Fondazione Marconi
Milano
via Tadino, 15
02 29419232 FAX 02 29417278
WEB
Aldo Spoldi
dal 13/11/2006 al 26/1/2007
da martedi' a sabato, ore 10,30- 12,30 e 15,30-19

Segnalato da

Cristina Pariset



approfondimenti

Aldo Spoldi



 
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13/11/2006

Aldo Spoldi

Fondazione Marconi, Milano

La tromba delle scale. L'opera si snoda per i quattro piani dello spazio, a partire dall'autoritratto nel sotterraneo, fino agli studi all’ acquarello di personaggi appartenenti al suo universo personale.


comunicato stampa

La tromba delle scale

Un’opera che si snoda per i quattro piani dello spazio di via Tadino 15, l’autoritratto del pittore dal sotterraneo al secondo piano lungo la tromba delle scale e che Spoldi mirabilmente descrive nel testo che segue :

“Da molti anni sono solito salire e scendere la scala della galleria Marconi che dal basso, dallo scantinato, porta all’alto, agli uffici, e viceversa. Da sempre ho avuto la sensazione, salendo, di passare dall’oscuro ventre, dalla tenebrosa pancia della terra all’altezza e luminosita' del settimo cielo e scendendo mi e' parso di lasciare alle spalle il chiarore del giorno laborioso per precipitare nel buio dormente della notte.

Dopo aver dipinto i 9 quadri collocati nella scala della nave Costa Concordia mi e' apparsa all’improvviso l’idea di attraversare con un unico grande quadro di 16 metri di altezza soffitti e pavimenti dei quattro piani della Fondazione Marconi. Guadare con un unico dipinto all’acqua i bordi dei pavimenti e dei soffitti mi e' sembrata un’avventura degna di essere rappresentata. E cosi' ho fatto: ho dipinto tutta la tromba.

Questa e' un’opera spietata, al limite! Infatti salta tutti i bordi, i confini, i piani. E' sempre al di la' di cio' che si vede.

Per progettare questo quadro non ho guardato, come ero solito fare in passato, le ultime tendenze dell’arte contemporanea, ma ho voluto sfidare le piu' grandi imprese decorative di tutti i tempi ( la camera degli sposi a Mantova, le stanze vaticane di Raffaello, i mosaici Ravennati, l’Angelico San Marco, Goya alla Quinta del Sordo…). Si! Questa pittura e' tutto l’opposto del “nudo che scende le scale" di Duchamp. Qui salire e scendere e' la stessa cosa, fan parte dello stesso ciclo: il ciclo dell’eterno ritorno. Salendo e scendendo e attraversando il giorno (piano terra, primo piano) si ritorna dalle stelle notturne (nel soffitto) alle stelle (nella grotta del sottosuolo).

Cio' che mi affascina di questo lavoro e' il fatto che non si potra' mai vederlo per intero! Sia salendo che scendendo se ne vedra' solo un frammento: e' una bella provocazione per la pura visibilita'!

Certo non lo si potra' vedere nella sua interezza con gli occhi ma lo si puo' vedere con la mente. Teoricamente, idealmente e' possibile vederlo. Non e' un caso che il termine teoria ed idea hanno la loro radice etimologica nel vedere. Arte e filosofia da sempre si sono alleate nella visione ed entrambe vedono cose da matti. Da sempre cio' che si vede e' bilanciato sul ring da cio' che si pensa.

Il grande quadro rappresenta l’autore della pittura: il pittore. Il titolo autoritratto non sta a significare che il quadro rappresenta il mio autoritratto, ma il quadro vuol dar voce agli autori, ai pittori di tutti i tempi. Chi meglio di Zeusi, il pittore che e' morto dal ridere, puo' rappresentare tala plurale identita'?

Guardando i quadri del passato e del presente mi e' sempre piacevolmente apparso davanti all’opera d’arte il fantasma del pittore al lavoro che con tavolozza e pennelli dava il meglio di se' per dipingere una bella pittura.

