (lunedi' chiuso)
Ingresso: € 8,00; ridotto € 6,00
Prenotazioni visite guidate per gruppi e scolaresche a Milano:
Opera d’Arte
tel. 02.45487395; fax 02.45487401
info@operadartemilano.it