Quando una pinacoteca e' chiusa al pubblico e' abitata da centinai di artisti virtuali. Sono i fantasmi degli autori dell’opera. Forse non e' l’arte che e' eterna…sono gli artisti che sono eterni! La tromba delle scale e' dedicata agli immortali: agli artisti, a Dracula, a Zeusi, a Dio, al diavolo, ad Apelle…

Guardate Apelle! Apelle e' l’artista per eccellenza, eppure nessun’opera e' pervenuta fino a noi. Di lui si dice, si narra, ma la sua opera non la si puo' vedere. Apelle e i suoi quadri sono fantasmi che eludono la pura visibilita' ma si mostrano agli occhi del pensiero.

Ogni opera, i grandi momenti della civilta' figurativa, tutti i cicli e complessi di opere, non solo inquadrano il tempo storico chiarendone i motivi e significati ma danno vita al proliferare dei fantasmi e degli autori: fantasia e fantasma sono quasi la stessa cosa. In questo senso l’arte di ogni tempo e popolo e' quasi sempre un’autoritratto dell’artista che e' l’autore delle sue finzioni. “

Al primo e al secondo piano saranno esposti una galleria di studi all’ acquarello di personaggi dell’universo di Spoldi.

Aldo Spoldi e' nato a Crema nel 1950. Nel corso degli anni settanta si accosta al teatro e alle arti visive, partecipando a diverse collettive milanesi. Dopo le prime personali nel 1978 da Cannaviello a Milano e a Roma e da Luciano Inga Pin alla Galleria Diaframma di Milano, nel 1979 prende parte alla mostra “Il nuovo contesto" ordinata da Caroli allo Studio Marconi. In questa fase il suo lavoro si situa sulla linea del superamento del concettualismo, con una pittura animata da una sottile ironia, densa di riferimenti letterari ma alleggerita da toni giocosi e apparentemente infantili. Nei primi anni ottanta partecipa alle principali rassegne che tratteggiano il nuovo corso della produzione artistica contemporanea: nel 1980 Barilli, Daolio e Alinovi lo invitano a “Dieci anni dopo: i nuovi-nuovi", che si tiene alla Galleria d’Arte Moderna di Bolgona, e a “The Italian Wave", presentata al Holly Solomon Gallery di New York; Caroli lo inserisce in “Nuova immagine" alla Triennale di Milano; nello stesso anno l’artista espone ancora a “Genealogia: derivazioni, deviazioni" allo Studio Marconi, dove ha una personale l’anno seguente. Dopo la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1982 espone alla Hayward Gallery di Londra nell’ambito di un’ampia rassegna sull’arte italiana degli ultimi vent’anni. Sempre piu' incline ad una rivisitazione dei grandi capolavori della letteratura europea, presenta opere come Enrico il verde e Bel Ami nella grande mostra “Anniottanta", che si tiene nel 1985 a Bologna, Imola, Ravenna e Rimini. Nel 1994 per lo Studio Marconi realizza una delle sue opere piu' importanti: Il museo degli umoristi (vedi catalogo ed. Marconi). In questa sede realizza un’opera di 36mx2,80m. Si tratta di una grossa impresa e' il progetto di un nuovo museo. E' il tentativo di ribaltare Duchamp: la' dove arriva l’opera arriva il museo. Nell’opera una moltitudine di figure racconta le piu' svariate storie in uno spettacolo pittorico che sembra non concludersi mai. La sua attivita' espositiva e' ancora molto intensa nel decennio seguente (1995, “Milano anni novanta", Refettorio delle Stelline, Milano; 1996, Quadriennale di Roma; 1998, “La citazione", Belluno e Cortina d’Ampezzo).

Immagine: Aldo Spoldi "Il giro del mondo in 80 giorni" 1979, pastello 55,1 x 106,3 in. / 140 x 270 cm.

Inaugurazione 14 novembre 2006

Fondazione Marconi
via Tadino, 15 - Milano

Ingresso gratuito

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